INTERVISTA A THE LEADING GUY IN CONCERTO AL ROUND MIDNIGHT (TS) IL 25.10.14

Sabato alle 21.30 The Leading Guy è in concerto al Round Midnight di Via Ginnastica. Per la prima volta il cantautore bellunese porta nella sua città d’adozione (vive a Trieste da quasi 10 anni) il nuovo cd “Memorandum”. Il nome, The Leading Guy, è tratto da un brano di Micha P. Hinson, ed è il progetto solista di Simone Zampieri, già frontman della Busy Family, band triestina che si è fatta conoscere e apprezzare con il disco d’esordio “Advice for your next failure” (ReddArmy, 2012).

The Leading Guy è un progetto volutamente più essenziale e scarno, che si rifà alla tradizione folk e alla necessità di raccontare e conservare tra le note di una canzone personaggi, storie e memorie che rischierebbero altrimenti di sfumare via. Bob Dylan, Conor Oberst, Villagers, Micha P. Hinson, Lou Reed, Wilco sono le influenze principali.

Sul cd ci sono il marchio ReddArmy di Udine, Lady Lovely di Torino e Audioglobe (distribuzione). Della bellissima foto di copertina, racconta Zampieri:

the leading guy«Me l’ha donata con grande umiltà Ugo Borsatti. Ancora prima di scrivere i pezzi avevo pensato che se un giorno avessi fatto un disco avrei usato quella foto, mi aveva stregato. Sono andato a chiedergliela e mi ha detto di usarla tranquillamente, senza chiedermi un soldo. È uno scatto del ‘56: c’è una donna che cammina sul Molo Audace inondato, con una fierezza psicopatica che rappresenta bene il disco: la ricerca di normalità in uno stato di caos».

Trieste è molto presente in questo album.

«C’è tanta Trieste dentro. Il mare è una valvola di sfogo, quando mi allontano mi manca. Anche se sono montanaro, sapere che c’è il mare mi aiuta. Mi piace poi l’idea di vivere in una città di confine, il miscuglio con l’Est. Ho scritto un pezzo per Jordi Ribas, il pirata di Cavana, due giorni dopo che era morto. “Memorandum”, che dà anche il titolo al disco, è dedicata a Piero Addobbati, ucciso nella chiesa di Sant’Antonio nel 1953, quando aveva solo 15 anni. Borsatti aveva fotografato Addobbati un attimo dopo che gli avevano sparato e mi ha raccontato la storia (che già avevo sentito dalla mia ragazza). Ho curiosità per le storie delle persone».

Come ha deciso di passare dalla band a solista?

«La Busy Family è stata un investimento molto grande per due anni, quindi ci siamo presi una pausa, eravamo molto stanchi… magari torneremo quando saremo più rilassati. Mi avevano chiamato per una serata in cui proporre i pezzi della Busy in acustico e avevo portato anche dei pezzi miei. È andata bene, chitarra e voce, e mi è venuta voglia di continuare. Ho cambiato approccio. Ho scritto dei pezzi in un mese, una scrittura meno pensata rispetto a quella della band. Una volta scritti i pezzi sono andato a Berlino, da Enrico “Deko” Decolle e ho registrato tutto in una settimana. Con la Busy avevo un buon feeling ma era tutto più complicato, scrivevo i pezzi che poi venivano arrangiati, a volte ti capisci altre meno. Volevo affrontare il pubblico da solo. E mi sta dando enorme soddisfazione. Sei tu contro tutti o con tutti, se la serata va male incolpo me, se va bene è merito mio. Questa cosa ti fortifica molto e la gente lo apprezza. I pezzi ogni sera vengono in maniera diversa. Non ho nessuno con cui condividere, anche il malessere, certo! Ma è una cosa più mia. E poi ho fatto delle date anche all’estero, a Barcellona, in Francia, con la band sarebbe stato molto più difficile spostarsi, anche per i costi».

C’è un filo conduttore nell’album?

«È un disco che parla di me, mi sono sentito più libero e a cuor leggero perché non rappresenti la band, non rappresenti cinque persone. Ho scelto l’inglese perché ho cominciato a scrivere in Irlanda quando avevo 19 anni, le frasi mi escono in maniera naturale. La mia lingua nella musica è l’inglese. Ho cercato di dare uno sguardo che fosse il mio ma che rappresentasse tutti: amore, tristezza, perdita, morte sono cose in cui tutti si possono immedesimare».

Artisti triestini che apprezza?

«Adoro Cortex, penso sia il più grande talento che ha Trieste, ho girato anche due video per lui. “Cinico Romantico” è uno dei dischi di cantautorato italiano più belli degli ultimi anni. È sincero, vive come suona. Mi piacciono gli Academy. Matteo E Basta: una macchina dal vivo più che su disco. Mi piaceva Burnite. Cerco di avvicinarmi a chi mi assomiglia e mi ispira simpatia. C’è tanta bella musica in città. C’è un bel collettivo, ci si aiuta».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 25 Ottobre 2014

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