IlVocifero
Esce il 27 settembre 2013
«Amorte» (Niegazowana)
Il nuovo progetto di Walter Somà (già co-autore dei due album solisti di Stefano Edda Rampoldi)
con Aldo Romano
e Fabio Capalbo.
Con la partecipazione di Gionata Mirai (Il Teatro degli Orrori)
Edda (ex Ritmo Tribale)
e Dorina Leka (X Factor)
Prodotto da Walter Somà e Fabio Capalbo
IlVocifero nasce da un’idea di Walter Somà (già co-autore dei due dischi solisti di Edda «Semper Biot», Niegazowana 2009 e «Odio i Vivi», Niegazowana 2012 vincitore del premio PIMI 2012 come miglior album solista e finalista al Tenco).
Tante canzoni nel cassetto spingono Somà a contattare nel 2009 l’amico Aldo Romano, cantante conosciuto molti anni prima nella loro città d’origine, Torino. «Aldo canta la poesia più diretta e cruda che io abbia mai visto incarnata in persona», dice Walter. L’alchimia tra i due funziona istantaneamente e i brani prendono corpo e forma in maniera naturale e fulminea, partendo da delle improvvisazioni intense ed ispiratissime, intuizioni arrivate dall’alto e colte al volo senza che vi sia un lavoro di costruzione ed artificio. Nascono vere e proprie «composizioni per l’anima». Aldo canta e si dimena come un Nick Cave, abbaia e ulula come un cane randagio, decanta come un Carmelo Bene sotto assenzio, ammalia suadente (nelle «Ultime Parole»), accarezza come un «Alito» per poi assestare calci e pugni: reale come solo Vita, Amore e Morte sanno essere. Ancora Somà: «Aldo ha un forte spirito di provocazione, ma sostenuto da un pensiero. Non fine a sé stesso».
Aldo da anni ha scelto di vivere da vagabondo, per strada. Per lui un modo per stare al mondo. Anche di questo trattano queste nuove canzoni.
In questi anni, Somà ha stretto un’intensa amicizia con Fabio Capalbo, regista (diversi videoclip all’attivo, tra cui Capossela, Verdena, Pacifico, Edda, Toni Bruna, Lorre ecc), batterista e tra i fondatori dell'etichetta Niegazowana. Fabio ha affiancato Walter ed Aldo in questa nuova avventura fin dall'inizio.
La genuinità rara del progetto ha facilmente attirato l’attenzione e la disponibilità di artisti che hanno portato il loro contributo in studio. L'Ensemble Vinaccia, band vigevanese già attiva da tempo, ha suonato l'ossatura dei brani e seguirà dal vivo il progetto.
Gionata Mirai de Il Teatro degli Orrori ha suonato alcune parti di chitarra, raccontandomi (in un'intervista uscita sul quotidiano Il Piccolo): «Ho trovato uno spessore umano e artistico notevole e se posso dare una mano portando un valore aggiunto ad un prodotto che è già buono di suo, sono ben disponibile».
Come Mirai, molti altri hanno offerto il loro talento in dono a IlVocifero. Memorabili le voci di Edda e Dorina che si sono prestati per alcuni cori, vocalizzi e voci da capogiro.
In «Lucyd» Dorina, oltre che prestare la voce, ha contribuito a livello compositivo, firmando le musiche.
Importanti e visionari i contributi dell’arrangiatore Carlo Sandrini, che ha scritto le parti di quartetto d'archi e fiati.
Essenziale il lavoro di Davide Tessari, che ha seguito il progetto sin dall’inizio e si è occupato della ripresa audio in studio, dell'editing e del mixaggio (oltre ad essere presente come percussionista e rumorista in «Nastro Solare»).
Gli interventi si sono sviluppati in maniera gratuita, fuori dalle logiche commerciali, mossi da autentica scintilla creativa e fede nel progetto.
Fabio Capalbo, oltre a suonare la batteria nel disco, ha condiviso la produzione artistica con Somà, affiancandolo nello sviluppo del progetto in ogni sua fase.
