«Il mio cuore umano» Nada Malanima

cuore umano.indd«Era la fine di febbraio, esattamente il periodo di carnevale, da tutte le parti si festeggiava. Quella sera mio padre e mia madre erano andati a ballare in un paese vicino, mia madre ballò così tanto che le si consumarono i tacchi, continuò a ballare a piedi nudi, sembrava felice, e la notte tardi tornando a casa mio NADA-3padre fermò la vespa in una stradina di campagna e fecero l’amore sotto la luna piena. La mattina dopo quando mia madre si svegliò disse: “Gino, sono incinta”. Mio padre pensò che era sicuramente l’effetto della bella serata che le faceva dire così perché i medici l’avevano detto chiaramente, non avrebbe mai potuto più avere figli…». Nada Malanima racconta così quello che sarebbe stato il suo concepimento nella Toscana degli anni Cinquanta, nell’indimenticabile storia di una famiglia molto particolare: a più di dieci anni dalla prima pubblicazione, viene ristampato «Il mio cuore umano» (Atlantide, pagg 144, 20 euro), il romanzo d’esordio della cantante livornese (la nuova stampa, rispetto a quella del 2008 per Fazi Editore, contiene alcune varianti e una nuova postfazione). Lirico, misterioso, toccante e un po’ magico, basato sulle vicende personali dell’autrice, il libro ha rivelato il talento di narratrice di una delle artiste più amate degli ultimi cinquant’anni (nel 2016 Atlantide ha pubblicato il suo quarto lavoro “Leonida”). Per chi ne segue la carriera musicale: qui non c’è quasi traccia della storia iniziata a soli 15 anni con il successo di “Ma che freddo fa” a Sanremo ’69 fino ad arrivare ai bellissimi dischi di questi anni (a gennaio è uscito «È un mondo difficile tesoro»), se non nell’ultima pagina, dove il racconto si chiude, nell’estate 1968: per la prima volta Nada sale su un treno per andare a Roma a un provino, piange, sua mamma le asciuga le lacrime e lei è consapevole che la sua vita sarebbe cambiata. È sugli anni precedenti, dunque, che si concentra il racconto. Con originalità stilistica e un ritmo invidiabile, dipinge i ritratti di sua sorella, dei genitori, zii, nonni, della vita di campagna a volte priva di comodità e agi, ma colorata, mai noiosa e molto vera. Svelata anche l’origine del nome di battesimo, che molti hanno pensato essere un alias artistico: «Signora, vi nascerà una bambina che vi darà tante soddisfazioni e voi girerete il mondo con lei» predisse una zingara con una mano sul pancione della mamma della cantante, e quando con il marito la rincorrono per darle dei soldi, la zingara urla «Nada, Nada, Nada». «”Che nome”, disse mio padre, “dev’essere slavo”, e mia madre, ancora frastornata, a bassa voce tanto che nessuno la sentì disse: “Se nascerà una femmina la chiamerò così”». «Sono nata il 17 novembre del 1953, era martedì, mentre stavo nascendo mia nonna Mora urlava alla levatrice: “Svelta, svelta, martedì 17 alle cinque di pomeriggio passano le streghe». Il papà quando la vede per la prima volta commenta profeticamente «È piccola, ma ha una gran voce». Un soffio al cuore sarà motivo di preoccupazione, ma ci penserà nonna Mora a tranquillizzare tutti: «Che volete che sia. In fondo è un cuore umano». E “cuore umano” suona così bene da convincere tutti, proprio come succede leggendo questo libro.

 

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Maggio 2019

 

Nada è in concerto al Teatro Verdi di Maniago per il Festival Vocalia sabato 18 maggio alle 20.30, unica data in regione.

Nada libro

 

 

 

 

 

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