ARTISTA: San Fermin
TITOLO s/t
ETICHETTA: Downtown Records
San Fermin (come l’inquietante festa di Pamplona) è il nom de plume nonché titolo dell’album, folgorante debutto del compositore e cantautore di Brooklyn, Ellis Ludwig-Leone. Diciassette brani completamente scritti e arrangiati da lui stesso, in un periodo di sei settimane di isolamento tra le Montagne Rocciose, ad Alberta in Canada: condizione ideale perché: «Quando sei da solo e lontano dai punti di riferimento della tua vita di ogni giorno, le tue emozioni riempiono gli spazi vuoti. Tutto è amplificato: senti la vera solitudine e senti il vero entusiasmo quando hai composto qualcosa di valido. Per scrivere canzoni va benissimo, ma non mi metterei in questa situazione per nessun altro motivo, perché alla fine ne sei esausto». L’autore si è concentrato su alcuni temi esistenziali per lui fondamentali: la giovinezza, la nostalgia, l’ansia e l’amore non corrisposto. In un secondo momento ha gestito una ventina di musicisti (orchestra compresa) per dare vita e luce alle sue composizioni. Il disco è concepito come un dialogo tra un uomo e una donna, le parti vocali sono divise tra Allen Tate e il duo Jess Wolfe e Holly Laessig: l’alternanza tra voce maschile e voce femminile ricorda a tratti i più celebri Arcade Fire. Altri possibili paragoni sono quelli con Dirty Projectors, Grizzly Bear, Sufjan Stevens, Bon Iver, Scott Walker, The National, Beirut e qualcuno ha tirato addirittura in ballo Beyoncé, per le sonorità del singolo «Sonsick». Il cantautore newyorkese commenta: «”Sonsick” è come un attacco di panico travestito da festa di compleanno. Mi sono reso conto che i momenti più intensi sono quelli in cui due opposti mondi emozionali sono in conflitto dentro di te, nello stesso momento». Leone ha alle spalle una formazione nella musica classica (nell’album suona piano e tastiere), e questa eredità in qualche modo si sente, seppure l’album spazi tra generi come il nu-folk ed il pop orchestrale. «Renaissance!», brano di apertura (nonché uno degli episodi più riusciti dell’intero lavoro) è il manifesto programmatico di San Fermin, laddove Tate, con la sua voce profonda e baritonale proclama: «Sogno ancora cose magnifiche/ Vieni a svegliarmi/ Sto aspettando il tuo amore». Gli interludi musicali sono concepiti come paesaggi, è come se fossero l’inizio di un capitolo di un libro, per questo hanno titoli che danno coordinate spazio temporali come «At Sea», «At Night, True Love», «In the Morning». Sono anche come sequenze di sogni, tanto che l’album può essere interpretato come il flusso di coscienza che scorre nelle menti di una coppia sdraiata a letto e l’atto di addormentarsi tra le braccia di qualcuno è un’immagine ricorrente. Un album d’esordio ambizioso, solenne e vario, curatissimo nei dettagli e con grande enfasi alle dinamiche per un giovane artista (ventiquattrenne) da tenere d’occhio.
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Febbraio 2014