FRANZ VALENTE CLINIC DI BATTERIA alla Casa della Musica di Trieste il 24.01.20

«La passione per la musica è nata e cresciuta in me già in tenera età, da piccolo mi ritrovavo spesso e volentieri a guardare il canale televisivo Video Music al posto dei cartoni animati. Trasmettevano sempre delle cose interessanti, un video che particolarmente mi colpì era “Rebel Yell” di Billy Idol, mi dava un’energia incontenibile»: comincia presto la storia musicale di Francesco Valente, il batterista triestino divenuto uno fra i più quotati in Italia, con One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori e tanti altri. Presenterà la sua esperienza, i suoi segreti, le sue ispirazioni/aspirazioni e intuizioni di musicista e batterista professionista, suonando dal vivo alcuni dei pezzi più conosciuti del suo repertorio e discutendo con i presenti delle vie creative del suo drumming venerdì alle 18 alla Casa della Musica di Via dei Capitelli, il luogo dove tutto è cominciato: «A 5 anni sono stato uno dei primi iscritti alla Scuola di Musica 55, è stata per me una seconda casa per tutti gli anni della mia infanzia. Ho scelto la batteria come strumento perché ero attratto dal ritmo, dal movimento e dal ballo. Gabriele Centis non solo mi ha insegnato i primi rudimenti e l’impostazione sullo strumento, mi ha tramandato tanto del suo entusiasmo e amore per la musica. Mi ha fatto fin da subito suonare dal vivo e provare l’ebrezza del palco in concerti e in spettacoli televisivi. Un’emozione unica».

Come entrò nei One Dimensional Man?

«Andavo a tutti i concerti alla ricerca di possibili collaborazioni. Quando li vidi al centro Blu a Monfalcone nel 2001 per me è stato uno shock. Sembravano delle entità venute da un altro pianeta. Pochi anni più tardi, per una serie di circostanze favorevoli, ho avuto un ingaggio da loro per sostituire il batterista».

E poi è nato Il Teatro degli Orrori ed è stato un successo.

«Abbiamo deciso di cambiare rotta e dal cantato in inglese siamo passati all’italiano. La gente finalmente ha iniziato a capire cosa stavamo dicendo e abbiamo rotto una volta per tutte il muro dell’indifferenza. Con loro ho composto 5 dischi e avuto un’intensa attività live».

Gli altri progetti?

«Nel mentre ho sempre scritto musica anche per conto mio e ho deciso di formare i Lume per fare uscire tutto questo materiale. Nel 2016 con Pierpaolo Capovilla, Xabier Iriondo (Afterhours) ed Eugene Robinson (Oxbow) in piena consapevolezza dei nostri mezzi e delle nostre facoltà comunicative abbiamo formato i Buñuel. Il primo disco “A resting place for strangers” è un’esplosione post punk dai risvolti surrealistici. È il disco della mia carriera fino ad oggi di cui vado più fiero. Forse il disco che cercavo di fare da sempre».

Ora ha fondato gli Snare Drum Exorcism.

«È un progetto di ricerca volto ad unire la mia esperienza post punk con quella imprevedibile della musica elettroacustica. I miei ascolti musicali durante questi anni sono cambiati e ho sviluppato ulteriori competenze. Ho cambiato il mio set e creato una nuova forma di linguaggio. Uno spettacolo che va sicuramente visto dal vivo: la prima occasione a Trieste sarà il 15 febbraio all’Hangar Teatri».

Che idea si è costruito della scena musicale italiana, vivendola dall’interno per tanti anni?
«Ho avuto la fortuna di collaborare con molti artisti con cui mi sono sentito in armonia. Le occasioni in cui mi sono incontrato con loro sono stati i concerti e i festival. Da ogni esperienza ho assimilato qualcosa di speciale. C’è una parte della scena musicale italiana che sembra cristallizzata all’interno di una bolla temporale, un’altra parte è dinamica, in continua evoluzione, usa formule nuove ed è alla ricerca di nuove vie di sperimentazione».

Ha mantenuto il contatto con Trieste?

«Pur vivendo a Treviso da anni non ho mai lasciato Trieste. Posso dire che in Veneto la cosa più bella che ho fatto è stata chiudermi in una sala prove a scrivere musica. Trieste è una bellissima città, da molti stimoli creativi ma alle volte è dispersiva, forse un po’ meno produttiva. Con Lume siamo per due quarti di Trieste e il prossimo disco lo registreremo con Abba Zabba».

La sua esperienza di insegnante di batteria?

«Mi da gioia veder crescere i miei allievi dal punto di vista tecnico e percepire la loro passione per la musica. A loro consiglio di essere aperti e affezionarsi a più generi di musica possibile, essere versatili e competenti. La mia ambizione è di formare una nuova generazione di musicisti. Continuerò con i miei corsi di batteria anche a Trieste».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 24 Gennaio 2020

 

 

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