«Da ragazzino quasi ogni anno passavo le vacanze nel Mar Baltico. Sento una connessione viscerale con l’oceano. Mi ha sempre affascinato vedere come il mare calmo può facilmente volgere a pesanti onde con la tempesta»: non poteva che intitolare “Oceanic” il suo album d’esordio, il pianista Niklas Paschburg, 24enne tedesco. Brani strumentali ispirati dalla natura che spaziano tra il neoclassico, l’ambient e la musica elettronica: dal vivo, per la prima volta a Trieste grazie al collettivo Yeah, sabato alle 20.30 alla Chiesa Luterana di Largo Panfili.
«Sono cresciuto ad Amburgo – racconta Paschburg – e ho cominciato a suonare il piano quando avevo cinque anni. Propongo musica strumentale e dopo un primo ep, ho realizzato il mio disco di debutto l’anno scorso, da allora l’ho portato live in giro per l’Europa».
Nella Chiesa Luterana, oltre al pianoforte, suonerà altri strumenti?
«Sarà un mix di piano, sintetizzatori, batteria e fisarmonica. Passo da pezzi di solo piano fino a canzoni elettroniche. Condurrò gli ascoltatori in un viaggio in mare e forse ci sarà spazio anche per qualche inedito».
Da cosa nasce la forte fascinazione per l’oceano, di cui riproduce i suoni?
«Per esempio il fatto che conosciamo solo il 5% dei nostri oceani per quanto riguarda il volume intero, li rende ai miei occhi carichi di magia. Questa è l’idea che sta dietro al mio disco “Oceanic”: rivisitare dei luoghi naturali con la musica».
Amante della natura e uomo moderno. Come si conciliano?
«Cerco di mantenere un equilibrio. Ho vissuto gli ultimi due anni e mezzo in un piccolo paese di campagna, nel Sud della Germania, è stato fantastico ma a un certo punto mi sono sentito troppo isolato. Ho capito che era il momento di trasferirsi in città: Berlino. I due aspetti sono per me irrinunciabili: trovare il silenzio nella natura ed essere connesso con la gente della città. E sono sicuro che arriverà il momento in cui sentirò il bisogno di lasciare anche Berlino».
È accasato a un’etichetta di culto del genere, la 7k! (una sezione della !k7).
«Sono contento di farne parte, mi ha aperto un mondo che prima conoscevo solo dall’esterno e posso contare su un team di lavoro che supporta le mie idee e i miei progetti».
Altre soddisfazioni?
«La più grande: suonare al Elbphilharmonie di Amburgo, un posto importante nella mia città natale, è stato un onore. E poi ricevere messaggi da persone che condividono con me quello che provano ascoltando la mia musica, mi tocca nel profondo. Aprire mondi in cui le persone possono sognare, pensare o trovare quello che cercano è parte integrante di quello che faccio».
Dell’Italia cosa conosce?
«Ci sono tanti artisti italiani che mi piacciono, per esempio Ludovico Einaudi, Federico Albanese, Jessica Einaudi, Dardust e molti altri… Ho suonato un paio di volte in Italia e mi è sempre piaciuta. Uno dei miei concerti migliori credo di averlo tenuto proprio a Palermo. Il pubblico, il contesto, le vibrazioni… tutto magnifico. E non mi stancherei mai di mangiare pizza e arancini».
Un consiglio a un giovane pianista?
«Prendersi delle pause. Mi è di grande aiuto non toccare il piano per un paio di giorni. Dopo, sono molto più ispirato e entusiasta di scrivere nuovi brani».
Il suo mito?
«Uno dei miei idoli del piano è Glenn Gould, il modo in cui interpreta pezzi classici mi affascina davvero».
Il prossimo album?
«Per scriverlo questo inverno sono andato alle isole Svalbard (vicino al Polo Nord), uscirà tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo».
Elisa Russo, Il Piccolo 23 Maggio 2019