INTERVISTA A CARMELO PIPITONE A TRIESTE il 13.06.19

“Cornucopia” è il suo primo album da solista e narra «il breve viaggio di un piccolo uomo tra i vicoli sporchi di una città. È anche il racconto di un condannato a morte dalla vita, che viaggia nel tempo per raggiungere e combattere Dio»: il siciliano Carmelo Pipitone ha dato luce alle sue canzoni approfittando di uno stop dei Marta sui Tubi, band di cui è chitarrista (e co-fondatore, nel 2002). Dopo sei dischi, una partecipazione a Sanremo, collaborazioni da Lucio Dalla a Franco Battiato, i Marta hanno deciso di prendersi una vacanza: «Se non ci fosse stata questa pausa – riprende Pipitone – non sarei riuscito a realizzare un disco mio, e infatti in 15 anni non avevo mai trovato il tempo necessario, o si era in giro a suonare o si stava insieme a comporre, provare, buttare giù nuove idee. Per la prima volta mi sono potuto organizzare e dar vita a un album solista». Lo presenta questa sera alle 19.30 al Teatro Stabile Sloveno di Via Petronio per il festival Tact in collaborazione con Yeah, l’ingresso è gratuito.

Sarà in duo con Lorenzo Esposito Fornasari.

«Mi accompagna Lef – risponde Pipitone – cantante già in un altro mio progetto, gli O.R.K. (con Pat Mastelotto dei King Crimson e Colin Edwin dei Porcupine Tree ndr) nonché produttore del mio disco. Ci sono degli strani macchinari che lui gestisce dal palco, in uno spettacolo particolare in cui si incontrano anche canzoni che mi hanno forgiato come artista. Da vedere oltre che da sentire».

“Cornucopia” (uscito per La Fabbrica Etichetta Indipendente) è un concept album. Il tema?

«Il marciume. È la visione del mio alter ego che dopo un percorso di vita si accorge che tutto cambia, compreso il suo stesso modo di vedere, anche l’angolo che ha percorso ogni giorno per quarant’anni può sembrare differente. L’effetto può essere strano, grottesco o anche molto ironico. È come se al posto degli occhi avesse dei filtri nuovi e vede il mondo per la prima volta, come fosse giovane».

Per questo in copertina ha delle ics di nastro nero sugli occhi?

«Racchiude alcune cose che non sono riuscito a inserire nei testi, gli occhi barrati, il fatto di essere nudo, come fosse una rinascita, un ritorno alla natura che è una cosa che mi manca tantissimo da quando vivo a Bologna. Una sorta di nuovo personaggio, esaltato ma ridicolo perché nudo, con tutti i difetti in mostra».

Il giro di boa dei 40 anni è un altro filo conduttore?

«Mi dicono che mia nonna era già vecchia a 25 anni (ride ndr). La mia generazione fatica a essere adulta, pigliarsi le responsabilità, non si vuole mollare un certo stile di vita».

A complicare le cose, trovarsi immersi nei social ma non avere l’impianto mentale dei nativi digitali?

«Siamo una via di mezzo, non siamo la nuova generazione che è quella dei nostri figli, loro gestiscono benissimo la tecnologia (anche se avranno altri problemi, perché l’esagerazione porta a non saper fare niente senza di essa). Noi siamo stati catapultati dal Game Boy alla vita virtuale. Ricordiamo ancora le lire ma facciamo proiezioni su un futuro improbabile. Non siamo psicologicamente pronti e la vita ce lo fa capire ogni giorno».

Avevate annunciato un anno sabbatico per i Marta sui Tubi. La pausa si sta allungando?

«In maniera naturale. Ci sentiamo ma non c’è l’impellenza di riattaccare. Eravamo saturi e quindi ce la stiamo pigliando con calma. Un giorno torneremo, ci manca quel tipo di aria che respiravamo. Ma siamo anche cambiati e forse abbiamo un po’ paura di affrontare di nuovo quello stile di vita».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 13 Giugno 2019

Carmelo Pipitone

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