Giovedì alle 21.30 torna al Miela, dopo quasi 7 anni dalla scorsa pirotecnica esibizione, Bob Log III. In apertura: Franco Toro Lonesome Picker Beat On Rotten Woods. Bizzarria e talento sono un mix esplosivo che fa di Bob Log una one-man band tra le più richieste del pianeta, con una media di circa 150 esibizioni l’anno. Originario di Tucson, Arizona, è cresciuto ascoltando Chuck Berry, Bo Diddley e gli AC/DC. Entrato in possesso di una chitarra all’età di 11 anni, a 16 anni si innamora del Delta Blues.
Il musicista americano è solito salire sul palco vestito da uomo-proiettile, con un bizzarro casco da motociclista. Attaccata alla visiera del casco, c’è una cornetta telefonica con cui comunica al pubblico e canta. Seduto su uno sgabello con una chitarra acustica elettrificata appesa al collo, con i piedi comincia ad azionare i pedali di alcuni pezzi di batteria e varie altre percussioni. E poi comincia a suonare la chitarra come un demone, quasi sempre con la tecnica blues dello slide o con un fingerpicking imbizzarrito. Stravaganza, ma allo stesso tempo grande musica. La sua è una combinazione incendiaria di blues marcio, boogie-rock suonato alla velocità della luce e garage-blues ossuto e martellante. Folle, sporco e divertentissimo. Garage’n’roll a base di alcol e sesso. Busker-blues dalle periferie dell’America. In America Bob Log III è una specie di leggenda vivente: elogiato da Tom Waits e punto focale di un piccolo culto che vede protagonista l’etichetta Fat Possum e molti vecchi e giovani bluesman. La parola pronunciata più spesso nell’intervista da Bob Log è, non a caso, “fun” (divertimento):
«Amo suonare la mia chitarra. Amo trasformare la mia chitarra che suona in una stanza in una festa. Quello che ci aggiungo attorno serve solo per rendere la festa che la mia chitarra crea ancora più grande».
I suoi tour sono molto impegnativi, riesce ancora a divertirsi?
«Sono in tour sei mesi all’anno. Gli altri sei mi fermo. È quello che amo fare e suonare è sempre divertente. Non sono divertenti gli aeroporti e gli ingorghi di traffico. Ma suonare la chitarra sarà sempre piacevole».
Gira tutto il mondo. Trova reazioni diverse del pubblico?
«Giappone, USA, Finlandia, Australia… reagiscono tutti allo stesso modo. Saltano come matti, sudano e sorridono».
E l’Italia?
«È fantastica, sono molto fortunato a ritornarci».
Ha suonato al Miela nel 2008. Vedremo qualcosa di diverso sul palco?
«Ogni serata è diversa. Non puoi mai prevedere cosa combineranno le persone felici e danzanti».
Che musica ascolta?
«Country, rap, jazz, classica, Indiana Americana… Mi piace qualsiasi cosa sia divertente. Non mi piace solo la musica noiosa per adulti noiosi».
E in questi giorni cosa sta ascoltando?
«Speedy West e Jimmy Bryant».
Prossimi progetti?
«Suonare la chitarra ogni giorno è il mio unico progetto. E lo è sempre stato».