INTERVISTA A MATTEO DAINESE, IL CANE

Venerdì alle 21.30 al Tetris suona Il Cane, preceduto dai Muleta (band veneta prodotta da Giorgio Canali). Il Cane, all’anagrafe Matteo Dainese (Dejligt, Il Moro e il Quasi Biondo, Meathead, Ulan Bator, Here…) presenta il suo nuovo album «Risparmio Energetico» (Matteite/Venus) scritto, registrato e arrangiato da Dainese tra Odense (DK), Udine, Roma e New York e missato da Simone Sant all’Entropia Studios di Udine. Tra gli ospiti del disco: Andrea Appino (Zen Circus), Enrico Molteni (Tre Allegri Ragazzi Morti), Franz Valente (Teatro degli Orrori), Enrico Berto (Amari), Lorenzo Commisso (Il Moro e il Quasi Biondo), Fabio Cussigh (Betzy), Ru Catania (Africa Unite, Wah Companion), Manuel Fabbro (Ulan Bator), Gianluca Liva (Alfabox).

«Al Tetris canterò dividendomi fra la chitarra e il ventennale timpano dei Jitterbugs, accompagnato come sempre dagli amici e fedeli compagni di avventura Andrea Pierasco (al basso) e Claudio Cossettini (alla batteria e al “portatile”)», spiega Dainese. «Riguardo al set sarà lo stesso dell’ultimo live di dicembre, quello della serata de La Tempesta al Rivolta, per intenderci. Una data caratterizzata ovviamente da una serie di brani del nuovo disco, ai quali ci siamo già affezionati».
Da cosa nasce il titolo del nuovo lavoro?
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Il risparmio energetico a cui alludo è l’unico sistema di autodifesa da tutto ciò che ci coinvolge emotivamente e che, nel bene e nel male, ci circonda. Proprio come per il cane del Moro (Lorenzo Commisso) che, in totale risparmio energetico, corre su tre zampe anziché quattro. Nello specifico la metafora nasce nell’estate del 2010. Estate dura per me, in cui ho passato un periodo di fortissimo stress, speso principalmente a cercare un sistema di autodifesa per tentare di non farmi succhiare l’energia dal prossimo, imparando piano piano e per la prima volta a dosare la mia. Lo slogan del disco, il titolo quindi, arriva spontaneamente dallo slang che uso quotidianamente con gli amici. Un esempio? “Mollami altrimenti vado in risparmio energetico…”».
Che cosa ti ha ispirato?
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I miei testi sono dei veri e propri diari di bordo (che ovviamente capisco solo io, eh eh), di conseguenza di personale c’è moltissimo perché descrivono tutto quello che mi succede dentro e fuori ogni giorno, tutto e tutti quelli che hanno il potere di farmi sorridere, piangere o incazzare. Alcuni brani sono addirittura antecedenti al primo disco de Il Cane, scritti fra Odense e New York per il mio progetto in inglese Dejligt, che ho voluto riproporre per la loro spontaneità e immediatezza. Le altre canzoni sono nate tra Roma e il mio studiolo udinese, partendo come sempre dalla composizione della batteria, che resta il mio strumento, quello che mi permette una volta scritta la sua parte di immaginare il resto della musica e le voci (o gli insulti dei vicini che, fortunatamente, sono più in risparmio energetico del sottoscritto e non li ho mai visti in faccia)».
In “Risparmio Energetico” ci sono tanti ospiti. Oltre che validi musicisti sono per te (credo) amici. Mi dici due parole sul contributo che ciascuno ha portato nell’album? Nell’ambiente musicale trovi più spesso collaborazione o competizione?
