
Quella di sabato 16 gennaio 2016 è la prima data in regione per la reunion degli Upset Noise, leggende dell’hardcore triestino, attivi dagli anni Ottanta fino alla metà dei Novanta e di nuovo in pista dall’anno scorso. Suonano al Deposito Giordani di Pordenone, preceduti da Warfare e A New Scar.
Gli Upset Noise nascono all’inizio degli anni Ottanta a Trieste, tra i fondatori c’era anche Fabrizio Fiegl (diventato poi batterista dei Negazione, dj nel giro dei Sangue Misto e venuto a mancare nel 2011); i cambi di formazione sono numerosi (dal 1981 ad oggi oltre a Fiegl hanno militato negli UN: Giorgio Macoratti, Gianfranco Busletta, Icio, Fausto Franza, Sandro Zarotti, Edi Roncelli, Paolo Cattaruzza, Stefano Bonanni, Lucio Drusian, Guido Zamattio, Massimo Arban, Yure Donati…). La prima uscita discografica è del 1983 (“Vi Odio”, ep condiviso con i Warfare); nel 1985 esce l’ep “Disperazione Nevrotica” e il nome degli Upset comincia a girare parecchio. Nel 1986 Stefano Bonanni sostituisce Fiegl alla batteria, alla voce arriva Lucio Drusian che comincerà a scrivere testi in inglese: è un nuovo corso che porta alla pubblicazione del primo full-lenght
“Nothing More To Be Said” nel 1987, e all’ep “Growing Pain” dell’89 (ed il singolo “Growing Pains” viene anche ripreso dai berlinesi Jingo de Lunch). La band suona in tutta Europa, spesso in apertura di nomi molto conosciuti della scena metal, hardcore e punk (D.R.I., Holy Terror, Social Unrest, Accused, Cro-Mags, Into Another, Coroner…). La formazione degli ultimi anni si stabilizza con il veneziano Lucio Drusian alla voce, l’udinese Stefano Bonanni alla batteria ed i triestini Fausto Franza e Massimo Arban alle chitarre e Guido Zamattio al basso. Nel 1993, quando esce quello che rimane ad oggi l’ultimo album, “Come to daddy”, la band può vantare una certa popolarità e grande rispetto da parte della scena hardcore e metal nazionale ed internazionale. Circa due anni dopo, il percorso della band si ferma, fino a gennaio 2015.
«Al Deposito sarà la prima data in Friuli dopo tanti anni, almeno venti mi sa!», commenta emozionato il frontman Lucio Drusian.
Per chi non lo sapesse, chi erano gli Upset Noise?
«Lo sappiamo tutti chi erano no? Erano un gruppo di ragazzi di Trieste che negli anni Ottanta, quando l’Italia musicalmente era nel terzo mondo, cercavano di fare qualcosa di diverso assieme agli altri gruppi dell’area: c’erano i Warfare di Gorizia e gli Eu’s Arse di Udine che sono ancora in pista e godono di ottima salute. Pian piano sono andati avanti, hanno fatto la loro strada, hanno deciso di provarci sul serio, hanno fatto dei dischi, hanno trovato il modo di uscire dall’Italia e suonare anche all’estero, finché ad un certo punto, come accade spesso, il gruppo ha perso la sua spinta iniziale e si è sciolto per vari motivi».
La band nasce a Trieste e la maggior parte dei suoi componenti sono triestini. Tu (assieme all’udinese Bonanni) sei un’eccezione. Trieste l’hai comunque frequentata. Che ricordo hai della città negli anni Ottanta-primi Novanta?
«Ho ricordi molto vivi di quel periodo, io sono di Venezia ed abitavo a Mestre; sono entrato negli Upset Noise da fan, quando mi hanno chiesto di cantare con loro nel 1986 ero onorato ed anche imbarazzato! Negli anni poi sono passato spesso a Trieste e ci ho vissuto, ho anche lavorato un periodo all’Opp. All’epoca c’erano un sacco di gruppi. Mi ricordo una sala prove sperduta a Log (San Dorligo)… era molto bello ed era molto più rock di quanto potessero essere altri capoluoghi che frequentavo come Padova o Mestre, mi piaceva molto Trieste perché aveva questa cosa molto internazionale nell’atteggiamento della gente, c’erano due o tre motoclub, una scena eterogenea, ti confrontavi con questi rockers, con quelli che seguivano il metal, il punk… ho un ricordo molto bello di quel periodo».

