FRANK GET alla Casa della Musica l’8.02.20

Continuano le celebrazioni dei quarant’anni di carriera per il songwriter triestino Frank Get: dopo aver presentato il suo libro “Ti racconto la mia terra – Viaggio tra Trieste e l’Istria” (MGS press) arriva ora il quindicesimo cd, “False Flag”, in concerto sabato alle 18 alla Casa della Musica di Via dei Capitelli. Ad accompagnarlo Marco Mattietti alla batteria e Tea Tidić al basso e cori che hanno suonato anche nel disco, dove si sono aggiunti tanti ospiti definiti nei crediti “Brothers & Sisters”, musicisti ben noti come Anthony Basso, Alessandro Perosa, Lucy Passante Spaccapietra, Giovanna Rados, Elisa Frausin, Franco Trisciuzzi, Jimmy Joe, Ivo Tull, Matteo Zecchini, Giulio Roselli… «Impossibile averli tutti dal vivo, ma qualcuno a sorpresa ci sarà alla Casa della Musica – promette l’artista». Cantante, chitarrista, pianista, bassista, contrabbassista e compositore, con l’uscita di “False Flag” Frank Get esplora e analizza le verità storiche del suo territorio di nascita, una terra cosmopolita con una grande tradizione di convivenza secolare ma anche di duri conflitti, e di alcuni personaggi che si sono messi in luce con le proprie gesta in vari ambiti culturali e sociali: l’astronomo Johann Nepomuk Krieger, autore di una dettagliata mappa della Luna che visse e operò a Trieste, l’esploratore Richard Francis Burton (per vent’anni in città), Anton Dreher che inventò il sistema di bassa fermentazione detto “lager” e diede il nome al birrificio triestino, i moti popolari di San Giacomo del 1920, la storia di Forte Kressich (ora Faro della Vittoria), il tram di Opcina… Il titolo dell’album, invece, cita Noam Chomsky, che «Ha sintetizzato le dieci fondamentali tecniche che utilizza il potere, su scala mondiale, per dominarci, condizionarci e farci accettare, in nome di un presunto “nobile fine”, le decisioni e le leggi più aberranti e vessatorie». Storie da leggere, ecco perché Frank Get ha pubblicato anche il libro con i suoi testi tradotti: «Ci tenevo a portare avanti questo connubio tra musica e storie che riguardano il nostro territorio – spiega –. Per quanto concerne la parte musicale, metà del disco è suonata dal trio con l’aggiunta di alcuni amici con cui abbiamo condiviso spesso il palco, abbiamo puntato sull’immediatezza del suono e sul feeling tra musicisti, poi ci sono pezzi più acustici dove ho suonato quasi tutto io, una dimensione che mi permette di ampliare le scelte anche nei live, cioè ho la possibilità di essere da solo in acustico o con la band in elettrico ed è stimolante».

Frank Get, all’anagrafe Franco Ghietti, decise di adattare il suo nome al mercato internazionale (visto che nella sua carriera si è trovato per esempio a suonare allo springsteeniano “Light of Day” ad Asbury Park nel New Jersey); pur avendo raggiunto un pubblico internazionale è rimasto nella sua città d’origine e fa parte della scena musicale degli ultimi quarant’anni, inevitabile chiedergli in che fase si trova oggi la musica made in Trieste: «Purtroppo – risponde – dal punto di vista dei locali stiamo vivendo un momento triste se pensiamo a quanto successo al Mushroom e poi mi lascia basito sentir parlare di abbattimento della Tripcovich da una parte e dall’altra la proposta della serata disco nel gasometro, credo non si stiano capendo le esigenze della città, però dal punto di vista del fermento e delle proposte c’è quantità e qualità, sia tra le nuove generazioni che tra quelli in pista da tempo: trasversalmente, la scena è assolutamente viva e valida».

Elisa Russo, Il Piccolo 08 Febbraio 2020

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