Da quasi un anno, la cantante triestina Dorina Leka si è trasferita in Germania, a Monaco, dove porta avanti la composizione del suo primo album. Nel frattempo, però, non ha interrotto le collaborazioni con gli artisti italiani. Dorina, nota al grande pubblico per la partecipazione ad X Factor nel 2010, in passato aveva già prestato la voce nei dischi di Frank Get, Makako Jump, Al Castellana&Soul Combo (la compilation “Bless The Ladies”). Tra le collaborazioni degli ultimi mesi: a livello nazionale quella con IlVocifero (“Amorte” è stato considerato da molti uno dei dischi indipendenti più interessanti del 2013) e a livello locale con Massimiliano “Maxino” Cernecca (“Ciano Mitraglia e il Civapcicio del Destino” è il titolo del cd, un’opera rock in dialetto triestino). Esce in questi giorni (in esclusiva su Rockit) il videoclip di «Lucyd» de IlVocifero, con la regia di Fabio Capalbo (Verdena, Vinicio Capossela, Edda, Toni Bruna, Pacifico).
Dorina, mi racconti come è nato il brano (e perché avresti voluto buttarlo)?
«”Lucyd” è stata una delle prime improvvisazioni piano e voce che avevo fatto per il mio album, ma come spesso è successo all’inizio, facevo fatica ad accettare le mie prime esplorazioni.
A Walter Somà invece piaceva un sacco e visto che stava già lavorando su IlVocifero mi chiese se potevo donargliela per il suo progetto con Aldo Romano e Fabio Capalbo. A distanza di tempo devo dire che la sua è stata un’intuizione corretta, perché ora “Lucyd” è proprio una bella canzone!».
Che esperienza è stata girare questo videoclip?
«L’abbiamo girato a Milano in due giorni, intensi è dir poco. Io ero tesa perché si trattava del mio primo videoclip, e quindi non sapevo proprio come comportarmi. Ma alla fine sia io che Aldo ci siamo lasciati andare, grazie anche al supporto di tutte le belle persone che hanno lavorato per la realizzazione di questo video.
In primis Fabio Capalbo, un capolavoro di regista, Nicola Cattani alla direzione della fotografia con cui ho condiviso non poche risate, e Marco Maccarini che si è dato da fare affinché tutto andasse per il verso giusto.
E poi Walter Somà, che alla fine teneva le redini emozionali mie e di Aldo!».
Vedendo i teaser che anticipavano il video, mi aspettavo qualcosa di più onirico. Invece il video è davvero molto crudo, selvaggio, “sporco” (vedi la scelta di utilizzare l’olio) e direi coraggioso. Che valenza ha per te questa scelta?
«Rispecchia perfettamente la canzone, e l’insolito duetto. Quello non è un amore onirico o ideale, è carnale, radicato, straziato e passionalmente Lucyd(o)! Fabio è stato un Maestro nell’esprimere tutto questo attraverso le immagini, e poi c’è da dire che Aldo buca lo schermo col suo sguardo, è stato bravissimo e mesmerico. La mia pelle comunque ringrazia la quantità d’olio usata per il video, non è mai stata così morbida».
IlVocifero è un progetto di nicchia: è piaciuto moltissimo a chi l’ha recepito, ma in molti non sono riusciti ad entrarci. Secondo te come mai?
«Gusti e sensibilità diverse. Io personalmente lo ritengo un ottimo album, è stato fatto con molto amore ed altrettanto coraggio, nudo e crudo come le emozioni e le immagini evocate dai testi. Ci trovo dentro molta umanità, tanta urgenza di urlare un disagio esistenziale che bene o male tutti hanno, ma di cui in pochi accettano di parlare in maniera così sfacciata e allo stesso tempo pregna di poesia. Per me è veramente il disco dell’anno, e lo dico in primis come ascoltatrice (“Nastro Solare” comunque è la mia canzone preferita!)».
Quest’anno sei comparsa anche nel cd di Maxino. Mi dici due parole su quel progetto?
