FABIO CONCATO A MONFALCONE IL 30.04.23

Uno dei cantautori più apprezzati della musica italiana, Fabio Concato, torna in regione per un concerto speciale, assieme ai Carovana Tabù, domenica alle 20.45 al Teatro Comunale di Monfalcone, in occasione dell’International Jazz Day. Un viaggio carico di emozioni tra i grandi successi dell’artista milanese, “Domenica bestiale”, “Fiore di maggio”, “Guido piano”, “Rosalina”, “051/222525”, “Sexy tango”, “Gigi”, fino all’ultimo album del 2012 “Tutto qua”, attraverso inedite atmosfere jazz. Con lui i Carovana Tabù, otto giovani musicisti da zone geografiche diverse: Stefano Proietti (pianoforte), Andrea Albini (chitarra), Nicole Brandini (basso), Davide Di Giuseppe (batteria), Giacomo Cazzaro (sax alto), Federico Limardo (sax tenore e soprano), Tony Santoruvo (tromba e flicorno), Giulio Tullio (trombone). 

Concato, l’anno scorso per la prima volta nella sua carriera, aveva suonato a Trieste. Com’era andata?

«Benissimo. A parte il sold out, che fa sempre piacere ma non è mai scontato, mi ha colpito la grande attenzione del pubblico (non si sono persi un respiro, assetati di musica e di racconti), e la grande ironia nel dna dei triestini. Un gran bel ricordo che terrò assieme a quelli legati a mio padre, di quando negli anni ’60 lo accompagnavo nei suoi viaggi di lavoro (era rappresentante di occhiali) e facevamo tappa anche nel capoluogo giuliano».

E a Monfalcone ha già suonato?

«A Gorizia sì ma a Monfalcone mai, quindi sarà un’altra prima volta. E poi non mi sono mai esibito in zona con i Carovana Tabù, ottetto micidiale, bravi e simpaticissimi, hanno riarrangiato le mie canzoni in un modo che mi piace molto. L’unico problema è la logistica: nove persone sul palco a volte è complicato. Ma quando c’è una novità, se rientra nelle mie corde, non me la perdo».  

Com’era nato il contatto?

«Attraverso il mio ex manager Massimo, che purtroppo il covid ha portato via ed era con me da 36 anni, un dispiacere enorme. Pochi mesi prima di andarsene mi aveva proposto dei loro provini arrangiati molto bene e abbiamo deciso di provare questa avventura assieme, sapendo che non avremmo fatto decine di date assieme per un problema di organizzazione, in un anno siamo riusciti a farne 3-4 con loro, però la voglia c’è sempre».  

La scaletta cambia dallo spettacolo proposto l’anno scorso al Bobbio?

«Abbastanza. Oltre ai classici ci sono anche brani che non avevo mai fatto, in fondo ne ho scritto almeno 170 e c’è l’imbarazzo della scelta, ne ho incluso qualcuno che si è ascoltato pochissimo».

Il tutto in veste jazz?

«Sì ma senza ostentare nulla, ci sono delle trovate molto belle grazie a quest’ensemble spettacolare. Il più grande di loro ha 25 anni, per me una botta di energia clamorosa».  

A proposito di energia, come se la cava con questo tour fitto?

«Ai concerti mi diverto sempre tantissimo, forse comincio ad accusare un po’ i viaggi e le valigie da fare. A maggio compio settant’anni e quel mese avremo undici concerti, un ritmo micidiale. Ma il pubblico mi restituisce tutto, con il suo affetto».

Negli ultimi anni ha pubblicato i singoli “L’umarell” e “L’aggeggino”. Ci sarà un disco?

«Ho in programma un album, sto lavorando per mettere insieme almeno 10-12 pezzi e “vedere di nascosto l’effetto che fa” come diceva Enzo Jannacci. Ma non so quando».

“Domenica bestiale”: secondo lei perché piace così tanto?

«È la canzone per antonomasia perché funziona la musica, c’è armonia, c’è melodia, un testo che assolutamente mi rappresentava e che rappresenta ancora molte persone». 

Elisa Russo, Il Piccolo 29 Aprile 2023  

Articoli consigliati