Erano gli anni ’60 quando la traumatica esperienza del servizio militare travolse un giovane e “capellone” Battiato: oltre che a Cassino, per un periodo lo svolse anche in Friuli, nella caserma Spaccamela di Udine, dove incontrò un musicista con cui avrebbe proficuamente collaborato, Juri Camisasca. Nei ’70, lo avrebbe riportato dalle nostre parti proprio lo spirito antimilitarista: si unì, infatti, alle marce che i radicali organizzavano partendo da Aviano e arrivando fino a Trieste, dove tenne anche un’esibizione con un impianto audio di fortuna in Piazza Goldoni. Suonò nell’ex manicomio di San Giovanni e in tanti altri contesti, da San Giusto nel ’75 (prima della PFM) ai teatri cittadini e negli anni ’80 allo Stadio Grezar. È stato protagonista di eventi musicali e non, da ospite speciale a “I Nostri Angeli” nel 2005, al Museo Revoltella per la rassegna pittorica “Musica Senza Suono”. Arrivando a tempi più recenti, con particolare entusiasmo viene ricordato il live in Piazza Unità del 22 luglio 2011 nell’ambito di Serestate con il tour di “Up Patriots to Arms” e diversi spettacoli al Politeama Rossetti: nel 2009 con “Fleurs”, nel 2013 “Diwan, l’essenza del reale” ispirato a una scuola poetica araba e nel 2016 l’acclamato concerto assieme ad Alice, tournée partita proprio dal capoluogo giuliano. Una delle sue ultime straordinarie esibizioni è stata a Palmanova il 29 giugno 2017, con la Royal Philharmonic Concert Orchestra: «Semplicemente un grande – ricorda Loris Tramontin di Azalea –. Era una persona vera, corretta. Un musicista eccezionale. Sempre educato. Un grande signore, dote davvero rara».
Ci sono anche le occasioni mancate: nel 2013 il Teatro Verdi di Trieste, col sovrintendente Claudio Orazi, mise a punto un omaggio per il cinquantesimo anniversario del volo di Valentina Tereshkova, la prima donna a essere lanciata nello spazio, nel ’63; l’opera si sarebbe dovuta intitolare “Infinity”, con musiche originali di Battiato e l’Orchestra del teatro diretta da Carlo Boccadoro. Orazi dichiarò in un’intervista al Piccolo che Battiato aveva risposto subito con interesse, ma il progetto – per il cui debutto era prevista la presenza a Trieste della stessa Tereshkova – si perse nello spazio.
Al Friuli lo lega anche la collaborazione con l’udinese Francesco Messina (musicista, grafico, produttore, compagno di vita e di lavoro di Alice) che ne ha curato diverse copertine: non molti sanno dell’esistenza di una versione alternativa della cover dell’album “Il Vuoto” del 2007 basata su una foto scattata al Parco del Castello di Miramare, nella quale sembra che una massa di persone si dirigano docilmente verso il nulla, a Messina sembrava una citazione di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, a tutti gli altri qualcosa di decisamente lugubre, quindi fu scartata. Se Trieste non ce l’ha fatta a guadagnarsi una copertina, ci ha pensato poi Grado (a cui già nell’82 aveva dedicato “Scalo a Grado”) con “Torneremo ancora” del 2019: «La copertina dell’album – dichiarava Messina – è nata da una fotografia scattata a Grado, durante la bassa marea, con tante persone a camminare sul bagnasciuga illuminate dalla luce arancione del sole. Raggi che rimbalzano sulla sabbia e sul mare, per tornare in cielo. Tante persone, come piccole figure, che si muovono sullo sfondo di un orizzonte che unisce terra e cielo. Unendo i due mondi. Come fanno ancora la musica e le parole del grande maestro. Forse un testamento spirituale, questo disco». Sì, era un testamento. Consola sapere che, credendo nella reincarnazione, questa vita Battiato la considerava “una strada temporanea” da percorrere in attesa di affrontare il prossimo viaggio.
Elisa Russo, Il Piccolo 19 Maggio 2021