INTERVISTA A FRANCESCO MOTTA, IL 09.04.16 AL MIELA (TS)

MOTTA 2Il debutto solista di Francesco Motta «La fine dei vent’anni» (Woodworm) è uno dei dischi del momento. Il tour parte l’8 aprile dalla sua Pisa e la seconda tappa è sabato 9 aprile, alle 21.30, al Teatro Miela (organizza Bonawentura in collaborazione con Safe and Sound). Il cantautore e polistrumentista toscano è in pista da diversi anni: due dischi con i Criminal Jokers, al basso, chitarra e cori con Nada, alla batteria con Il Pan del Diavolo, tecnico del suono con gli Zen Circus, chitarra e tastiera con Giovanni Truppi… Sulla soglia dei trent’anni, che compirà ad ottobre, forte delle esperienze accumulate, ha chiamato a sé Riccardo Sinigallia (tra i migliori produttori e autori, già con Niccolò Fabi, Max Gazzè, Tiromancino, Luca Carboni…) per produrre un disco davvero di spessore. Oltre a Sinigallia, che è anche co-autore di alcuni brani, ospiti nel disco: Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explosion), Giorgio Canali, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita), Alessandro Alosi (Pan del Diavolo) e tanti altri. Motta ha già suonato a Trieste con i suoi progetti precedenti e dice: «Mi sembra una delle più belle città d’Italia, mi affascina che sia così lontana dal Sud ma il mare fa sì che ci sia un po’ di Sud anche a Trieste».

Del suo disco si parlava benissimo già prima che uscisse, come mai?

«Perché un po’ di cose le ho fatte in questi dieci anni ed era tantissimo tempo che stavo lavorando a questo album. In un mondo in cui siamo anche troppo abituati alle cose fatte molto velocemente, prendersi il tempo di fare le cose con cura paga. Mi viene in mente il lavoro che ha fatto anche Iosonouncane che è sparito per quattro anni in Sardegna per lavorare ogni giorno a “DIE”. Penso che ci sia più voglia di ascoltare musica su cui si è perso un po’ più di tempo. Vedo che gli ascoltatori stanno apprezzando i miei testi e anche la musica, tutto il lavoro che c’è dietro».

Anni fa aveva già in mente un disco solista come punto di arrivo?

«Non ci pensavo perché quando suonavo con i Criminal Jokers la mia priorità era quella. Poi con la fine dell’adolescenza ho sentito la voglia di mettere il cuore sul tavolo e la mia faccia in copertina e a quel punto essere un portavoce di una band era per me un passo indietro rispetto a quello che volevo fare».

Riccardo Sinigallia?

«Lavoravo al disco da tanto, ma abbiamo cominciato a fare sul serio da quando è arrivato lui, un anno e mezzo fa. È l’artista che sento più vicino, a cui voglio più bene, mi ha emozionato collaborarci».
Ha scritto canzoni sulla felicità, anche se a volte è più facile dire che si sta male, nella musica come nella vita.

«L’uomo è dedito a lamentarsi. Lo faccio anche io. Sto bene, ma ho i soliti problemi che ha chiunque. È più facile sottolineare le cose che non vanno, quindi ho fatto uno sforzo in più».

Un consiglio ai ventenni?

«Cito uno dei più grandi poeti di questi anni, Gianni “Gipi” Pacinotti che ha scritto: “Ho un consiglio per i giovani artisti: invecchiate”».

Chi l’accompagna al Miela?

«Cesare Petulicchio (batterista dei BSBE), alla chitarra Giorgio Maria Condemi che ha collaborato con Marina Rei e tanti altri e alla tastiera Leonardo Milani che è un compositore di colonne sonore».

La scaletta?

«Oltre al mio album ci sarà anche qualche pezzo dei Criminal Jokers, quelli più adatti a questo tipo di live».

Andrebbe a Sanremo?

«Dovrei andarci con un pezzo mio e non penso che lo accetterebbero. La vedo dura, ma sì, ci andrei».

Prossimo singolo?

«Uscirà il video di “La fine dei vent’anni”».

 

Elisa Russo, Il Piccolo Aprile 2016

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