Martedì 12 Aprile, alle ore 21 il Teatro Stabile Sloveno (assieme a Bonawentura per la rassegna “Due Teatri in Accordo”) presenta il concerto di Boban I Marko Marković Orkestar. Hanno vinto la maggior parte dei premi ai quali dei musicisti serbi possono ambire nel loro paese: “Trumpet Maestro” (2 volte), “Golden Trumpet”, “First Trumpet”, “The Best Orchestra”, “The Best Concert”. La musica di Boban, di suo figlio Marko e della loro Orchestra (tredici persone) è pienamente definita dalle loro origini rom, che si rispecchiano nelle loro melodie. Oltre ai 13 album già pubblicati, hanno registrato per i film di Emir Kusturica “Underground” e “Arizona Dream”, collaborato con numerosi altri artisti europei come Roy Paci e Shantel ed i loro pezzi fanno parte di altrettanto numerose compilation. Negli ultimi anni si sono esibiti in moltissimi paesi in tutto il mondo. Al Festival Sziget, a Budapest nel 2001, l’Orchestra ha suonato al World Music Stage di fronte a 15.000 persone. Buon risultato per Boban, ma non per la band inglese Oasis: i britannici sono stati costretti a posticipare la loro performance di 30 minuti, poiché il pubblico non voleva che Boban smettesse di suonare!
La vostra musica è una miscela di tanti generi ed influenze, come si potrebbe riassumerla e definirla?
Marko: «La nostra musica è il risultato di una lunga tradizione e viene suonata soprattutto ai matrimoni. Un italiano una volta mi disse che voleva imparare a suonare la chitarra perché da voi le ragazze corrono dietro ai chitarristi. La stessa cosa non si può dire per il sud della Serbia. Da noi le donne stravedono per i trombettisti. Non riuscirei ad immaginare nessuna delle mie ex compagne di scuola correre dietro ad un chitarrista! La musica che l’Orchestra propone è ancora fortemente legata al nostro territorio, conosciuto in tutto il mondo come la “Repubblica della Tromba” e ai ritmi tipici della musica rom ma i miei insegnanti, mio padre Boban e mio nonno Dragutin, mi hanno incoraggiato a dare alla nostra musica un timbro diverso, originale, che gli altri fanno grossa fatica ad imitare. La mia esperienza è diversa da quella di mio padre, che rimane il mio primo e vero idolo. Ho avuto la possibilità di ascoltare, sin da bambino, la radio o la televisione e, ai miei tempi, le cassette sono diventate presto CD. Ho ascoltato molta musica rom ma il jazz con la sua libertà di improvvisazione ha avuto la meglio su di me. Non suono mai la stessa canzone nello stesso modo e cerco di essere, in tutto quello che faccio, semplicemente Marko Marković. Dopo una lunga serie di esperimenti e di “esplorazioni” nel vasto panorama musicale che mi si è aperto grazie alle moltissime e fruttuosissime collaborazioni, sono giunto alla conclusione che la nostra musica non può che essere definita “romski jazz”, il jazz dei rom».
Ha tante collaborazioni alle spalle. Ci può dire qualcosa in particolare di quella con Emir Kusturica e di quella con Roy Paci?
Boban: «Ho incontrato Goran ed Emir per la prima volta ad una festa organizzata da un eminente personaggio pubblico. Ero lì con la mia orchestra per suonare in questa lieta occasione. Affascinati dalla nostra abilità, Bregović e Kusturica mi chiesero di registrare la colonna sonora per Arizona Dream (1992) e, successivamente, per il pluripremiato capolavoro Underground (1995). Non ho, però, preso parte alle riprese in quanto la partecipazione attiva al film mi avrebbe portato via quasi un anno ed io ero impegnato con l’Orchestra in giro per i concerti.
La collaborazione con Roy Paci è nata quando lui ha chiesto di suonare con una band di trombettisti affermata e in grado di soddisfare le sue esigenze musicali. Frank London, che aveva già avuto modo di lavorare con noi, gli ha suggerito di ascoltare la nostra musica. Dopo averlo fatto, Roy ha accettato di collaborare con noi e noi ne siamo stati onorati. Roy è un grande artista, l’Italia intera può andarne fiera».
Ci può dire qualcosa riguardo alla formazione attuale e sul tipo di concerto che vedremo a Trieste?
Boban: «La formazione attuale dell’Orchestra di Boban e Marko Marković comprende tredici musicisti provenienti dal sud della Serbia. I miei ragazzi vivono tutti nelle vicinanze, a Vladičin Han – dove abito anch’io – e nei paesi vicini. L’Orchestra comprende 5 trombe (tra cui io e Marko), 4 tenori, una tuba e tre percussionisti. Il muro di suono è assicurato. A Trieste presenteremo, come sempre, il meglio del nostro repertorio anche se alcuni pezzi li decidiamo al momento, seguendo i sentimenti e le emozioni del pubblico. Non ci piacciono gli schemi troppo precisi. C’è chi trova la precisione interessante e chi la trova arida. Io appartengo al secondo gruppo».
