«Ha dell’incredibile: 43 anni di questo mestiere, ma un concerto vero a Trieste non l’ho mai fatto. Non so perché sia successo, ci sono stati degli avvicinamenti ma non si combinava mai. Mi fa molto piacere finalmente riuscirci»: stupisce sentire Fabio Concato raccontare che quella di giovedì al Bobbio sarà la prima volta live nel capoluogo giuliano. Il cantautore milanese, in scena alle 20.30 col suo “Musico Ambulante Tour”, sarà accompagnato da Ornella D’Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre) e Gabriele Palazzi (batteria). Proporranno un repertorio che va dai classici “Domenica bestiale”, “Fiore di Maggio”, “Guido piano”, “Rosalina”, “051/222525”, “Sexy tango”, “Gigi”, fino all’ultimo album del 2012 “Tutto qua”.
Concato, ma davvero? Mai a Trieste?
«È strano, perché la musica mi ha portato dappertutto. I miei ricordi della città sono legati a mio padre, musicista non professionista e rappresentante di occhiali, nei suoi giri c’era spesso Trieste e un paio di volte, negli anni ’60, l’ho accompagnato. Ricordo una birreria con orchestra dal vivo, avrò avuto 13 anni e abbiamo mangiato un panino ascoltando la musica. Una volta si è rotta la macchina mentre tornavamo da Rovigno, siamo rimasti tre giorni bloccati a Trieste e ce la siamo goduta. Una città che ho imparato ad amare quando a scuola ho cominciato a leggere i suoi autori».
Per altro si recupera la data saltata l’anno scorso per la pandemia.
«E adesso c’è questa guerra che non aiuta, c’è grande inquietudine e angoscia, sono molto preoccupato. La pace non è una cosa automatica, va protetta, come la democrazia. C’è una fame boia di musica, voglia del conforto e del ristoro dell’arte. Alimentare l’anima e lo spirito ci fa vivere meglio, la musica è una medicina».
Cosa propone al Bobbio?
«Uno spettacolo di musica, dove si suona e si canta molto, ci sono pochi effetti speciali, che non mi interessavano nemmeno quando ero nelle classifiche, figuriamoci adesso. C’è anche qualche pensiero che io faccio a voce alta, a seconda della giornata, e alle volte provoca delle risate o un momento di riflessione, o di commozione, mi piace parlare, fare in modo che la gente mi conosca un po’, non ci sono tante occasioni, faccio pochissima televisione e diventa importante aprirmi, essere me stesso, raccontarmi quando ho delle persone davanti. Dipende molto da come mi arriva sulla pelle il pubblico, ogni sera è diverso. Sono convinto che a Trieste ci sarà grande attenzione, è una città abituata a sentire cose superbe».
Ha pubblicato alcuni singoli. Ci sarà un disco?
«Ho in programma un album, sto lavorando per mettere insieme 10-12 pezzi e “vedere l’effetto che fa” come diceva Enzo Jannacci. In questi 20 anni sto pubblicando poco però ho avuto anche altre cose a cui dedicarmi, senza per altro mai smettere di fare musica e concerti, sono sempre stato un musico ambulante, che va in giro, perché è questa la parte più divertente del mio lavoro».
A un certo punto decise di non inserire in scaletta “Domenica bestiale”. Come andò?
«Gino Paoli mi disse: “Per i prossimi 40-50 anni te la chiederanno. Sarà un privilegio enorme ma arriverai a un punto in cui non ce la farai più”. Quando è successo non l’ho inserita in due tour. Poi l’ho manomessa un po’ con qualche suono nuovo e me ne sono rinnamorato. È la canzone per antonomasia perché funziona la musica, c’è armonia, c’è melodia, un testo che assolutamente mi rappresentava e che rappresenta ancora tante persone».
Elisa Russo, Il Piccolo 10 Marzo 2022
