Questa sera alle 21.30 (ieri, 2 dicembre) Massimo Zamboni sarà ospite del XIII Festival Internazionale di Poesia (organizzato da Club Anthares, in collaborazione con Nadir Pro e gli Ammutinati) allo Stabilimento Ausonia di Riva Traiana. La serata prevede anchel’International Trieste Poetry Slam: alle 19.30 una giuria selezionerà i poeti che parteciperanno allo slam finale delle 20.30.Zamboni, fondatore dei CCCP e CSI e ora affermato musicista solista, autore di colonne sonore e scrittore, ha da poco realizzato un nuovo album: “L’estinzione di un colloquio amoroso”.

 Quest’estate ha portato a Udine il concerto assieme a Nada, che ricordo ne ha? 
«Ottimo, con un pubblico molto caldo e appassionato. Il Friuli è da sempre un luogo che mostra grande attenzione alla musica che non sia di consumo. Ricordo perfettamente i grandi concerti di musica prog e alternativa già a partire dagli anni 70 in poi, quando in Italia era ancora difficile poter ascoltare gruppi come King Crimson, Area e tanti altri».

Stasera porta lo spettacolo “Tre motivi di saggezza”. Di che cosa si tratta?
«Sono ospite di un festival di poesia, dunque l’attenzione maggiore sarà riservata alla parola: letture su basi musicali e una manciata di canzoni in chiave acustica. È un ragionamento sulla saggezza, qualità di cui non mi arrogo certo il possesso, sul dover ammettere malvolentieri che saggezza si accompagna spesso a sconfitta, inermità, estinzione. Il contenuto dei miei ultimi lavori discografici».

Il suo pubblico varia a seconda del contesto?
«Il luogo contenitore seleziona di per sé un pubblico, trovo sempre più spesso e con sorpresa persone anziane in libreria o spettacoli teatrali e reading, e ovviamente più giovani nei club».

È stato spesso a Trieste, che rapporto ha con la città?
«Un rapporto lunghissimo, molto affezionato, per ragioni personali oltre che artistiche. L’aria che si respira a Trieste, e che si è sempre respirata, è molto adatta a me, per il suo essere italiana e nordica, e assieme per il suo rimandare a mondi lontanissimi e orientali. E poi, la sua “grazia rude”, parafrasando Saba».

Qual è lo stato di salute della poesia in Italia, nel 2010?
«Altamente sofferente, come il nostro paese. Fortemente necessaria, obbligatoria. Una àncora per il nostro essere sbattuti al vento del quotidiano. Uno sguardo non tecnico al cielo. Una mano non predatrice nella terra».

Il 2011 in cosa la vedrà impegnato?
«Il quotidiano è la scrittura e la musica. Ma più che altro, come tutti, a cercare ragioni per continuare. E restare qua».

Elisa Russo, Il Piccolo 2 Dicembre 2010


 

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