Che cosa lega Loredana Bertè a Charles Bukowski? E perché Madonna, la regina del pop, ha trovato sintonie personali nel romanzo del premio Nobel Mario Vargas Llosa? La musica del nostro tempo, rock, pop o leggera ha avuto una fonte di ispirazione nella letteratura, si è lasciata attrarre da un’opera letteraria o dalla personalità del suo autore, usandoli come terreno fertile sul quale costruire qualcosa di nuovo. Un’idea originale, quella di Franco Capacchione che con «Parole intonate – 20 abbinamenti tra letteratura e musica pop» (Franco Cesati Editore, pagg 210, 19 euro) illustra legami che il lettore potrebbe divertirsi a estendere. In questo volume sono raccolti venti esempi di affinità elettive tra un libro e un disco: in alcuni casi il musicista ha ripreso dal libro, personalizzandoli, trama e personaggi (come De André con “l’Antologia di Spoon River” o Bennato con “Pinocchio”), in altri ha formato il suo immaginario su un testo e sul suo autore, come Kurt Cobain con William Burroughs o Patti Smith con Jean Genet. Le assonanze possono essere anche legate a un momento storico o a un percorso individuale, privato, come la lotta per i diritti civili che ha impegnato tanto lo scrittore James Baldwin quanto la cantante Nina Simone.
Tra gli altri: Robert Maynard Pirsig passa due anni in ospedale psichiatrico con la diagnosi di schizofrenia, per superare quell’esperienza scrive “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” (prima di essere pubblicato e diventare un culto per i giovani, viene rifiutato da ben 121 editori), se Pirsig utilizza la due ruote come mezzo per entrare in una dimensione simile alla meditazione, Vasco Rossi la prende come simbolo di libertà e si presenta sul palco di Sanremo con un giubbotto di pelle da motociclista per cantare “Vita Spericolata” che diventa un inno; Bruce Springsteen con l’album “The Ghost of Tom Joad” tira in ballo il personaggio inventato da Steinbeck in “Furore”, raccontando con realismo le tragedie sociali; David Bowie in “Diamond Dogs” cita il romanzo distopico per eccellenza, “1984” di Orwell, affascinato dal tema del potere e i suoi abusi.
«Tutte le storie d’amore finiscono male» era solito dire il maudit Serge Gainsbourg: viene semplice associare il cantautore francese a “Lolita” di Nabokov. Gainsbourg è ossessionato da “Lolita” e nasce così il concept “Histoire de Melody Nelson”, un mezzo flop all’uscita ma tra i più omaggiati in seguito da artisti come Nick Cave, Michael Stipe, Portishead, Mike Patton, Placebo…
«Dopo “Questo piccolo grande amore” non riuscivo più a scrivere canzoni» dichiara Claudio Baglioni, che racconta anche di essere stato salvato dalla letteratura e in particolare da Pasolini, il suo “Ragazzi di vita” gli ispira brani ambientati nelle periferie romane, utilizzando anche il gergo romanesco. Tutti i libri e i dischi presi in esame sono considerati alla pari, senza distinzioni tra “alto” e “basso”: al di là del mezzo espressivo scelto, sono infatti testimonianza preziosa dell’epoca nella quale hanno visto la luce e raccontano l’essere umano. E a lettura ultimata ciascuno non potrà fare a meno di continuare mentalmente il gioco degli abbinamenti, scovandone infiniti altri.
Elisa Russo, Il Piccolo 14 Aprile 2020