IL PICCOLO RUBRICA DISCHI: ROKY ERICKSON “TRUE LOVE CAST OUT ALL EVIL”

Artista: Roky Erickson (with The Okkervil River)Titolo: «True Love Cast Out All Evil»Etichetta: Chemikal Underground/Audioglobe

Il leggendario pioniere del rock’n’roll, Roger Kynard “Roky” Erickson, torna sulle scene dopo oltre 14 anni e lo fa con un album toccante, intenso, sofferto ma non oscuro. Perché pieno di Amore. Il vero Amore che spazza via tutto il Male del titolo: «True Love Cast Out All Evil» (Chemikal Underground/Audioglobe). Ad accompagnare egregiamente Roky, ci sono gli Okkervil River, band texana capitanata da Will Sheff (in questo lavoro, anche nelle vesti di produttore).
Roky è stato il leader (cantante, chitarrista e compositore) dei 13th Floor Elevators, la prima rock band che definì la propria musica “psichedelica”. Erano gli anni ’60, nel pieno della comunità hippie di San Francisco con i suoi lisergici esperimenti. Il suono dei 13th Floor Elevators (con hit storiche come «You’re Gonna Miss Me») ha influenzato una quantità enorme di band, dai ’60 ad oggi. La storia di Roky è stata compromessa dall’abuso di droghe, la malattia mentale, la detenzione in una clinica psichiatrica, l’elettroshock ed altri trattamenti sperimentali a cui è stato sottoposto. Il tutto aggravato da discografici e approfittatori che hanno lucrato sulla sua musica, lasciandolo in povertà. La situazione è stata presa in mano dal fratello di Roky nel 2001, da quel momento le cose sono migliorate e hanno garantito un po’ di stabilità al cantautore texano. “Credevo di essere Cristo, poi il Diavolo, poi un alieno”: mai come in questo caso, la tragica biografia dell’artista incide sulla sua opera. Le canzoni di «True Love Cast Out All Evil» sono state scelte tra un vasto repertorio di bozze che aveva registrato negli anni, fin dai tempi del manicomio e sono state rielaborate assieme a Will Sheff e ai suoi Okkervil River.
L’album si apre in punta di piedi con l’acustica «Devotional Number One», dalle atmosfere folk. Si spazia poi tra rock acido, country/blues (ma un blues non troppo triste, sebbene parli del trauma dell’elettroshock: «Ain’t Blues Too Sad»), gospel e soul, garage rock. Con dolcezza e solennità, Roky si guarda indietro senza autocommiserarsi («Forever» e «Goodbye Sweet Dreams») e soprattutto guarda avanti, dove c’è la luce. Una resurrezione che non è stata concessa alle rockstar morte giovani e dannate. Non a caso, le canzoni sono pervase da un forte spirito religioso (negli anni Roky ha trovato spesso conforto nella Bibbia ed è divenuto anche reverendo), un esempio su tutti: «God is Everywhere». «Be, Bring me Home» è un vero e proprio inno, in cui Roky proclama di amare la sua famiglia, Dio e la musica (magica e speciale). La toccante «Please Judge» parla della sua incarcerazione (trovato in possesso di un’esigua quantità di marijuana, si ritrovò a scontare una durissima pena, accanto a stupratori ed assassini). Amore, Dio, Speranza e Redenzione: un disco che smuove, arriva al cuore e scaccia il Male.

Elisa Russo, Il Piccolo 31 Maggio 2010

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