«Se vuoi ti stupisco/ con il mio sangue misto»: «Amorte» è un album che sorprende, perché non c’è nulla di analogo nel panorama italiano. Difficile tracciare coordinate musicali di riferimento, forse perché IlVocifero dichiara guerra al genere (parafrasando «Nastro Solare») e quindi anche al genere musicale come categoria che incasella e imprigiona. C’è il folk, il rock, il blues, la psichedelia, ci sono gli archi, i fiati, le incursioni elettroniche, i toni colloquiali del cantautorato mischiati all’attitudine e al furore del punk, soluzioni musicali sperimentali e ricercate… tutto s’intreccia senza badare a regole e confini, lasciando che la Passione e la Musica assieme traccino nuovi sentieri, senza rifugiarsi nell’espediente delle strade già battute. «Amorte» è una solenne dichiarazione di libertà, a tratti disperata ma sempre fiera, a testa alta. «Amorte» è una benedizione ed una condanna, è un viaggio zingaro per tutti i coraggiosi che scelgono di guardarsi dentro, esistere e resistere. Dagli inferi al cielo, andata e ritorno. Un giro senza itinerario, ma non senza meta.
Evviva l’anima. E così sia.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=mhXoJCvg90I&feature=c4-overview&list=UU2N_EHVNxXHxNPC1__7pymA[/youtube]
Walter Somà guida all’ascolto con un diario di nomi:
SeMPer BIoT – era da poco uscito “Semper Biot”,
disco che avevo scritto insieme
ad Edda. Dopo tanti anni, mi era tornata voglia di fare musica.
Io e Edda avevamo
delle canzoni piene di magia, uscite dopo un lunghissimo periodo di distanza dalla
musica da parte di entrambi per motivi di tossicodipendenza e successivo recupero.
fABIo – Durante il periodo della progettazione di “Semper Biot” avevo conosciuto Fabio
Capalbo, che è uno dei ragazzi dell‘etichetta Niegazowana, e che avevano deciso di
investire sul ritorno di Edda come solista.
Di Fabio mi colpì istantaneamente la sensibilità,
sia personale che artistica.
E velocemente mi venne spontaneo pensare che sarebbestato bello fare qualcosa di creativo insieme.
Fabio oltre ad essere un batterista molto
capace, è un ottimo regista, quindi un perfetto mix tra ritmo e visione. Due occhi spiritati
in mezzo ad una faccia da bravo ragazzo.
AlDo – Di lì a poco decisi di ricontattare Aldo Romano, un mio vecchio compagno di
avventure di Torino. Lui è un cantante e poeta di dimensione rara. Sono più di dieci anni
che non ci si vede. Le nostre strade si erano divise. Per quel che mi riguarda, avevo
lasciato Torino nel 1997 per curarmi.
Lui invece aveva scelto di fare il vagabondo,
divivere il suo senso di libertà stando per strada.
Aveva smesso di cantare da molto,
mai di scrivere invece. Parole di trascendenza, sempre, nonostante la strada, che quasi sempre ti tiene stretta a sé nelle necessità più elementari, e anche grazie ad
essa. Rispetto ad Aldo, ho sempre avuto la sensazione di qualcosa di lasciato in
sospeso, perché musicalmente non avevamo mai fatto nulla insieme. E questa cosa
l‘ho sempre tenuta dentro me, come un gesto che prima o poi sarebbe stato compiuto.
il nostro incontro è stato uno snodo: abbiamo passato due giorni insieme, per riconoscerci,
fare le canzoni. E in due giorni abbiamo scritto tutto il materiale per il disco. A parte tre brani
che avevo scritto io in precedenza, il resto sono frutto di improvvisazioni tra noi due, con la
chitarra e la voce. Come se questa lunga attesa, avesse spinto fuori tutto. Ogni canzone, è nata
da una singola ed unica improvvisazione, che ho registrato con mezzi di fortuna. Qualcosa
in casa, con un microfono ed un computer, altre per strada, con una piccola telecamera.
Riascoltando questi singoli take, mi sono reso conto di avere tutto il materiale per un disco.
l‘AUToProDUZIoNe – Ora c‘era da progettare tutto. Sentendo quei brani in versione
archeologica, l‘idea che mi veniva in mente era di fare un disco molto libero, senza dare
un parametro preciso dal punto di vista dello stile.
