Sabato 9 aprile alle 22.40 l’americano Kory Clarke/ Warrior Soul sarà in concerto alla Casa delle Culture di Prosecco. I concerti cominciano già alle 18 con una serie di quotate band locali: Tytus, Damned Pilots, Black Pope, TSO, Concrete Jelly e il dj Raul DeLaRaul.
Clarke fondò i Warrior Soul nel 1987 a NY e la band conobbe un notevole successo negli anni Novanta (di culto l’album del 1991 «Drugs, God and The New Republic»), con tanto di contratto milionario con la Geffen. Dopo aver suonato nei più grandi festival mondiali, in tour con Metallica e Soundgarden, ed essere diventati una delle più amate hard rock band del periodo (perfino Lars Ulrich dei Metallica li considerava il suo gruppo preferito), nel 1995 si sciolgono. Il carismatico (quanto imprevedibile) Kory realizza qualche album solista e nel corso degli anni 2000 riprende anche il marchio Warrior Soul. Ad aprile arriva in tour in Italia: il 5 a Vogogna (VB), il 6 a Torino, il 7 a Scandicci (FI), l’8 a Milano ed il giorno dopo a Trieste. Clarke si rivela un buon conoscitore del nostro Paese e anche delle nostrane rock band, dice: «L’Italia è rinomata per la bellezza naturale, la storia antica, l’arte ed i paesaggi, e non dimentichiamo il cibo. Amo suonare in Italia ma devi stare attento al vino che bevi prima del concerto. Per quanto riguarda le band, so che c’è una specie di scena post glam che trovo interessante. E poi non so se è una vostra moda o semplicemente un inglese un po’ mal interpretato, ma trovo che abbiate delle band con dei nomi “sorprendenti”. Credo che la musica dei gruppi a cui mi riferisco sia molto meglio rispetto ai nomi che si sono scelti. Citerò come esempio i Wankers di Padova, Parker Barrows è un grande produttore e con la loro crew fanno della gran musica, la sua etichetta si chiama Jetglow rec. Non capita spesso di andare in tour con due band con nomi unici come Wankers e Blowjobs, ma ho anche avuto a che fare con The Dancing Craps a Roma ed ora Junkie Dildoz (ride ndr). Penso che dovrò cominciare a dare i nomi alle mie band quando sono in Italia, Warrior Soul (Guerriero dell’anima ndr) forse non è un gran nome, accidenti!».
Sarà a Trieste per la prima volta, è mai stato nei dintorni?
«Qualche anno fa ho suonato ad un festival a Lubiana, un posto bellissimo. Un nostro caro amico e famoso fotografo, Alex Ruffini di Venezia, ci ha fatto da guida ma ancora non avevamo avuto occasione di suonare a Trieste. Questa volta veniamo con una gran band e abbiamo raggiunto nuovi livelli di precisione ed esecuzione. Ci aspettiamo che il pubblico rimanga colpito, come è successo con il sold out di Londra a novembre ed il sold out di Atene a dicembre. Vi invitiamo a venire e sperimentare i Warrior Soul nella loro forma più pura. Prometto che suoneremo solo le canzoni belle. Non quelle brutte e cattive (ride)».
Che concerto vedremo?
«Mi accompagnano Miguel Martins alla chitarra, che è co-produttore e chitarrista anche del mio ultimo disco solista “Payback’s A Bitch” e che arriva da Londra, Christian Kimmett al basso dalla Scozia, che sta suonando con me da tre anni ed è il mio braccio destro in tour, Michael Branagh alla batteria che ha studiato con Neil Peart, è di Belfast ed ha fatto con me tre tour. Suoneremo una scaletta diversa dall’ultima volta che siamo stati in Italia e pescheremo da tutti gli album. Ci piacerebbe suonarli tutti!».
Cosa rimane allo spettatore?
«Spero rimanga esausto a causa del gran circolo di energia, vero divertimento ed eccitazione. Un approccio rigenerante al rock’n’roll».
Il pubblico che reagisce meglio?
«A Londra, Atene, New York, Detroit, in Scozia, a Roma e Torino».
Cosa può dirci di “Light Your bonfires”?
«La canzone è l’anthem per la nostra popolazione che è stata privata di tutto da un’elite di corrotti. L’album omonimo contiene versioni acustiche e semi acustiche dei classici dei Warrior Soul».
Il suo stile di vita?
«Vivo sulla strada scrivendo, suonando, producendo musica e dipingendo. Non ho una macchina. Non credo che il possesso sia importante e vivo in maniera molto semplice e, per la maggior parte, felice».
Quale rockstar le sarebbe piaciuto essere?
«Johnny Rotten, John Lee Hooker, Paul Rogers, Jimi Hendrix, Morrison».
Scrive anche poesie e realizza dipinti che vende su Facebook.
«I miei dipinti stanno andando bene negli ultimi anni e le cose continuano a migliorare. Ho chiesto di fare uno show combinato con Enrico De Carlo degli Hollywood Killerz che è un eccellente artista grafico, a Torino in primavera. Mi è stato chiesto di tenere show del genere anche in Svezia a giugno e negli USA. Intanto continuo a vendere via Facebook e per strada».
Prossimi progetti?
«Cominciare a scrivere un paio di nuovi album, uno dei Warrior Soul e poi ho qualcos’altro in serbo».
Elisa Russo, Il Piccolo 9 Aprile 2016