Intervista a Chassol al Miela il 23.03.18

«Quando sai suonare il piano sei “armato” per tutta la vita. Sono un combattente. Difronte a un dolore devi avere il tuo modo di esorcizzarlo»: il francese Christophe Chassol, classe ’76, pianista (comincia a suonare a soli 4 anni), compositore, direttore d’orchestra, così rispondeva a chi nel 2005 lo interpellava subito dopo aver perso entrambi i genitori, diretti da Caracas a Martinica, in un disastro aereo. L’artista che molti hanno definito “il sosia di Basquiat”, sarà in concerto al Miela accompagnato da Mathieu Edouard alla batteria, venerdì alle 21.30. Una rivista francese l’ha descritto come “il maestro di solfeggio che tutti avrebbero voluto avere”: «Anche insegnare mi piace tantissimo», commenta Chassol con un sorriso. Già direttore musicale per icone electro-pop come Sebastian Tellier e Phoenix, nonché consulente per il cantautore e rapper americano Frank Ocean, Chassol è stato per anni il miglior segreto nascosto della scena musicale parigina; tra i suoi sostenitori Laurie Anderson, Terry Riley e Gilles Peterson.

«Se dovessi descrivere la mia musica a chi non la conosce – dice – partirei dai miei ascolti: adoro le colonne sonore, la musica orchestrale e la classica “strana”, così come Miles Davis, Frank Zappa ed Ennio Morricone. Con la tecnologia oggi è possibile prendere dei video ed editarli creando suoni che vanno a comporre una nuova colonna sonora. La musica che esce è jazz, rock, classica contemporanea, hip-hop, roba che ricorda Marvin Gaye». Ma anche electro pop, lounge, world music… c’è talmente tanto nel sound di Chassol che ha dovuto inventarsi un genere per definire la sua musica: l’ha chiamato ultrascore («la definizione è nata per gioco quando iniziai a realizzare armonizzazioni video e poi è rimasta») ovvero un metodo di composizione originale, elaborato per rappresentare musicalmente l’universo di suoni che la realtà ci offre. A Trieste porta lo spettacolo incentrato su “Big Sun”, ultimo capitolo della trilogia discografica ispirata a tre luoghi (New Orleans, India, Martinica), in ognuno ha registrato suoni, rumori, voci, canti di uccelli: «Tre viaggi, tre esperienze intense. A New Orleans, poco dopo Katrina, ho incontrato chi aveva perso tutto, è stato lacerante. L’India potresti odiarla per la sporcizia, le mosche, il sovraffollamento ma l’ho adorata per la musica devozionale e per la spiritualità. La Martinica già la conoscevo, la mia famiglia ha lì le origini e da piccolo ci andavo in vacanza».

In Italia è stato spesso… a Roma, Torino, Firenze, alla Biennale di Venezia: «Mi piace l’arte italiana, e ci sono tante parole che ho imparato al conservatorio legate alla musica che hanno un suono bellissimo. Devo dire, però, che – fuori dal campo artistico – con gli italiani ho sempre avuto un sacco di problemi. L’Italia è un paese razzista, come lo è del resto la Francia. Adesso che vengo nel vostro paese come musicista più conosciuto, con un po’ di soldi, è cambiato tutto, ma quando ci venivo anni fa (in tour con i Phoenix ndr) ero sempre “il ragazzo nero” e basta. Mi faceva così rabbia! Adesso sono cresciuto e ho superato certe cose. Ma c’è un razzismo radicato e uno spostamento preoccupante di molta gente verso l’estrema destra». La musica può essere un antidoto? «Può salvare alcune persone». Per i prossimi mesi Chassol annuncia: «Una collaborazione con Solange (sorella di Beyoncé ndr) iniziata a gennaio, con lei avevo già diviso il palco a New York; un lungo tour che toccherà anche il Giappone e un nuovo album».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 22 Marzo 2018

Chassol Il Piccolo

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