Le più grandi soddisfazioni di quegli anni?
«La prima mini tournée che abbiamo fatto nel 1987 che ci ha portato anche a far uscire “Nothing More To be Said” la ricordo bene. Ci ha dato molta soddisfazione la prima volta che abbiamo suonato con i D.R.I. che all’epoca era un gruppo mitico, ci confrontavamo con questi gruppi di portata internazionale e scoprivamo che erano ragazzi come noi che si stavano divertendo e che facevano più o meno le stesse cose che stavamo facendo noi. Nel nostro immaginario erano delle rockstar, ma in realtà non era così, era gente che come noi lavorava e magari si prendeva le ferie per suonare in giro».
Oltre alla grande amicizia con i Jingo de Lunch, altri incontri di quegli anni?
«Con i Jingo de Lunch l’amicizia era cominciata già prima, avevo conosciuto Yvonne prima di entrare negli Upset Noise. Abbiamo sempre avuto un buonissimo rapporto con tutte le altre band. La prima data della reunion l’abbiamo fatta con i Poison Idea e mi ha fatto una certa impressione, è stato molto bello».
Nel 1995 arriva la fine degli Upset Noise. Che cosa succede?
«Ho avuto un problema di salute molto serio, per fortuna è andata a buon fine, altrimenti non sarei qua. All’epoca non ho voluto rendere pubblica la cosa, per il mio carattere preferisco starmene in disparte in situazioni così. Posso dire che non si trattava di aids, visto che qualcuno lo pensava, avendo frainteso il testo di “Next to the living dead” che in realtà parlava di una mia esperienza lavorativa come operatore in una casa di malati terminali di aids. Ho avuto molta fortuna. Ma non penso che gli Upset Noise si siano sciolti solo per quello, gli altri comunque avevano continuato per un po’, quando me n’ero andato».
Quindi pensi che comunque l’esperienza degli Upset fosse arrivata al capolinea, al di là della tua malattia?
«Secondo me sì. Abbiamo corso all’impazzata per tanti anni, per 5 anni abbiamo avuto un’accelerazione immediata e abbiamo fatto un disco ogni due anni, un sacco di tournée e altre esperienze, la band aveva avuto cambi di line-up abbastanza frequenti. Ad un certo punto c’era un po’ troppa pressione su quello che facevamo. Avremmo comunque avuto bisogno di fare una pausa, di cambiare aria in qualche maniera. Ma chiaramente la pausa è durata più del previsto!».
A quel punto, però, il nome Upset Noise rimane nel mito, non viene dimenticato. Cosa è rimasto nel cuore di chi vi seguiva?
«Sicuramente per il pubblico triestino e friulano il fatto che la band fosse di Trieste. Ed il fatto che ci siamo dannati per fare quel che abbiamo fatto. Dal vivo davamo sempre il 100% di noi stessi. Poi un modo diverso di affrontare il discorso dei testi, ci credevo e ci credo molto in quello che scrivo. Forse all’epoca siamo stati un po’ sottovalutati rispetto a chi veniva da Milano, Torino, Roma, Bologna. Siamo sempre rimasti un po’ provinciali, per gli altri. Ma negli anni siamo stati rivalutati parecchio, continuo a ricevere tanti ringraziamenti, saluti e fotografie dell’epoca da ragazzi della Germania, del Belgio, dell’Olanda dove abbiamo suonato, mi fa sempre molto piacere. Magari non ce ne siamo neanche resi conto della portata esatta di quello che stavamo facendo. E forse è un bene, no?».
Dopo vent’anni vi ritrovate, com’è andata?
«Negli anni abbiamo continuato a sentirci, magari saltuariamente. Dieci anni fa mi sono trasferito in Romagna, Fausto è venuto a trovarmi, Bonanni l’ho visto quando suonava a Bologna, con gli Eu’s Arse. Ma non ero ancora molto convinto della mia situazione fisica.
