GOGOL BORDELLO A TRIESTE 13 LUGLIO 2012

Guča sul Carso ospita questa sera il nome di punta del festival: suonano, per la prima volta a Trieste, i Gogol Bordello, capitanati dal carismatico leader Eugene Hütz. Ad aprire, alle 21.30, saliranno sul palco di Borgo Grotta Gigante (Sgonico) il gruppo di ottoni serbo Orkestar Elvis Bajramović, la festa si chiuderà con le selezioni musicali di Balkan Beat-I. Domani saranno protagonisti Boban & Marko Marković, introdotti dai Nema Problema, unione di musicisti milanesi appassionati del genere balkan, che attingono alla musica rom, klezmer e jazz e le selezioni musicali di dj Stoner. Ultimo appuntamento domenica con Esma Redžepova regina della musica gitana (nota anche per il suo impegno umanitario che l’ha portata ad essere due volte candidata al Nobel per la pace), ed in chiusura le selezioni dei dj Stoner & Coco Dub.

A Guča, villaggio a 150 km a sud di Belgrado, si tiene una festa popolare fatta di musica balkan, danze e gastronomia balcanica: è il Festival della tromba di Guča. I vincitori del festival sono in Serbia veri e propri eroi nazionali, i film di Kusturica e la musica di Bregovic hanno fatto conoscere questa musica in tutto il mondo.
L’idea è di portare questo spirito sul Carso triestino, con un festival che si fonda sulla cultura propria dell’area balcanica per estendersi a est, riportando idealmente Trieste al suo carattere di porta tra l’Occidente e l’Oriente, stilisticamente abbracciando generi che dalle radici folk portano fino ai più attuali sviluppi rock e disco.

L’ultima volta che abbiamo visto Hütz e soci dalle nostre parti è stato lo scorso dicembre, in occasione del Gogol Acoustic Bordello tour, quando la band, a riprova della sua poliedricità, ha incendiato l’Italia con quattro concerti acustici, confermando così il suo crescente successo nel nostro paese. A distanza di pochi mesi, tornano in Italia per quattro concerti, non più in versione acustica.

Band fracassona e stravagante, i Gogol Bordello miscelano folk e punk, musica balcanica e cabaret brechtiano, Giamaica e Taranta, violini zigani e chitarre distorte, ritmi arabi, Emir Kusturica e Goran Bregovic, Ennio Morricone e Nino Rota, Tom Waits, Clash, Mano Negra, Fugazi, Nick Cave&The Bad Seeds. Ciò che li rende unici è l’urgenza punk, una tensione fisica esplosiva.

A mischiare sapientemente tutti questi elementi, un ensemble che più multietnico non si può: Eugene alla voce e chitarra, i russi Sergey Ryabtsev e Yuri Lemeshev rispettivamente al violino e alla fisarmonica, l’israeliano Oren Kaplan alla chitarra, l’italo-svedese con padre del Trinidad e Tobago Oliver Francis Charles alla batteria, l’etiope Thomas “Tommy T” Gobena al basso, il percussionista equadoregno Pedro Erazo, e per finire l’affascinante ballerina e percussionista Elizabeth Chi-Wei Sun, di origini cinesi.

Spiega Hütz: «Nonostante le molteplici influenze, la forza dirompente della nostra musica nasce dal mio legame con la musica e la cultura gypsy. E questo che dà la direzione. Possiamo viaggiare musicalmente per tutto il mondo, ma la nostra anima sarà sempre radicata in qualche modo nell’Europa dell’Est. Per ben sette anni sono stato un apolide: avevo rinunciato alla cittadinanza ucraina e non sono stato riconosciuto cittadino americano fino al 1996. Oggi ho sistemato la mia situazione, ma ho tanti amici in transizione, schiacciati dalla burocrazia. A New York è come se tutti quelli che incontri fossero stranieri. A volte è frustrante, so come ci si sente. Credo che la cultura e la civiltà dell’occidente si stia in qualche modo esaurendo, o semplicemente ripetendo se stessa. È un problema economico e culturale. Negli ultimi anni ho vissuto in Brasile e sono stato molto influenzato dal loro stile di vita, che è una pura celebrazione della vita».

 

 

Elisa Russo, Il Piccolo 13 Luglio 2012

 

 

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