GINO CASTALDO AL FESTIVAL DEL CORAGGIO

«Per quale ragione al mondo io, ragazzo baciato dalla fortuna di crescere insieme ai Beatles e ai Rolling Stones, in tempo reale, in perfetta sincronia generazionale, avrei dovuto scegliere?» se lo chiede Gino Castaldo nel suo ultimo libro “Beatles e Rolling Stones – Apollinei e dionisiaci” (Einaudi Stile Libero, pagg 126, euro 14). L’autore, tra i più noti giornalisti e critici musicali italiani, ne parlerà al Festival del Coraggio, al Teatro Pasolini di Cervignano del Friuli, domenica alle 21. 

Castaldo, cos’è per lei il coraggio?

«Essere sé stessi fino in fondo, senza compromessi. Nella musica e nell’arte significa rispettare quello che si è e si vuole essere. Oggi ci vuole tanto coraggio perché le vie d’espressione sono un po’ omologate, pochi osano. Probabilmente si privilegia la voglia di avere successo a quella di esprimersi».  

Beatles e Rolling Stones sono un esempio di coraggio?

«L’esempio dei Beatles è molto calzante perché loro hanno avuto un successo sbalorditivo, ma appena raggiunto hanno cambiato. Erano giovanissimi e già erano padroni del mondo, a quel punto hanno deciso di sperimentare nuove forme invece di ripetersi comodamente: nel giro di qualche anno sono diventati una cosa completamente diversa, quasi un gruppo di avanguardia, portando il pubblico dalla loro parte e non viceversa. Tentavano nuove strade, rischiando sempre. La parola rischio è abbastanza uscita dal nostro orizzonte espressivo e invece è fondamentale. Anche gli Stones rischiavano ma magari in altro modo, quello che facevano loro non l’aveva mai fatto nessuno prima». 

La differenza principale tra i due potrebbe essere l’arco di tempo: 6-7 anni per i Beatles contro quasi sessanta per gli Stones (definisce la loro longevità un “miracolo di sopravvivenza”)?

«Quella è la parte beffarda! I Beatles in soli sei anni hanno cambiato la faccia della musica popolare, si sono sciolti e da allora basta un niente per riportarli in auge mentre gli Stones se la sono dovuta proprio sudare, non hanno mai potuto mollare il duello perché la loro forza e il loro mito sono costruiti più sul concerto che non sui dischi. I Beatles non esistono più dal ’70 e a dicembre quando sono usciti degli inediti è successo il finimondo. Basta un niente per renderli di nuovo i numeri uno, mentre gli Stones devono faticare sempre». 

Come si spiegano le tifoserie in musica?

«Rispetto alla quasi giocosa rivalità tra i due di cui scrivo, la questione è molto più accentuata ora. La musica oggi è molto legata ai fan, tanti musicisti producono pensando anche un po’ troppo a loro, c’è un fanatismo esagerato, estremo. Se ti permetti di dire mezza parola di riserva su un cantante vieni massacrato sui social, a me è successo ed è spiacevole. È una dimensione che non accetta il dissenso, ma neanche l’esercizio del pensiero». 

Insomma, alla fine: Let it Be o Let it Bleed?

«Non si può fare spoiler di tutto! Leggete il libro, oppure lo scoprirete a Cervignano».

Può anticiparci il prossimo libro?

«Sto scrivendo tutte le notti, sarà il libro più difficile della mia vita e anche il più affascinante, è una storia che riguarda molti protagonisti della canzone italiana insieme, un lavoro originale e difficile». 

Elisa Russo, Il Piccolo e Il Messaggero Veneto 09 Ottobre 2022  

Articoli consigliati