IL PICCOLO RUBRICA DISCHI: JONATHAN WILSON «Fanfare»

ARTISTA: Jonathan Wilson

TITOLO «Fanfare»

ETICHETTA: Bella Union

 

Fanfare-Packshot-web-1024x1024Di Jonathan Wilson si era sentito parlare con entusiasmo già all’uscita del precedente «Gentle Spirit» del 2011. Originario di Forest City, Nord Carolina, cantautore, compositore, polistrumentista, produttore, Wilson ha riportato in auge la melodia di Laurel Canyon e la tradizione del rock psichedelico americano. La grande attesa del suo nuovo «Fanfare» (Bella Union) è stata ripagata da un disco maestoso ed epico che ha affascinato critica e pubblico: si prevede sarà un nome di punta delle classifiche dei migliori album del 2013. Il suono della fanfara preannuncia un arrivo, un’occasione importante ed è un titolo di buon auspicio per l’intero lavoro e per la canzone di apertura in particolare. «Fanfare» racchiude 13 tracce, registrate nell’arco di nove mesi a Los Angeles, con il sound engineer Bryce Gonzales, prodotte dallo stesso Wilson. Cuore pulsante di «Fanfare» è, per affermazione dello stesso autore, il pianoforte Steinway a cui si accostano archi, violini, percussioni, cori, improvvisazioni e, in certi passaggi, un’orchestra intera. «Dear Friend» vira al blues e starebbe bene nella colonna sonora di un film di Hollywood, «Love To Love» ha un potenziale pop esplosivo, «Illumination» è puro omaggio a Neil Young come «Moses Pain» lo è a Dylan, «Lovestrong» è un suadente inno blues funk.

jw2-600x801La band che ha accompagnato Wilson in tour è presente anche su disco: Richard Gowen alla batteria, Dan Horne al basso, Omar Velasco alla chitarra e Jason Borger al piano e organo. La lista degli ospiti è da paura: Graham Nash, David Crosby, Jackson Browne, tre nomi sopra tutti. Ma anche Josh Tillman, Patrick Sansone dei Wilco, Taylor Goldsmith, Mike Campbell, Benmont Tench e la leggenda del folk britannico Roy Harper (in veste di co-autore di diversi brani). Eppure la visione che emerge è unica ed è quella di Wilson. Un grande senso di libertà, solennità ed ampiezza si sprigiona da ogni singolo episodio dell’album. Una libertà che forse la musica si concedeva più spesso in passato ed è incoraggiante vedere un artista che riesce a farlo oggi, risultando contemporaneo ma con lo spessore dei classici (siamo qui nei territori di «The Dark Side Of The Moon» dei Pink Floyd, «Mind Games» di John Lennon, «If I Could Only Remember My Name» di David Crosby e «Pacific Ocean Blue» di Dennis Wilson). Jonathan Wilson integra folk, funk, psichedelia e jazz in una maniera che ricorda le innovazioni di Tim Buckley. «Fanfare» è uno di quei (rari) dischi che ha le carte in regola per superare la prova del tempo. Perché Wilson sa distillare dalla sua collezione di vinili (e spesso con l’aiuto dei protagonisti stessi) i migliori ingredienti e trasformarli in qualcosa di diverso, mantenendo l’intimità che si ha quando si va a trovare dei vecchi amici che hanno sempre qualcosa di nuovo da raccontare.

 

Elisa Russo, Il Piccolo 20 Novembre 2013 

il piccolo 20.11.13

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