IL GURU A UDINE IL 28.04.23

«”Il Figliol Prodigo” è la mia storia rapportata a quella della parabola: dopo tanti anni tra Milano e Londra sono tornato a casa, spremuto, stanco e senza stimoli… pensavo potesse andare solo peggio e invece ho ritrovato la mia “famiglia” e la voglia di fare musica come dieci anni fa»: un nuovo album frutto del suo ritorno nella città d’origine per il rapper Il Guru, al secolo Antony Pali, nato a Udine nel 1988 da papà friulano e mamma colombiana. Lo presenta dal vivo a Udine il 28 aprile alle 21 al Liberty 1894 (Viale del Ledra 56/b) accompagnato da una band di quattro elementi e il dj Dee Jay Park; in apertura ci sarà un incontro con lo psicologo Massimiliano Banda in dialogo con il giornalista Andrea Ioime sul tema dei problemi dei giovani friulani. Il Guru non ha fatto mistero di essere uscito da un brutto periodo anche grazie a un percorso di psicoterapia che lo ha incentivato a esprimersi di nuovo con il rap perché «L’arte aiuta a uccidere i propri mostri, o renderli docili». 

Com’è andata?

«Un ritorno inizialmente traumatico, avevo programmato di tornare a Milano, poi il lockdown mi ha bloccato. Nel frattempo, la sete di fama milanese, il senso di competizione, la pressione del mercato, mi avevano disincentivato. Ma qui ho rincontrato il produttore Kappah con cui avevo già fatto dei dischi da ragazzo, nonché la produzione di “Nord-Est” (con Doro Gjat). In parallelo stavo facendo le sedute con la psicoterapeuta e sentivo il bisogno di sfogare cose personali, meno rabbiose di “Udine 2.0” (che certo non rinnego) ma volevo passare ad una fase di accettazione».

L’album è stato anticipato dal singolo e video “Come Tu”.

«Girato proprio al Liberty dove mi esibirò il 28. Nello “speech” introduttivo si partirà parlando del mio disco per arrivare al senso di emarginazione della provincia. Secondo me qui la musica può essere un’ottima valvola di sfogo, in generale qualsiasi espressione artistica ti aiuta ad andare via mentalmente da un posto che ti opprime».  

Chi ha partecipato?

«La produzione di Kappah, un paio di pezzi Biga e IIl Papi, featuring di Dee Jay Park, Barbie G, 41 Blitz, Sheik… Qualcuno di altre città ma al 90% ho coinvolto forze locali. Le foto in bianco e nero sono di Davide Degano (autore di “Romanzo Meticcio”). Ci sarà anche un’edizione limitata di cinquanta copie con “allegato” un buon vino manzanese prodotto da un mio amico, con la tracklist stampata sulla bottiglia. I classici gadget non mi convincevano!».  

Nel brano “Comodo” dice che “non siamo più liberi di essere liberi”, cosa intende?

«Ho voluto creare delle immagini riconoscibili, la pasta panna e salmone anni ’80, il telefono a gettoni, la guerra in Jugoslavia e poi arrivo al presente in cui ordini le birre a domicilio in una comodità che ci attanaglia. Siamo liberi di comunicare con l’amico in Giappone ma non ci interfacciamo più come ai tempi del campetto e della sala giochi. È una galera senza sbarre». 

Cosa apprezza del rap italiano?

«Il rap è il pop del nuovo millennio, ma io apprezzo la nicchia. Mi è piaciuto “Sangò” di Louis Dee. Spero che il pubblico si sia stufato dell’egocentrismo dei rapper, che abbia voglia di ascoltare testi che trattano problemi di tutti».

Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 28 Aprile 2023 

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