Intervista a Otto Gabos, presenta “Complici del vento” a Trieste il 26.10.18

«Il ringraziamento assoluto va a Trieste, per la sua bellezza, il suo fascino malinconico e perché si trova al confine di diversi mondi e culture. È lei il vero motore di questo romanzo illustrato», scrive il “professore del fumetto” Otto Gabos nel nuovo volume «Complici del vento» (Pelledoca, pagg 128, euro 18). Un libro fra mistero e avventura rivolto ai ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, che verrà presentato in anteprima venerdì alle 18 alla Libreria Ubik di Piazza della Borsa; l’autore, che quest’anno ha ricevuto il premio Andersen per la miglior collana (Libri Volanti), porterà delle tavole originali e sarà introdotto da Corrado Premuda, ci sarà anche Luca Panzeri di Pelledoca.

«Trieste è un mio amore antico – spiega Mario Rivelli, in arte Otto Gabos, nato a Cagliari nel ’62 –. Perché anch’io vengo da una città di mare, perché è una città di confine e incarna la Mitteleuropa. L’ho visitata più volte e l’estate scorsa sono stato ospite del Lunatico Festival. Mi sono reso conto che, soprattutto nel settore ragazzi, non ci fosse molto con questa ambientazione, a parte i fumetti di Vanna Vinci. Quest’estate sono tornato, ho intrapreso un pellegrinaggio urbano fatto di grandi camminate, prendendo appunti, addentrandomi nei vicoli, cercando di mettermi nei panni dei protagonisti del libro, è stato molto bello. Ho scelto Trieste per un atto d’amore». Trieste non è solo cornice, ma ha un ruolo nella storia raccontata, un’infinita partita a scacchi tra Fausto Crea e Bruno Berg, due studiosi appassionati dei mille misteri triestini, in cui si trova coinvolta Arcangela, ragazzina curiosa e amante dei libri. Compaiono così Massimiliano e Carlotta, i soldati asburgici, il Museo Revoltella, San Giusto, Piazza Barbacan, Via S. Anastasio, la Casa del Fauno al 25 di Via Commerciale…: «La città non è uno sfondo – continua Gabos – ma è un personaggio a tutti gli effetti. Di Piazza Barbacan ricordavo “Nonsololibri” del signor Fontana, non sapevo non ci fosse più e mi sono ritrovato lì a bere spritz…». Il finale è aperto, tanto da rendere possibile uno sviluppo futuro. “Molto spesso quello che faccio coincide anche con quello che sono”, scrive l’autore nelle sue note biografiche: «È un po’ una “maledizione” – commenta –. Ci sono lavori che non riesci a mettere da parte quando torni a casa, per chi opera con le discipline artistiche è così. Per questo tanti anni fa inventai il nickname Otto Gabos, forse per dare una distinzione che alla fine è fallita, faccio fatica a staccare e vivo la vita con una lente deformante». Da molti anni abita a Bologna: «Qui c’era il Dams – ricorda – e diventava la scusa ufficiale per il trasferimento. Era la capitale del fumetto, conobbi di striscio anche Andrea Pazienza, ero molto attratto dal fatto che qui ci fossero i “Valvolinici” Igort, Lorenzo Mattotti, Daniele Brolli, Marcello Jori che coniugavano il fumetto con le avanguardie artistiche del primo Novecento e poi la musica new wave e l’elettronica. Ci siamo trovati per una serie di coincidenze meravigliose alla scuola di fumetto Zio Feininger (dove insegnavano Pazienza, Magnus, Mattotti…), tra gli allievi c’erano tanti che avrebbero proseguito: Stefano Ricci, Menotti, Catenacci, Davide Toffolo, Francesca Ghermandi, Leila Marzocchi… siamo diventati amici e siamo diventati la nuova generazione. Cosa rimane oggi? Restiamo noi bacucchi, ma ognuno per i fatti suoi. Si sta creando però una nuova scena, grazie anche al nostro corso di fumetti e illustrazione all’Accademia delle Belle Arti che è diventato un punto di contatto e di ritrovo, lo spirito è cambiato ma c’è una ripresa». Alla fine di “Complici del vento” cita gli ascolti che lo hanno accompagnato (David Bowie, Paul Weller, R.e.m., James Blake, Nina Simone…): «La musica mi ha salvato la vita da ragazzino – conclude – la scena punk e new wave l’ho beccata al momento giusto e mi ha illuminato. Compagna fedelissima, a volte la scelgo apposta in base al libro su cui sto lavorando, diventa fonte di ispirazione».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 25 ottobre 2018
Otto Gabos Il Piccolo

 

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