IL PICCOLO RUBRICA DISCHI 06.02.15 SLEATER KINNEY

ARTISTA: Sleater Kinney

TITOLO: No Cities To Love

ETICHETTA: Sub Pop

 

 

Tornano in pista le Sleater Kinney di Olympia, Washington, dopo diversi anni di assenza dalle scene: il precedente lavoro in studio, “The Woods” risale al 2005 e la decisione di prendersi una pausa a tempo indeterminato arrivò nel 2006. “Miglior rock band”, aveva decretato il critico e giornalista americano Greil Marcus sul Time Magazine nell’ormai lontano 2001; adorate da pubblico, critica e colleghi celebri come R.E.M. e Pearl Jam (per cui aprirono diversi concerti): nonostante i successi ed una carriera sempre in crescita, qualcosa si era spezzato. Consce del loro passato e dell’importante contributo lasciato con i loro dischi, Corin Tucker (voce e chitarra), Carrie Brownstein (chitarra e voce) e Janet Weiss (batteria) si sono dedicate in questi anni ad altri progetti, musicali e non. A volte uno stop più o meno lungo è salutare per una band, perché la routine può diventare logorante ed il rischio di ripetersi è in agguato. Nel caso delle tre musiciste americane, la pausa ha giovato sicuramente in termini di creatività ed urgenza espressiva: “Non si tratta di una reunion, ma semplicemente della continuazione del nostro percorso”, tengono a puntualizzare. Il nuovo «No Cities To Love» (Sub Pop) è l’ottavo album della loro carriera. Ritornano, per loro ammissione, perché avevano (di nuovo) qualcosa di vero da dire con la musica. “La creatività ha a che fare con il sangue che scorre e con la direzione in cui vuoi farlo scorrere; per fare qualcosa di potente e significativo ci deve essere della vita che pulsa dentro” assicura Brownstein descrivendo la fiamma che si è riaccesa e ha dato luce all’ispirato «No Cities To Love». “Le Sleater Kinney non possono essere un impegno part time, in cui ci mettiamo mezzo cuore. Dobbiamo volerlo davvero, l’esistenza della band richiede una certa disperazione. Totalità. Il nostro scopo è fare musica politicizzata, dalla prospettiva di un gruppo di attiviste, parlare alla gente, diffondere significati reali”.

Gli intenti del trio di Olympia trovano conferma nei testi mai banali, sia che si muovano nella sfera del personale come “Hey Darling”, sia che si allarghino alla politica come nel brano di apertura “Price Tag” (una feroce invettiva contro il consumismo). Dal movimento delle riot grrrl da cui le Sleater Kinney nacquero mantengono la rabbia e l’approccio a certe tematiche care a Bikini Kill, Bratmobile, L7 e company, ma il viaggio di esplorazione musicale si snoda in territori più vasti, dai Fugazi ai Minutemen e Gang Of Four, Mecca Normal, Throwing Muses e Sonic Youth, dal punk rock al pop con uno sguardo ampio e soprattutto sorretto da un songwriting maturo, che non sbaglia un colpo e che riesce sempre a inserire quel coro che rimane in testa dal primo ascolto.

Sangue, fuoco e melodia: le Sleater Kinney non potevano che ritornare così.

Elisa Russo, Il Piccolo 06 Febbraio 2015

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