Il cartellone di Onde Mediterranee propone il concerto di Samuel Romano, giovedì alle 21.30 al Parco Europa Unita di Cervignano. Storico cantante dei Subsonica, Samuel promuove ora il suo progetto solista presentato anche all’ultimo Sanremo. Il debutto discografico “Il codice della bellezza” (Sony Music) è una produzione internazionale di Michele Canova Iorfida e contiene alcuni brani co-firmati da Jovanotti. Lo spettacolo dal vivo, arricchito da giochi di luci e immagini, è incentrato sui brani dell’album ma non mancherà una sezione acustica legata alla sua esperienza con i Subsonica.
«Ho una memoria buona per queste cose», dice Samuel ricordando un concerto all’Hip Hop di Trieste nel 1999, giri notturni in città, la Barcolana… «è tanto tempo che non passo di lì per suonare, ci sono passato come turista, mi manca Trieste è una città bellissima, pazzesca».
Il concerto che propone a Cervignano?
«È una delle cose più belle fatte nella mia vita, ne sono orgoglioso, ho faticato per costruirlo ed emotivamente ci ho speso tanto. Per me un disco non è mai completamente chiuso se non ha avuto una vita live. Con me sul palco Tozzo, il batterista dei Linea 77 ed il programmatore Ale Bavo. Non sono turnisti, ma musicisti che mi hanno aiutato a far crescere questo album e farlo diventare una potenza sul palco. Dietro di noi c’è uno schermo con dei video che aiutano ad entrare nell’immaginario del disco».
Come è nata l’esigenza di un percorso solista?
«In gruppo devi lavorare sempre per sottrazione, devi togliere perché devi dare spazio agli altri, come gli altri devono fare spazio a te quindi succede che ti rimangono tanti spunti e idee a cui sei molto affezionato che però non hanno un seguito. Questa cosa genera una sorta di micro hard disk interiore pieno di roba che sta lì fin quando arriva il momento giusto per tirarlo fuori. Eravamo arrivati a celebrare il nostro venticinquesimo anno di vita: per un gruppo è un’eternità. Quindi era venuta a tutti voglia di tirar fuori quel piccolo scrigno ricco di scintille molto personali che avevamo tenuto per noi ed intraprendere un viaggio che non è solo artistico ma umano. Mi sono sentito protetto e chiuso da questa bolla stupenda che sono stati i Subsonica (bolla che non è scoppiata, perché i Subsonica ancora esistono) e per questo avevo la necessità di confrontarmi con il mondo esterno».
Più responsabilità ma più soddisfazioni?
«Le cose si compensano, mi piaceva anche la vita di prima, era rilassante. Ma il fatto di assumersi delle responsabilità, anche delle sberle dalla vita, fa crescere. Sapevo che doveva arrivare il momento di farlo e ne avevo paura. Mi mancava questo confronto con me stesso e con la vita».
Era già stato a Sanremo con i Subsonica. Da solo com’è andata?
«È stato un altro viaggio al centro della terra, dal punto di vista artistico è stato bello perché sono andato con l’idea di divertirmi sul palco e tutto il resto ha avuto una giusta gestione. Essere il cantante di una band che ha segnato la storia di un circuito molto più underground mi ha portato a qualche conflitto, ma l’ho affrontato con il mio carattere e con il mio modo di essere».
Nuovi ascoltatori o fan dei Subsonica?
«Credo che molte persone amino il gruppo, alcuni hanno deciso di seguirmi, altri hanno deciso di non farlo; sono convinto che prima o poi chiunque capirà questa mia decisione perché era una cosa che dovevo a me stesso, quando fai una cosa con onestà, senza cercare di imbrogliare nessuno vieni accettato».
Il codice della bellezza?
«Il titolo racconta di una ricerca di equilibrio, un codice interiore che ti permette di sentirti meglio, di sentirti più bello. Quando ci sentiamo più belli anche gli altri ci vedono più belli. È una richiesta d’amore, una ricerca d’amore nel prossimo. Da qui l’idea di idealizzarlo come un codice interiore usato come arma per essere amati. Mi ha dato una grossa possibilità di immaginario».
Jovanotti?
«L’incontro tra due vulcani, in poche ore abbiamo scritto cinque brani; sono contento di aver scritto e suonato insieme a lui perché è una bellissima persona, intelligente ed euforico, ti mette molta energia e allegria. È molto diverso da me, io sono molto più oscuro e avevo la necessità di provare a confrontarmi con una persona così perché mettersi in gioco creativamente anche con realtà completamente diverse dalla tua genera un movimento, una crescita. Mi ha fatto molto piacere. Abbiamo lavorato insieme a New York dove lui al tempo viveva».
Tra i collaboratori c’è anche Christian Noochie Rigano (tastierista di Elisa).
«Un ragazzo stupendo, ottimo musicista, enorme melodista con il quale ho scritto anche il pezzo di Sanremo, è stato un tesoro nella scrittura dell’album».
Elisa Russo, Il Piccolo 19 Luglio 2017