Venerdì alle 21.30 Cosmo è in concerto al Teatro Miela. La serata rientra nel ciclo “Sound&Vision” e come di consueto prevede anche “contaminazioni tra immagine, luci e suono” prima e dopo il concerto (dalle 19.30 nella zona bar e dalle 23 con Tstc X Fluid Collective).
Dopo avere attraversato l’Italia e avere scandito con la sua musica l’estate del 2016, Cosmo è tornato con uno show rinnovato nella forma e nella sostanza, pensato appositamente per i locali al chiuso e tutto da ballare.
“L’ultima festa”, il suo secondo disco, può essere considerato come uno degli album italiani più apprezzati dell’anno ancora in corso. Trainato dal singolo omonimo, un brano che ha spopolato nelle radio finendo regolarmente nella top 50 dei brani più trasmessi dai grandi network nazionali dallo scorso maggio fino a oggi, “L’ultima festa” è la dimostrazione che anche in Italia un nuovo tipo di pop è possibile.
La missione di Cosmo è semplice: unire melodie killer, testi intelligenti e attitudine spiccatamente pop con i suoni e le strutture tipiche della musica elettronica da club.
Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, che ha suonato per anni nella band da lui fondata, i Drink to Me, racconta: «Ho un bel ricordo del centro di Trieste, sono stato un paio di volte con i Drink To Me al Tetris. L’ultima volta avevo trovato una Bora massacrante, mi viene in mente adesso perché qua ad Ivrea c’è un freddo terribile. Sono curioso perché come Cosmo non ci sono mai venuto, e questo è un momento particolare, voglio vedere come risponde la città».
Che spettacolo propone?
«Porterò in teatro la discoteca. Il live è abbastanza “aggressivo” nei suoni e nell’attitudine, sempre pop ma a livello sonoro molto forte, con la cassa che batte in quattro in quasi tutto il concerto, come ad un dj set dance. Sul palco con me ci sono Mattia Boscolo e Roberto Grosso Sategna, entrambi batteristi che io faccio suonare in piedi sia percussioni fisiche che elettroniche, danno energia e funzionano visivamente. Uso l’effetto controluce con le barre led e le luci sono sincronizzate alla musica».
Solo pezzi dell’ultimo disco?
«Ne ho ripreso qualcuno del disco precedente riarrangiandolo come se l’avessi scritto oggi, in chiave molto più spinta a livello ritmico, dance con suoni più scarni ma potenti come resa. Ho adattato i pezzi vecchi al mood e allo stile dei nuovi e quindi sono riuscito a legarli in maniera più coerente».
Una sua canzone si chiama “Dicembre”. Sembra non amare l’avvicinarsi del Natale.
«Ma no, non mi dispiace questo mese. Quella è la canzone più romanzata del disco, non parla di me ma prendo ispirazione da cose accadute accanto a me. Il tema è quello dell’incomunicabilità e certe cose vengono fuori in maniera particolare sotto le feste».
Il termine pop si porta ancora addosso un alone di pregiudizio, tanto che a volte si specifica “pop raffinato” o “di classe”.
«Forse è un retaggio culturale di sinistra, delle generazioni precedenti, per cui bisognava ascoltare la canzone d’autore impegnata e non il pop. E altri hanno il retaggio del punk, l’idea dell’autoproduzione, dell’essere indipendenti. Siamo in una fase in cui dobbiamo superare ste robe, perché è l’unico modo per fare un pop di qualità. Ci sono tanti musicisti che conosco che fanno cose ultrasperimentali, ma secondo me se si mettessero a fare pop lo farebbero molto meglio di altri e in radio passerebbe roba più varia».
Calcutta, Motta, i Cani, The Giornalisti, Ex – Otago… Il muro del mainstream è stato davvero sfondato?
«Il pubblico si sta allargando in maniera trasversale, ai miei concerti c’è di tutto, non ci sono solo gli appassionati di musica ma c’è anche il pubblico che ti scopre per caso, che magari si è sorbito “L’ultima Festa” che ha fatto molto successo in radio. È un pubblico eterogeneo, io non ho fatto successo solo nella scena indipendente. Ai miei concerti ci sono genitori con i figli, diciottenni, i tamarri… Tutti! La gente comune ha bisogno di qualcosa di nuovo, in tanti me lo dicono. Gli appassionati di musica magari sanno che non ho fatto nulla di innovativo, un disco di pop e dance fatto con il cuore però per molti è una novità perché quella roba non c’è, non gira».
Compare anche nel nuovo disco di Boosta.
«Ha fatto un disco di duetti e mi ha contattato con la canzone già pronta. Io poi gli ho chiesto di poter intervenire un po’ sul testo e sulla melodia e lui mi ha concesso tutta la libertà del mondo e mi sono sentito molto a mio agio».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Dicembre 2016