Sabato alle 21.30, i Diaframma suonano al Tetris di Via Della Rotonda a Trieste. L’evento è organizzato in collaborazione con la Jazera Web Radio, dopo il concerto ci sarà ancora musica new wave con i dj set di Tina Cellar, Onussen, Dj Sordo e altri ospiti.
Protagonisti di uno dei capitoli più avvincenti della storia del rock autoctono, i Diaframma, capitanati dal compositore-chitarrista-poeta Federico Fiumani, iniziano la propria attività nel 1981 muovendo i primi passi in quella che si stava delineando come la scena post-punk italiana.
Nascono nello stesso contesto musicale e territoriale dei Litfiba: la Firenze new wave dei primi anni 80. Sull’onda inglese del dark-rock decadente, i Diaframma esordiscono come cover band dei Joy Division. Nel 1984 incidono per l’etichetta indipendente IRA «Siberia», album scarno, diretto ed essenziale, con atmosfere cupe e malinconiche: con 50.000 copie, riscuote un grandissimo successo nelle vendite per la neonata etichetta. Nei 90 continuano su una strada lontana dal dark-punk dei primi anni, ritornando nel circuito underground con un altalenante successo commerciale. Nel 1995 i Diaframma vincono il Premio Ciampi, a definitiva consacrazione della poetica di Fiumani. Ristampano nel 2001 i loro primi lavori, che ormai erano difficilmente reperibili, e inoltre raccolgono in due album le sensazioni che avevano portato alla formazione di uno dei gruppi new wave più importanti nel panorama italiano. L’ultimo album «Difficile da trovare» è del 2009.
Fiumani, non suonate a Trieste da molti anni…
«Ci suonammo, mi sembra, una decina d’anni fa, in un locale dentro ad un ippodromo, non mi ricordo granché tranne che c’era una tipa che si chiamava Sonia e mi piaceva».
Che cosa conosci di Trieste?
«Trieste è la città di Saba e di Svevo, due mostri sacri della cultura italiana. Svevo lo rileggo continuamente; con Joyce, è l’inventore del romanzo moderno».
Il Tetris è un locale piccolo, i biglietti sono stati venduti molto rapidamente, ti piace suonare in queste situazioni raccolte?
«È che a Trieste ho molti parenti… scherzo! Mi dai una bella notizia e non sei nuova a questo genere di cose. Il locale è in effetti piuttosto piccolo, mi piace suonare nei posti medio-piccoli. Quando lo sono troppo manca l’aria».
La fascia d’età dei vostri fans è molto ampia: da chi vi seguiva dagli esordi o quasi, ai giovanissimi che vi scoprono oggi. Che differenze noti nel loro modo di seguirvi?
«Forse non sono molto diversi i miei fans, quanto lo sono diventato io. Negli anni 80 avevamo la stessa età, per cui mi consideravano uno di loro. Adesso chiaramente è diverso: molti mi danno del lei, comunque l’importante è che ci siano».
Avendo un repertorio molto vasto, tendete a cambiare spesso la scaletta? È incentrata sugli ultimi lavori o pesca anche tra i vecchi classici?
«Sì, facciamo un po’ di tutto dai vecchi ai nuovi più se ci gira qualche cover. Ora stiamo provando “Mi ritorni in mente” di Battisti».
Prossimi progetti?
«Spero di suonare dal vivo, mi piace molto e mi ci diverto anche più che negli anni 80».
Spesso sei stato definito “poeta”: ti senti a tuo agio in questa definizione o in qualche modo ti pesa?
«Scrivo un po’ di poesie e quando ne avrò a sufficienza vorrei farci un libro e intitolarlo “Poesie rock” di modo che la gente non pensi a chissà quale poeta “vero”».
Che effetto ti ha fatto sentire i suoi brani reinterpretati da altri artisti nel tributo “Il Dono”?
«Mi è piaciuto moltissimo sia per il risultato artistico sia perchè mi ha dato modo di conoscere gente davvero in gamba. È stata un’iniezione di energia davvero forte».
A chi affideresti un eventuale secondo volume del Dono?
«I miei gruppi italiani favoriti? Baustelle, Il Genio, Superpartner. Tra i nuovissimi Brunori Sas».

Elisa Russo,  Il Piccolo 13 Febbraio 2010

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