Ho avuto tante opportunità nel mondo musicale, mi sento fortunato. Quando ho cominciato con i Sonic Youth, già tenere un concerto era un sogno. Siamo riusciti a fare della musica la nostra vita e questa è la più grande ricompensa». Lee Ranaldo si guarda indietro con orgoglio: in fondo nessuno, all’inizio degli anni ’80, avrebbe potuto immaginare quanto la “gioventù sonica” avrebbe rivoluzionato la musica alternative rock mondiale. Il chitarrista americano ne parlerà venerdì, al Bastione Rotondo del Castello di San Giusto, in una serata a ingresso libero targata Yeah che comincia alle 20.30 con il chitarrista Leonard Medica Gregoric, studente del Tartini, che curerà insieme a Lee la preparazione del live cercando di carpirne i segreti.
«Il mio show si chiama “Songs and Stories” – continua Ranaldo – proietto video, suono sia acustico che elettrico, soprattutto canzoni dal mio ultimo album “Electric Trim”, e poi ci sarà un moderatore sul palco che condurrà una discussione, coinvolgendo anche il pubblico per delle domande».
Il suo legame con l’Italia?
«Date anche le mie origini italiane mi ha sempre incuriosito il vostro paese e recentemente ci sono venuto spesso, qui mi sento in famiglia. Sono amico della band torinese My Cat Is An Alien e ho collaborato con Teho Teardo (e a breve faremo di nuovo qualcosa assieme)».
Oltre che chitarrista, è produttore, autore di libri di poesie, artista visivo…
«Mi piace essere attivo in diversi ambiti artistici, esprimere la mia creatività a più livelli».
La sua giornata tipo?
«Ho una vita famigliare bella piena e a New York ci sono milioni di cose da fare, tenersi occupati è più semplice che altrove. Sono anche un ciclista e cerco di farmi delle lunghe pedalate almeno due o tre volte alla settimana».
Frequenta ancora la scena musicale newyorkese?
«Quest’anno sono stato molto preso tra viaggi e la chiusura del nuovo album, quindi sono stato un po’ meno presente, ma di base la seguo, è sempre una scena molto vitale, a volte quello che succede qui arriva in tutto il mondo, altre volte rimane underground ma comunque molto interessante».
Dopo tanti anni con la band gira da solo. Le differenze?
«Da solista hai il controllo completo, decidi tutto tu ma a volte può essere, appunto, un po’ solitario. Con il gruppo ti confronti con tante idee differenti, è tutto molto interattivo, la socialità è stimolante ma magari sei costretto a cedere su cose che avresti fatto diversamente».
Novità in vista?
«Un disco è pronto, ne sono molto soddisfatto. È frutto della collaborazione con Raul Refree di Barcellona, abbiamo combinato beats elettronici con strumenti acustici, la definisco musica “electronic folk”, qualcosa di nuovo per noi. Uscirà a fine anno con il titolo “Names of North End Women”».
Nel 2011 i due componenti dei Sonic Youth, Thurston Moore e Kim Gordon, coppia anche nella vita, annunciano la separazione dopo un matrimonio di 27 anni. Lì finisce anche la storia della band?
«La nostra carriera è stata strepitosa, incredibile quanti fan abbiamo raggiunto e come, negli anni, la nostra visione della musica si è guadagnata rispetto e seguaci in tutto il mondo. Un sogno realizzato, e tanto divertimento. In futuro? Chissà».
Elisa Russo, Il Piccolo 5 Luglio 2019