Cosa ci può dire della collaborazione con suo figlio?
Boban: «La collaborazione con Marko è nata in maniera assolutamente spontanea. Non avevo messo in conto che mio figlio mi seguisse nella carriera di musicista. Non mi ero neanche reso conto che Marko lo sognava da anni. A 5 anni ha ricevuto la prima tromba e ha iniziato a suonare, ma io non l’ho mai preso sul serio. C’è da dire che in quegli anni ero per la maggior parte del tempo fuori casa per i miei tour e non sapevo esattamente cosa succedesse nella cameretta di Marko e Tamara (mia figlia) in mia assenza. Marko restava spesso lì, rinchiuso per giornate intere, a provare le canzoni tradizionali. Mia moglie Lidija mi ha poi raccontato che, quando io partivo, Marko rimaneva in giardino e mi guardava fino a che io non scomparivo e poi, sconsolato, si metteva a suonare seduto per terra. Un giorno, quando mio figlio aveva già 12 anni, Lidija mi insistette, sebbene fossi stanchissimo, ad ascoltare le prove di Marko. Un po’ controvoglia, mi alzai e la seguii. Non potevo credere alle mie orecchie! Non solo Marko era in grado si suonare… Tutto ciò che usciva fuori dal suo strumento era semplicemente incredibile! Immediatamente lo invitai a registrare in studio e due anni dopo è diventato a tutti gli effetti membro della mia Orchestra. Una grande soddisfazione per me, come per qualsiasi genitore! A 18 anni, come la tradizione vuole, Marko ha ricevuto l’Orchestra in regalo per il suo compleanno. Attualmente mio figlio, ventitreenne, è il compositore e il primo solista della nostra band».
Oltre a Roy Paci, apprezza altri musicisti italiani? Che opinione ha del nostro paese? Ed in particolare cosa conosce/ricorda di Trieste?
Boban: «Dei musicisti italiani apprezzo in particolare Paolo Fresu, con cui Marko ha avuto l’onore di suonare lo scorso giugno alla Reggia di Venaria a Torino. Come un po’ tutti gli stranieri, sono stato affascinato dalla voce e dall’elasticità di Adriano Celentano. L’Italia è di sicuro ai primi posti della lista dei miei paesi preferiti. Camminando per le vostre città si respira arte e cultura, la storia è a portata di mano, come in un museo a cielo aperto. Per non parlare poi della vostra cucina! Da voi ho mangiato tantissimi anni fa per la prima volta la frittura di calamari e me ne sono innamorato! Da allora i ristoranti della mia Vladičin Han non se li fanno mai mancare… Trieste ha un significato particolare per noi abitanti delle repubbliche della ex- Jugoslavia. Per noi, andare a Trieste significava entrare in contatto con il mondo occidentale ed era la nostra meta preferita per lo shopping. In qualche maniera, Trieste non è stata mai una città all’estero. Per decenni l’abbiamo sentita un po’ “nostra”. Recentemente l’Unione Europea ha abolito il regime dei visti per la Serbia, che è durato per ben 18 anni. Adesso sono tutti liberi, tempo e finanze permettendo, di passeggiare per piazza Unità d’Italia o di visitare il castello di Miramare».
Con chi avrebbe sognato di collaborare?
Boban: «Ho avuto modo di collaborare con moltissimi musicisti con cui ho desiderato lavorare. Mi restano i Gipsy Kings, con cui non avuto la possibilità fino ad ora… Ma mai dire mai!».
Nella vostra carriera c’è musica dal vivo, cd, colonne sonore, documentari… quali sono i progetti che vi vedranno impegnati nei prossimi mesi?
Marko:«Siamo sempre impegnati su più fronti e spesso non abbiamo il tempo di partecipare a tutti i bellissimi progetti che ci vengono proposti. Suoniamo in media 100 concerti all’anno, viaggiamo molto e non ci resta molto tempo libero. Il 2011 è sicuramente l’anno contrassegnato dalla Balkan Brass Battle, la competizione che ci vede impegnati contro un’altra Brass Band quotata in tutto il mondo: Fanfare Ciocarlia. Le due orchestre più famose dei Balcani si affronteranno sullo stesso palco contendendosi il titolo di re incontestato della musica ad ottoni. La sfida non ha un gran senso perché NOI SIAMO I MIGLIORI! (Scherzo). A maggio parte il primo tour europeo che toccherà le città e le sale più importanti d’Europa. Purtroppo non abbiamo ancora una data in Italia. Sebbene il vostro paese sia uno dei nostri preferiti, negli ultimi anni non abbiamo avuto un numero adeguato di concerti. Speriamo che le cose cambino presto! Abbiamo in programma di registrare il nostro prossimo album a settembre e presto sul mercato ci sarà il CD registrato in collaborazione con i Fanfare Ciocarlia proprio per la Balkan Brass Battle».
Elisa Russo, Il Piccolo 10 Aprile 2011