ARTISTA: EDDA
TITOLO: «Stavolta Come Mi Ammazzerai?»
ETICHETTA: Niegazowana/ Audiogobe
«Stavolta Come Mi Ammazzerai?» chiedeva Gian Maria Volonté a Florinda Bolkan nel capolavoro di Elio Petri “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. “Stavolta vi ammazzerò con 17 canzoni belle da morire”, potrebbe rispondere Edda. Cantautore milanese, al secolo Stefano Rampoldi, frontman dei Ritmo Tribale negli anni Ottanta e Novanta, sparito per ben undici anni, risorto con una folgorante carriera solista dal 2009, anno del debutto “Semper Biot”, seguito dall’ep live “In Orbita” e “Odio i Vivi” del 2012, tutti usciti per l’etichetta Niegazowana.
Per arrivare oggi al disco forse più accessibile e d’impatto. Il disco rock di Edda, che sfoggia alla grande l’ampia gamma di registri e voci che i fans che lo seguono dal vivo ben conoscono e amano. Come per i precedenti lavori, molte canzoni sono state composte assieme all’autore e musicista Walter Somà (“Dormi e vieni”, “Piccole Isole” e la travolgente e scioccante “Stellina”). Il disco è stato registrato da Davide Lasala all’Edac Studio, prodotto da Fabio Capalbo, mixato da Angelo G. Mauro e suonato da Capalbo alla batteria, Luca Bossi al basso, Edda chitarra e voce. E poi alcuni ospiti: Sebastiano De Gennaro alle percussioni e vibrafono, “Otto” Ottolini ai fiati, Davide Tessari alle percussioni, Dorina Leka e Paola Dilaila Colombo ai cori, Lasala chitarre e cori.
«Stavolta Come Mi Ammazzerai?» è un concept sulla famiglia (i Rampoldi sono sulla foto di copertina: la madre, la vera Edda da cui il cantante prende il nome, con i suoi tre figli, mentre il padre scatta la foto); sui rapporti difficili che si creano tra le mura domestiche dove l’amore è così intenso che a volte sembra sfociare in odio o meglio, frustrazione generata da una palude di incomprensioni. “Pater” e “Mater” parlano dei genitori in maniera non lieve, ma è solo lo sfogo di un ipersensibile che non smette, passati i 50 anni, di interrogarsi sul suo passato, traumi dell’infanzia compresi e di come questi abbiano segnato la sua vita. Senza vittimismi, ma con molta ironia sullo sfondo, tanto da accettare la vita come un insieme di situazioni tragicomiche, con la speranza in un karma riparatore che alla fine prende e dà ciò che è giusto.
Edda usa un linguaggio spesso crudo, sviscerando anche realtà scomode: incesto, pedofilia, eroina, pornografia, violenza, anoressia, malattia. Ci vuole coraggio nell’affrontare la vita e le sue brutture senza lasciarsi demolire. E questo disco di coraggio ne ha tanto. Perché Rampoldi è un eroe. Anzi un «eroino della mamma». Ed ogni suo disco è un esorcismo. Terapeutico. L’urlo di chi ancora si avvale del diritto di vivere fuori dai margini, per scelta e non per esclusione o snobismo. Con attitudine punk, nel senso più nobile del termine.
Senza filtri, senza compromessi. Sempre nudo, sempre vero.
Elisa Russo, Il Piccolo 29 Ottobre 2014