IL PICCOLO RUBRICA DISCHI: GHEMON «ORCHIdee»

ARTISTA: Ghemon

TITOLO: «ORCHIdee»   

ETICHETTA: Macro Beats

 

ghemon-orchidee-cover

 

«ORCHIdee» è il terzo album in studio del rapper Ghemon, uscito il 27 maggio per la Macro Beats, prodotto e registrato tra Milano (in vari studi, tra cui le Officine Meccaniche di Mauro Pagani) e i Red Bull Studios di Amsterdam, anticipato dal singolo e videoclip “Adesso sono qui”. Ghemon, pseudonimo di Gianluca Picariello, nato ad Avellino nel 1982, ha alle spalle un lungo percorso fatto di tantissime collaborazioni, tra cui quelle con Neffa, i Crookers, Dargen D’Amico, Al Castellana, Fabri Fibra, per citarne solo alcune.

«ORCHIdee» (il titolo gioca chiaramente con le parole orchidee, orchi, dee, idee, “una parola con un universo all’interno” secondo l’autore) non è un disco rap con le basi registrate ed una voce recitante. Musicisti di grande gusto e talento sono al servizio della bella voce (che ora rappa, ora canta) di Ghemon. Ci sono i brasiliani/ milanesi Selton ovvero Ramiro Levy alla chitarra e Daniel Plentz alle percussioni, Gabriele Lazzarotti (Daniele Silvestri, Niccolò Fabi) al basso, Patrick Benifei (Casino Royale e BlueBeaters) al pianoforte, Rodrigo D’Erasmo (Afterhours) al violino, i Calibro 35: Enrico Gabrielli al piano Rhodes e wurlitzer, Fabio Rondanini alla batteria; Francesco Bucci alla tuba e trombone e Paolo Ranieri alla tromba, filicorno soprano (Baustelle, Dente). Decisivo anche il tocco di Tommaso Colliva (Calibro 35, Afterhours, Muse) alla produzione, che racconta: “Avevamo in mente le sonorità di Erykah Badu, D’Angelo e i Roots”. La presenza di Benifei è forse quella più utile a tracciare le coordinate di genere di questo lavoro, perché al primo ascolto vengono in mente i Casino Royale di «Sempre più vicini». Né rap né cantautorato, ma un territorio di mezzo fatto di soul, jazz, funk, melodie pop (nel senso più nobile del termine). L’elettronica rimane sullo sfondo, tanto che Ghemon si è messo a studiare la chitarra ed il pianoforte (oltre che canto) per lavorare a questo disco con l’approccio compositivo della musica suonata. I testi, molto poetici e personali, sono assolutamente lontani dal linguaggio da gangster che spesso si associa alla musica rap. Non c’è un filo conduttore, ma a volerlo trovare lo si può identificare nel concetto di diventare adulti, con tutto ciò che può comportare, dal vivere l’amore ed i rapporti personali in una certa maniera, all’acquisire sicurezza in se stessi e nelle proprie scelte: «E non m’importa più di tutto ciò che è stato/ non c’è la rabbia e la paura che mi ha spaventato/ adesso sono qui dove tu mi hai lasciato/ tra le mie braccia stringo ciò che sono diventato» recita il ritornello di «Adesso sono qui», «E stare male non m’importa più/ sono in controllo di me stesso ora».

«Spero di interessare anche chi di solito sta alla larga dal rap perché lo giudica una musica per ragazzini» dice Ghemon: bersaglio centrato, senza ombra di dubbio. 

Elisa Russo, Il Piccolo 08 Giugno 2014

ghemon

 

Articoli consigliati