«Il brano intitolato “Opaco” è stato scritto nel 2016 ed è quello più vecchio fra quelli originali inseriti nel cd. Risale a un periodo in cui ero attratto da un certo mondo armonico tipico del primo ‘900, e in particolare da autori come Alexandr Scrjabin, Igor Stravinsky, Charles Ives; è l’epoca in cui l’armonia tonale tende ormai sempre più spesso a sgretolarsi lasciando spazio a nuove soluzioni. Quando ho scritto “Opaco” ero intento a esplorare il mondo della politonalità anche attraverso lo studio di jazzisti che sono riusciti a far proprie certe sonorità e ad attualizzarle (Richie Beirach, David Virelles, Ethan Iverson), tuttavia ricordo la sensazione precisa che alcune soluzioni fossero effettivamente troppo avanzate rispetto a quanto il mio orecchio riuscisse a riconoscere e tollerare. Scrivendo il brano in questione faticavo ad avere una visione chiara dell’aderenza dell’armonia sulla melodia, provando in continuazione differenti soluzioni e cominciando a confonderle l’una con l’altra, una sorta di opacità uditiva da cui il titolo del brano e, per estensione, dell’album, che presenta di tanto in tanto simili caratteristiche, per quanto negli anni successivi abbia lavorato per rendere la mia percezione più definita riguardo a certi elementi». Esce per Artesuono “Opaco”, lavoro di Giulio Scaramella, goriziano classe ‘87, pianista di formazione classica, diplomato con il massimo dei voti e la lode in pianoforte al conservatorio Tartini di Trieste, in seguito si perfeziona alla scuola biennale di musica da camera del Trio di Parma e consegue la laurea di II livello in interpretazione jazz; tra i tanti riconoscimenti anche il premio Franco Russo nell’ambito del TriesteLovesJazz. Qui è in trio con Federico Missio al sax soprano, contralto, tenore e Mattia Magatelli al contrabbasso, progetto di recente formazione che fa della ricerca sonora e timbrica il suo punto focale. Propongono un repertorio basato principalmente su composizioni originali, caratterizzate da una forte componente melodica a tratti vicina al mondo della musica colta del novecento, con sfumature impressioniste. Alla musica originale si affianca la rilettura in chiave jazzistico/ improvvisativa di alcune pagine di Ligeti, Coltrane, Bechet e altri autori. «La cosa che più amo del genere musicale che suono – riprende Scaramella – è la completa libertà interpretativa e l’assenza di dogmi o canoni stilistici a cui doversi attenere (o almeno è così che la intendo); dunque l’accostamento di musiche molto distanti fra loro per genere ed epoca può essere efficace se filtrate attraverso la medesima sensibilità. Così la melodia di “Naima”, diluita sotto il profilo metrico e intorbidita dall’uso dell’armonia non funzionale, non stona accanto a brani come “Opaco” o “Frammento”. Inserire un’improvvisazione attorno a “Musica Ricercata n.7” di Ligeti nella tracklist è stato invece molto naturale in quanto con un altro trio (Fade Ou3 – due i cd all’attivo “Out” e “FallOut”) mi occupo da diversi anni della reinterpretazione di brani del repertorio classico». «Se penso a dei musicisti che mi hanno influenzato – conclude – mi vengono in mente Fred Hersch, Bill Evans, Danilo Perez, ma anche Bach, Schumann, Bartok… Riguardo a questo lavoro in particolare, credo che il disco a cui mi sono maggiormente ispirato nel concepire le sonorità del gruppo sia “Temporary Kings” di Ethan Iverson e Mark Turner, registrato fra l’altro proprio da Stefano Amerio, che ha registrato e prodotto “Opaco”».
Elisa Russo, Il Piccolo 3 Giugno 2020