Avrei voluto farlo molto punk e al
tempo stesso anche psichedelico. Avrei voluto che suonasse duro ed elegante. Arrivavo
dall‘essenzialità folle e sgangherata di “Semper Biot”,
che è una cosa che mi rappresenta
molto, ma al tempo stesso sentivo l‘esigenza di passaggi tecnici e raffinati. Questa era
la visione a grandi linee, oltre al fatto che avrei voluto fare un disco costruendolo in una
cordata di passione, stando fuori da logiche commerciali, e lasciando che si avvicinassero
solo musicisti mossi dall‘amore per questo progetto. Insomma, l‘autoproduzione.
eNSeMBle VINAccIA – Con Fabio decidiamo quindi di produrre il disco insieme.
La prima cosa che mi propone è di coinvolgere l‘“Ensemble Vinaccia“, una band
di Vigevano, musicisti molto abili, per cominciare a dare forma ai brani. Dopo cinque
prove con loro i brani funzionano e sono bizzarri. Fabio alla batteria è perfetto;
Aldo al microfono trasfigura e i ragazzi dell‘Ensemble Vinaccia fanno il resto.
DAVIDe – Durante le registrazioni di “Odio i Vivi“, il secondo disco che ho scritto con
Edda, conosco il tecnico di studio Davide Tessari, ragazzo sveglio e abile. Dopo
aver ascoltato il materiale decide che ci registrerà il disco senza chiedere nulla in
cambio.
Quindi entra di fatto nel nucleo del progetto, seguendo ogni singolo passo e
curando gli aspetti che vanno dalle registrazioni iniziali al missaggio, oltre a suonare
le percussioni in un brano.
Registriamo tutte le strutture base in presa diretta con lui
e il suo aiutante federico calvara, in quattro giorni caldissimi d‘agosto, al Noise
Factory di Milano. Pochissima preparazione, ai limiti dell‘improvvisazione. Un
gesto da irresponsabili, ma l‘attitudine è ottima e le registrazioni vengono bene.
eDDA – Edda mi accompagna in studio, come fosse un fratello maggiore. Mi tiene
letteralmente per mano e mentre registro alcune chitarre rimane sdraiato dietro di me.
Infine partecipa a due brani, una logica continuazione del nostro rapporto artistico.
cArlo – Un altro elemento fondamentale è l‘arrangiatore Carlo Sandrini, che su intuizione
di Fabio si unisce al progetto successivamente, scrivendo gli arrangiamenti per quartetto
d‘archi e di fiati. La scrittura di Carlo è risolutiva, le partiture sono frutto di una visione
molto particolare. Quindi IlVocifero sempre di più diventa un circuito virtuoso che gira
attorno a me, Fabio e Aldo. Mi piace molto l‘idea di tenere aperta la porta alle persone che
sento artisticamente valide e con cui c‘è affinità umana forte.
GIoNATA – Durante quel periodo io e Gionata Mirai del Teatro degli Orrori avevamo stretto
amicizia e stavamo giocando con un po‘ di materiale. Avevo da poco trasformato in canzone
un suo brano per chitarra a 12 corde, per poi passarlo ad Edda che finisce di distruggerlo e lo
mettiamo in “Odio i vivi“. Gionata dopo aver ascoltato il materiale che stavamo preparando
per IlVocifero si offre di suonare in un po‘ di brani, regalandoci interventi molto profondi.
DorINA, rIcKY, eliSA – Tra le collaborazioni che hanno segnato profondamente il disco
c‘è quella con Dorina Leka. Dorina la conobbi tempo prima, grazie al ponte con i Russo‘s
di Trieste. ricky ed elisa russo sono giornalisti, vj ed esperti in musica tra i più preparati
in Italia. E‘ per esempio sopratutto grazie a loro che Toni Bruna è entrato in contatto con
la nostra scena e con Niegazowana. Elisa Russo mi presentò Dorina che all‘epoca stava
cominciando a ragionare su un suo disco solista. Nacque quindi tra noi due un rapporto
artistico molto forte. Dorina aveva una canzone scritta da lei, e la voleva buttare. Le chiesi
di poterla fare io con IlVocifero. Quel brano diventa quindi una delle canzoni più forti del
disco. Un duetto tra lei e Aldo, esplosivo. Dorina canta anche in un altro brano, ha una
voce incredibile ed un estensione ai limiti dell‘umano. Con lei la collaborazione va avanti
in parallelo con la produzione del suo disco.
Elisa Russo, luglio 2013