IL PICCOLO RUBRICA DISCHI DI ELISA E RICKY RUSSO: FABRI FIBRA

Artista: Fabri Fibra
Titolo: «Controcultura»
Etichetta: Universal

Il rapper Fabri Fibra, con il nuovo album «Controcultura» (Universal) uscito il 7 settembre, è finito per la seconda volta in vetta alla classifica dei dischi più venduti in Italia (era già successo nel 2006 con il debutto su major «Tradimento»). Il video del primo singolo «Vip In Trip», che cita i Clash di «Rock The Casbah», corre verso i 3 milioni di visualizzazioni su YouTube. «Sono l’artista che è stato meno in tv negli ultimi mesi – commenta Fibra -, non faccio tour da due anni, ma coinvolgo molto la gente, tratto argomenti veri». Il rap di Fabri Fibra, come i pezzi dei cantautori impegnati, descrive l’attualità e, a volte, ne prevede gli sviluppi in anticipo su certi articoli di giornale, libri o film, perché lo fa in maniera diretta, sincera, graffiante. Gli americani Public Enemy dicevano che il rap è “la CNN del Ghetto”, nel nostro Paese dei “mille vizi”, basato su “donne e pallone”, l’hip hop muove delle critiche feroci alla società, cerca le verità nascoste, tenta di provocare qualche reazione al vuoto che ci circonda: «La musica non dice più niente/è una strategia che tranquillizza la gente» («Escort»), «Fanno bordello in centro/solo per la Champions» («Qualcuno Normale»). «Controcultura» (il titolo vuole contrapporsi alla cultura musicale dominante/bellissime immagini e zero sostanza) contiene 18 brani inediti: tanta roba, mille immagini, giochi di parole, dieci produttori diversi (Crookers, Big Fish, DJ Nais, Michele Canova, The Buchanans, JFK, Dot Da Genius…) featuring di talenti come Marracash, Dargen D’Amico, Entics, DJ Double S. Canzoni in bilico tra intrattenimento e lettura del presente. Un racconto satirico, crudo, esplicito (la stessa casa discografica prende le distanze nel libretto del cd…), dell’Italia berlusconiana («la peggiore delle Italie che ho mai visto, per volgarità e bassezza» scrisse il grande Indro Montanelli nel 2001), attraverso la descrizione di scenari ed ambienti precisi, facendo nomi e cognomi di politici e personaggi dello spettacolo. Ne escono malconci quasi tutti: da Berlusconi a Bossi, da Bertolaso a Dell’Utri, Noemi Letizia, Laura Chiatti, Marco Carta, Francesco Facchinetti, da Corona a Fabio Fazio, da Marrazzo alla D’Addario. Si salvano i giornalisti Michele Santoro e Marco Travaglio perché «sono tra le poche voci fuori dal coro in tv. In un mondo normale sarebbero persone normali, ma nel nostro Paese è talmente assurdo dire le cose che sono visti come degli eroi» ha dichiarato il rapper di Senigallia a XL. Fabri Fibra è già un classico e ha fatto un percorso umano ed artistico davvero straordinario: «Ho messo tutta la mia vita in questa cosa – racconta -, sono cinque anni che non torno a casa mia e non vedo i miei amici. Ma è la passione per il lavoro che ti fa crescere, non i sabato sera e le notti brave».

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