ARTISTA: Julien Baker
TITOLO: «Sprained Ankle»
ETICHETTA: 6131
Quando si ha il timore che ormai i dischi belli li realizzino solo i “dinosauri”, è di sollievo imbattersi in un disco come quello di Julien Baker «Sprained Ankle» (6131 Records). Julien ha appena vent’anni, ma è così esile e dai lineamenti da bambina che ne dimostra anche meno: basta guardare il videoclip del brano che dà il titolo all’album per restare travolti da un senso di tenerezza. “Ascoltando il disco a momenti ci si sente come se si stesse violando la sua privacy”, scrive Pitchfork. Un album scritto in isolamento, dopo che Julien lascia Memphis per andare alla Middle Tennessee State University, a tratti come un diario, molto intimo, molto sofferto ed intenso. Julien compone, canta e suona la chitarra. E scrive brani autobiografici che svelano un’adolescenza atroce fatta di abuso di alcol e droghe, attacchi di panico e la morte vista da vicino. La musica l’ha aiutata a superare molto, oggi è sobria e ha smesso anche di fumare, dice. Le sue interpretazioni vocali stendono: uno degli episodi più toccanti è «Rejoice», dove afferma: «Credo esista un Dio, che mi sente sia quando mi lamento che quando gioisco». Un debutto doloroso e bellissimo.
Elisa Russo, Il Piccolo 4 Marzo 2016