«Hai detto bene, Elisa. Tutti gli ospiti che hanno suonato anche in questo secondo capitolo, a vario titolo, sono amici. Molti di loro sono anche ottimi musicisti che rispetto e ammiro. Mi piace questo tipo di scambio e di collaborazione soprattutto perché scrivo le canzoni da solo: il confronto diventa anche una necessità pratica oltre che una crescita musicale fondamentale, voglio dire. Senza contare il peso emotivo e umano del tempo condiviso con loro, non solo a suonare, ma a confrontarsi o semplicemente a scherzare. Divertenti gli aneddoti con Franz del Teatro degli Orrori, che ha suonato su “Risparmio energetico” contemporaneamente ad altre due batterie; come quello con Appino degli Zen Circus e Annapaola Martin con cui, dopo un’orgia di cori urlati che incitano a non prendersi sul serio, sono partite delle chitarre spettacolari di Andrea, ovviamente irripetibili per me dal vivo (eh eh). E ancora è con affetto che ripenso alle chitarre arrivate via mail da Enrico Berto e Ru Catania che, una volta montate sui brani, mi hanno emozionato molto; o all’assolo alla “Vasco Rossi” fatto alla “prima” da Simone Sant, direttamente nel suo banco mixer; e ancora al basso decisamente dub di “Cucina” di Enrico Molteni dei Tre Allegri Ragazzi Morti, in piena fase rasta. Per fortuna in tutto questo non vedo competizione se non quella costruttiva che serve a crescere, sorridere e sorprendersi piacevolmente alla fine di un lavoro».
Hai viaggiato molto e anche vissuto dei periodi all’estero. Ora fai base a Udine. Segui la scena musicale cittadina? Cosa succede dalle tue parti? Hai mai voglia di scappare di nuovo dalla tua città?
«Per fortuna scappo sempre perché suono spesso in giro per la penisola con più gruppi ma non escludo mai la possibilità di trasferirmi in altre città, come ancora in altre nazioni: il mio lato zingaro è indelebile. Qualcosa di buono e di nuovo c’è qui, però. La “scena musicale” in città sta crescendo grazie al lavoro svolto dal Circolo Cas*Aupa, che oramai è una garanzia, ma anche grazie a nuovi spazi come il Giù al Nord, che si è rivelato subito un’ottima palestra e vetrina per i gruppi locali».
Hai anche un legame con la scena di Pordenone e la Tempesta. Questa volta il tuo disco esce però per la tua Matteite. Hai in previsione altre uscite per la tua etichetta?«Sì, in realtà la voglia c’è e pure i dischi ci sarebbero. Dopo aver seguito la produzione artistica degli elio p(e)tri, di Lavinia e dei miei album, sia come Il Cane sia come Dejligt, ora sto seguendo altre tre band ma non si sa ancora per chi usciranno. Vedremo. Comunque appena ci saranno novità sarete i primi a saperlo…».
Fare musica in Italia è sempre più un’impresa ai limiti dell’eroico (Bruno Romani ex Detonazione mi ha detto: “voler vivere di musica in Italia è come aprire una boutique di Armani in Sierra Leone”). Cosa ti spinge a continuare? Tu fai musica da molti anni, le cose sono davvero peggiorate o è sempre stata così dura?!
«Ahinoi, le cose sono decisamente peggiorate. È una realtà, un dato di fatto, esattamente come “la guerra dei poveri” del “fantastico” mondo indie italiano. Comunque stiamo ancora parlando di musica, cioè di poter dire e scrivere delle cose, riproporle ed emozionarsi, che è la base di tutto. È la catena naturale del rock’n’roll che mi spinge ad andare avanti con il sorriso, anche se amo sempre di più gli Smiths e i Joy Division».
Come sarà il tuo 2012? Oltre a portare in giro il live de Il Cane ti dedicherai ad altri progetti (Il Moro?)
«Principalmente, va da sé, girerò con il Cane ma certo anche con il Moro con cui, in realtà con molta lentezza, stiamo lavorando al materiale nuovo. Poi mi curerò delle batterie del nuovo disco dei Don Vito e i Veleno, band di Manuele Fusaroli con cui collaboro dallo scorso gennaio. In programma c’è pure di finire le registrazioni del disco rap de Il Fabbro, già mio ex collega al basso con gli Ulan Bator. Ma l’anno è appena iniziato e succederà sicuramente tanto altro…».

Elisa Russo, (in parte) su Il Piccolo 27 Gennaio 2012

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