Poi l’etichetta discografica FOAD, ha contattato i ragazzi perché voleva ristampare il primo demotape “Disperazione Nevrotica”. Poco dopo hanno deciso di ristampare anche “Nothing More To be Said” e dopo un lunghissimo travaglio è uscito, anche con “Growing Pain”, un live in Olanda e un dvd con la storia degli Upset Noise. Ha un bel suono, è registrato bene, ed è uscito anche grazie a Enrico K Susi che ci ha sempre dato una mano. Per promuovere questa uscita ci hanno chiesto una reunion. Ci siamo trovati per delle prove e poi la prima data a Poviglio e da lì abbiamo continuato».
E questa formazione attuale com’è nata? Rispetto all’ultima formazione mancano il bassista Guido Zamattio ed il chitarrista Massimo Arban.
«Entrambi si sono trasferiti all’estero. Abbiamo deciso per una formazione con una chitarra sola, quella di Fausto che se la cava egregiamente e abbiamo preso Yure Donati al basso, lui sapeva i pezzi meglio di noi, che li avevamo dimenticati! Abbiamo un po’ riadattato le cose perché prima suonavamo con due chitarre. Adesso ha preso una certa compattezza e il risultato non mi dispiace affatto».
Ai concerti avete trovato vecchi fan o anche qualcuno che non vi conosceva?
«I vecchi fan, gli amici di sempre li abbiamo ritrovati. Abbiamo scelto di limitare le apparizioni a favore della qualità. Abbiamo suonato con gruppi un po’ più grossi e attivi come gli OFF!, GBH, Poison Idea… e c’era anche molta gente che all’epoca non era neanche nata ed il responso dei ragazzi è stato entusiasmante. E ti vengono a chiedere se hai dei dischi fuori ed è divertente! L’ultima data che abbiamo fatto a Ferrara con i GBH c’erano tanti ragazzi giovani che non sapevano chi siamo e si sono divertiti; ne sono orgoglioso».
La tua emozione la prima volta che sei risalito sul palco?
«A Poviglio c’era una situazione particolare, c’era un sacco di gente che non vedevo da anni, vecchi amici, un clima di grande festa e c’erano molte aspettative ma non ho trovato grosse differenze da venti anni fa, la scarica di adrenalina prima di salire sul palco, e poi ti trovi tra i compagni della tua band e parte la prima nota e si apre una porta su un’altra dimensione e diventa tutto più facile, più sciolto. L’emozione c’è stata, molto forte… diventa una forma di dipendenza, poi non puoi farne a meno».
Negli anni di pausa degli Upset Noise ti eri dedicato a qualche progetto musicale?
«Per un periodo più o meno lungo ho completamente e volontariamente lasciato la musica alle spalle non volevo neanche ascoltarla, per due – tre anni facevo di tutto per non interessarmene ma non è una cosa di cui puoi fare a meno e ho cominciato a fare il dj, con i dischi rock… ogni tanto ho cantato con gli Hormonauts con cui sono molto amico, oppure ho prestato la voce per qualche coro, anonimamente».
Ed il futuro? Ci saranno inediti?
«Effettivamente nelle ultime prove sono venute fuori delle cose nuove e stiamo pensando seriamente a come svilupparle… cose stimolanti ed interessanti, se tutto va bene qualcosa verrà fuori».
La scaletta al Deposito?
«Sin dall’anno scorso abbiamo deciso di non fare cover vogliamo fare solo la nostra musica al 100%, solo pezzi degli Upset Noise da “Disperazione Nevrotica”, “Nothing More to be Said”, “Growing pain”. È più giusto dedicare il poco tempo che abbiamo a quello che abbiamo fatto noi».
Vuoi aggiungere qualcosa?
«Spero venga molta gente perché è la prima data in Friuli. Ci saranno anche i Warfare, un ritorno a casa, A New Scar nuovo progetto di Bonanni, ottimo combo di hardcore d’impatto. Chi ha voglia di vedere questi vecchi pirati che continuano ancora a suonare venga… noi vi aspettiamo!».
Elisa Russo, in parte su Il Piccolo, Lunedì 11 Gennaio 2016