IL PICCOLO RUBRICA DISCHI: THEM CROOKED VULTURES E WOLFMOTHER

Artista 1: Them Crooked Vultures
Titolo: «Them Crooked Vultures »
Etichetta: RCA/Sony

Artista 2: Wolfmother
Titolo: «Cosmic Egg »
Etichetta: Modular

Them Crooked Vultures è un supergruppo composto da tre leggende del rock. Personaggi simbolo di decenni diversi: il bassista 63enne John Paul Jones (fondatore dei Led Zeppelin assieme a Plant e Page) è un’icona degli anni Settanta, mentre gli altri due sono dei paladini del rock anni Novanta. Ovvero: il batterista Dave Grohl (Nirvana e Foo Figthers) ed il chitarrista Josh Homme (Queens Of The Stone Age, Kyuss, Eagles Of Death Metal…).
Gli Avvoltoi Curvi (nome scelto perché gli altri nomi parevano già tutti presi, dopo un estenuante pomeriggio passato a digitarli su Google…) si sarebbero formati “ufficialmente” alla festa per il 40esimo compleanno di Grohl al Medieval Times di Buena Park, in California, mentre il festeggiato era nominato cavaliere e tutti indossavano coroncine di carta. Tra i tre musicisti sarebbe scattata subito la scintilla e la decisione di registrare un disco nudo e crudo, di rock’n’roll senza troppi fronzoli.
Un cuore pulsante di rock classico senza nessuna pretesa innovativa, con richiami abbastanza palesi ai QOTSA ed in parte anche agli Zeppelin stessi.
L’album è stato scritto, suonato e registrato nella stessa stanza, con lo spirito della jam session. Nessuno dei tre giganti prevale sull’altro e tutti hanno partecipato alla composizione e arrangiamento dei pezzi. “Them Crooked Vultures” è un disco potente e compatto, da ascoltare ad alto volume. Coinvolgente dall’inizio alla fine, anche se non tutte le 13 tracce sono dei capolavori, a livello compositivo. Ma ci sono episodi che si elevano parecchio, un esempio per tutti il singolo «New Fang».
In tema di rock classico con forti rimandi ai Led Zeppelin (ma anche ai Black Sabbath e Doors), assolutamente consigliato «Cosmic Egg» degli australiani Wolfmother. Andrew Stockdale, chitarra e voce, è stato abbandonato dal resto della band nonostante il botto dell’album d’esordio e ha radunato attorno a sé nuovi musicisti per realizzare questo secondo capitolo. Un uovo cosmico ad alto voltaggio, con la chitarra sempre in primo piano e testi surreali ispirati anche al cinema di Woody Allen e Fellini. Stavolta mancano hit epocali come «Woman», contenuta nel disco di debutto ma nel complesso è un lavoro godibile di onesto hard rock dal sapore retrò.

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