«La parola Estriver ha una derivazione francofona e protogermanica e significa “litigioso”, il che ben descrive il carattere dei singoli membri della band che, pur discutendo per ogni cosa, mantengono salda la rotta da ormai dieci anni». La metal band triestina Estriver pubblica l’album di esordio “Outcry” per l’etichetta WormHoleDeath, già disponibile sulle piattaforme digitali e dal 28 gennaio anche in formato cd jewel box, in tutto il mondo. Il gruppo nasce come un’evoluzione naturale dei Bluerose: «Volevamo dare una marcia in più al progetto. Inserire il cantante Piero Pattay (Fist of Rage, Purple Night, Arthur Falcone), con la sua grande esperienza e capacità interpretativa, ci ha dato la possibilità di creare un album differente». Una voce davvero potente, quella di Pattay, a cui si uniscono gli ex Bluerose Guido Lucchese al basso, Giuliano Soranno e Riccardo Scaramelli alle chitarre, Cristiano Primosi alla batteria. «Ognuno – spiega Lucchese – ha apportato il proprio contributo a livello sia compositivo sia di arrangiamento. Per questa ragione abbiamo pensato che aveva più senso ripartire da zero, scegliendo un nome nuovo, pur mantenendo salde le connessioni con i Bluerose». E infatti “Outcry” è il capitolo finale di una trilogia iniziata con i due dischi dei Bluerose “Fallen from Heaven” e “Darkness and Light”: «Qui l’atmosfera si fa più cupa – continua il bassista – sia per le tematiche trattate, che svelano chi è realmente il personaggio narrante, sia per le scelte musicali. Inoltre, abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di collaborare con Dorina Leka (nota per la partecipazione a X Factor) per i cori e le linee vocali: un incredibile valore aggiunto dato il suo immenso talento musicale». L’album è stato registrato, mixato e masterizzato al The Hole Studio di Marko Zerjal, mentre l’artwork è stato curato dall’artista Giacomo Bulgarelli dello studio Jack Traditional Tattoo di Muggia. «Il messaggio di fondo dell’album è un invito all’elevazione spirituale, raggiungibile attraverso la conoscenza e la rinuncia a tutti gli aspetti materiali del mondo. Il personaggio dell’album, che è la voce narrante, compie il proprio cammino di crescita partendo dal concetto di critica, che è il primo passo verso qualsiasi tipo di evoluzione: dapprima si scaglia contro la visione della spiritualità delle religioni monoteiste, che considera soffocante e opprimente; successivamente, critica la specie umana che considera autodistruttiva ma poi trova la propria strada. Se ci si prende del tempo per leggere i testi, si troveranno numerose citazioni e messaggi nascosti». Gli Estriver, dall’hard rock si spingono verso influenze più metal e progressive e trovano la loro matrice comune nel rock. La speranza della band è di presentare l’album dal vivo quando possibile: «Per un musicista i live sono fondamentali: poter vivere l’energia esplosiva dei concerti ci permette di migliorare non solo nell’esecuzione, ma anche nell’approccio mentale alla musica stessa. Va da sé che non poter suonare lascia una sensazione di vissuto a metà. Speriamo che il periodo estivo ci dia l’opportunità di tornare a suonare davanti a un pubblico». «Trieste – conclude Lucchese – è una città che ha sempre avuto musicisti molto validi. Dagli anni ‘60 con Pilat, alla ricchissima scena glam metal ‘80 e ‘90 con gli Upset Noise e Arthur Falcone, fino ai conosciutissimi Rhapsody of Fire. Attualmente non mancano giovani talenti, anche se la moda musicale e i tempi sono molto cambiati».

Elisa Russo, Il Piccolo 08 Gennaio 2022