«È un racconto di una vita, quasi autobiografico, le nuvole in viaggio sono gli incontri, le persone che hanno fatto parte del nostro cammino, i sentimenti stessi, le emozioni… ognuno ha il suo cielo personale pennellato dalle proprie nuvole»: la cantautrice triestina Miriam Baruzza, con il progetto Illirya, presenta il cd “Nuvole di Passaggio” al Teatro di San Giovanni, venerdì alle 20.30. «Canto fin da piccola – racconta Miriam – ho poi fatto parte di tante band di musica etnica, folk, spirituale, bossanova… E da dieci anni con gli Illirya». Alla cantante e chitarrista si aggiungono Mauro Berardi (batteria, percussioni), Massimo Leonzini (percussioni), Edy Meola (flauto traverso, tastiere), Stefano Bembi (fisarmonica), Diego Vigini (chitarre), Alessandro Castorina (basso elettrico, basso fretless). «Illirya era una regione geografica molto ampia che comprendeva anche le nostre zone – continua l’artista triestina – un nome universale che racchiudeva popoli liberi con culture, lingue e musiche diverse, e la scelta di questo nome è un po’ legata alla mia storia personale. Per esempio, andavo in vacanza dai miei nonni a Ilirska Bistrica e gli spazi che ho incontrato hanno influenzato la scrittura di testi e la mia stessa sensibilità musicale: ho attinto i suoni e le idee dalla natura, dai luoghi. Illirya, insomma, è un ringraziamento alla nostra terra». In “Nuvole di Passaggio” tutte le storie di varia umanità narrate vengono paragonate a nuvole che passano nel cielo dell’esistenza: alcune lievi, leggere e quasi trasparenti, altre più dense e destinate a lasciare un segno, alcune addirittura temporalesche… «Al Teatro di San Giovanni ci saranno anche immagini e piccole azioni sceniche d’interazione fra me e un’attrice. Senza grosse velleità tecnologiche: l’impatto è dato dalle parole, io condivido il mio cielo sperando che gli altri possano goderne e essere felici di condividere poi il proprio con gli altri».
«Attraverso la mia musica – conclude – cerco di dare un colore diverso a ogni pezzo, nel cd c’è una coerenza musicale ma magari una canzone richiama più l’Africa, un’altra il Sud America, i Balcani, il Medio Oriente in modo che in questo pot-pourri di suoni si riconosca la mondialità e la possibilità di noi esseri umani di attingere a tutta la sapienza dell’universo per dare voce a un pensiero, un racconto, un sogno. Rappresenta bene il luogo in cui sono nata, non voglio aderire a uno schema musicale prestabilito. Il genere è cantautorale, folk, musica popolare con contaminazioni jazz, blues, afro. Ci sono sapori diversi: ogni musicista ha portato la sua sensibilità».
Elisa Russo, Il Piccolo 21 Febbraio 2019