«Ci tengo a definirlo un omaggio a Bob Dylan, non un tributo: non sarebbe nelle mie corde “scimmiottare”, mi piace piuttosto rivedere a modo mio, con una rivisitazione in acustico». «Still Blowin’» è il titolo del nuovo album, sedicesimo, del songwriter triestino Frank Get; lo presenta dal vivo mercoledì alle 20.30 al Knulp di Via Madonna del Mare 7a, in duo con la cantante Giovanna Pivotti (Endjoro Quartet, Max Maber), che ha partecipato anche al lavoro in studio.
Frank Get, all’anagrafe Franco Ghietti (decise di adattare il suo nome al mercato internazionale trovandosi per esempio a suonare allo springsteeniano “Light of Day” ad Asbury Park nel New Jersey) aveva pubblicato tre anni fa il cd “False Flag” e il libro “Ti racconto la mia terra” (Mgs Press), festeggiando quarant’anni di carriera; «Still Blowin’» segna una pausa nella produzione originale.
Com’è nata questa idea?
«Bob Dylan l’ho cominciato ad ascoltare da piccolo, fa parte del mio dna. Dopo due anni di serate dove spesso proponevo anche Dylan davanti a un pubblico europeo (olandesi, francesi, austriaci, polacchi) ho notato che aveva un riscontro maggiore rispetto a altre cover».
La collaborazione con Giovanna Pivotti?
«Abbiamo pubblicato due mesi fa “Free Assange” con il videoclip di Giuseppe Vergara. Canzone dedicata alla vicenda di Julian Assange, che andrebbe esplorata un po’ di più, in Italia non ha l’attenzione che merita, è molto grave quello che sta succedendo».
E poi come siete arrivati alle 13 tracce di Dylan?
«È stata una registrazione molto spontanea, senza grandi arrangiamenti, con impatto live. È il modo in cui io sento Dylan. In studio ho suonato pianoforte, chitarre, qualche percussione dando quasi un’impronta da one man band, ho cercato di ricreare le sonorità di quando sono da solo».
È disponibile il formato fisico?
«Per adesso non stampo cd, oggetto ormai in disuso, vedrò se ci sono richieste, eventualmente valuto il vinile. Lo si può ascoltare in streaming, sulle piattaforme digitali, e c’è una chiavetta usb con le tracce scaricabili».
Ci saranno altri concerti di presentazione?
«Sì, ma con Dylan non ho intenzione di aprire una strada di tributo, dove devi avere un ampio repertorio di cover. Al Knulp eccezionalmente faremo solo i suoi brani, ma alle prossime occasioni vorrei proporre una parte dedicata a Dylan e poi includere pezzi miei. È un progetto parallelo rispetto a quello che sto già scrivendo per il prossimo album».
Sta lavorando a nuovi inediti?
«Continuo il lavoro fatto prima, sono sempre a caccia di storie del territorio poco conosciute o dimenticate, quel filone prosegue e poi inserirò alcune considerazioni che riguarderanno tutte le situazioni vissute in questi ultimi anni».
Quando uscirà?
«Una delle cose che ho assorbito e accettato da quello che ci è capitato in questi tre anni è il fatto di non avere scadenze rigide, navigo a vista, vedo quello che arriva, prendo le cose con più calma. Ho un approccio più zen».
Dal vivo?
«Sarò di nuovo a Trieste ad agosto grazie all’associazione Illirya, di recente ho suonato per loro nella rassegna da Arcolab, hanno dato un bello spazio agli artisti locali, spesso ingiustamente snobbati dagli organizzatori di eventi».
Elisa Russo, Il Piccolo 19 Aprile 2023