«Ah! Maxino xe fenomenale! Quando go sentido l’intero progetto “Ciano Mitraglia e il Civapcicio del Destino” stavo mal, ridevo e no rivavo a fermarme. Poi desso gira anche il videoclip ufficiale de “Tornime la costola” dove go cantado anche mi nei panni de Eva “la cocccoglia”, Maxino in quei de Adamo e Mauro Gori Dio onnipotente. Che dir, secondo mi Maxino xe una Rockstar, e volessi vederlo un giorno al Nereo Rocco. Ghe verzo mi el concerto. Gratis».
Da quasi un anno vivi a Monaco. Quali sono le principali differenze Germania-Italia nello stile di vita in generale e soprattutto nel modo di vivere la musica?
«C’è molta professionalità e concretezza nei discorsi, (certo, anche qui ci sono le eccezioni). Devo dire però che mi sono trovata molto bene a collaborare con i musicisti tedeschi, sono veramente molto disponibili e mettono subito le cose in chiaro. L’importante è saper chiedere, arrivare puntuali e non perdersi in chiacchiere. Ecco, diciamo che “l’improvvisazione” non è molto apprezzata fuori dall’ambito jazz!
Per quanto riguarda invece il pubblico, magari non sono così calorosi come da noi in Italia, ma il loro rispetto per chi sta sul palco lo manifestano ascoltando attentamente, senza disturbare e, cosa che mi ha colpito molto, non ho mai sentito nessuno giudicare qualcuno in maniera distruttiva e gratuita. Nemmeno scherzando».
Cosa ti manca di Trieste? E cosa invece ti fa piacere aver lasciato a distanza geografica?
«Avrei una lista intera da farti, a partire dal mio ragazzo Matteo, la mia famiglia, i miei amici, la mia città… ho molta nostalgia del posto che mi ha cresciuta. Mi manca proprio respirare l’aria di casa, bere un buon bicchiere di vino in osmiza, farmi un giro sulle rive. Nonostante questo, però, Trieste – ma forse dovrei dire proprio l’Italia – non offre una possibilità di crescita, non nutre il tuo potenziale e soprattutto non ti incoraggia a fare di meglio. Molte chiacchiere, e poca sostanza. È veramente un peccato, perché oltre ad essere una splendida città, Trieste ha dei talenti notevoli».
La tua creatività non si limita al campo musicale. Sei un vulcano di idee. Mi dici quali sono le tue più grandi passioni, al di là della musica?
«In questo momento mi sto concentrando sul disegno. Ho ripreso a disegnare perché voglio entrare all’Università di Monaco per Arte e Multimedia. Mi piace lavorare con i programmi di grafica e di video, fare siti web, creare progetti multimediali, lavorare con le frequenze audio/visive. Non so se mi basta questa reincarnazione».
Elisa Russo, Il Piccolo 10 Febbraio 2014
Lucyd
(Dorina Leka – Walter Somà – Aldo Romano)
andare verso la catastrofe per forzar la mano all’avvenire
nei movimenti che fai
l’amore ha uno strano sapore di morte
e ti vedo senz’anima – tu dove sei ? –
ti voglio vivo
senza libertà
l’amore è una malattia
ah perché l’amore così con te si può
solo Distruggere
e fare quel che è più possibile
per dirti
che con me ce ne possiamo andare
sai
ormai
che tu puoi ancora dirmi che
“se mi ami non hai più speranza di seguire l’occhio che è in te” LAHI
senza libero movimento
mi uccide in cuore
che per te vorrei di pietra filosofale
sì la morte
l’amor te
dell’abitudinario siam proprietà privata
te vorrei solo te – e allora vivimi libero il dover fuggir da te –
e la vita che ci costringe insieme
senza libero movimento mi uccide in cuor
che per te vorrei
di niente – il tuo niente –
amami liberati di me
amami ahohahah
o bene come ci siam potuti incontrare – so con chiarezza il tuo tramontar limpido –
sai il tuo non dir niente casta patrimoniale
che io voglio altare ti amooooo
per amare: l’amore è il primo a liberare.
e la vita che ci costringe insieme insieeeeeemeee – la mia continua assenza in una strada percorsa insieme incomunicabile inpronunciabile inesprimibile…–
insieme grrrrehehohahfuhhh
senza libero movimento
se mi ami non hai più speranza.
speranza.
l’amore ci chiede il dovere di fuggir da questa ci-viltà
la maniglia è la chiave di questa civiltà.
amami lib am mamì di me
amami liberati di me liberati di me
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