Il musicista triestino Alberto Bravin si è perfettamente integrato nella nuova formazione della PFM, una delle band italiane più longeve e conosciute a livello internazionale. I maestri del rock progressive hanno coinvolto Bravin alla voce, chitarra e tastiere, durante la prima parte del loro tour mondiale, che a fine 2015 ha fatto tappa anche all’Highline Ballroom di New York. I live continuano: il 4 Maggio arrivano a Santiago del Cile e il 6 a Buenos Aires. «Il Sud America ancora mi mancava», commenta Bravin, «mi hanno assicurato che il pubblico lì è veramente speciale. E molto rumoroso! Durante l’estate ci saranno molte date, sia italiane sia estere (ad esempio in Belgio a settembre). Nei piani della PFM c’è anche un nuovo disco, che è in lavorazione».
Come è nato il contatto con la PFM?
«Con i Sinestesia nel 2004 abbiamo avuto la fortuna di suonare in piazza Unità come apertura a Carl Palmer (batterista di ELP), in quell’occasione abbiamo incontrato Franz Di Cioccio che aveva suonato con la PFM pochi giorni prima e gli abbiamo “allungato” un nostro demo. Ci ha richiamato dicendoci di essere interessato a produrci. Assieme a lui abbiamo pubblicato due album di cui vado molto orgoglioso. Arrivando ai giorni nostri: quando alla PFM serviva un apporto al nuovo show dal vivo, Franz mi ha contattato. Mi sono fiondato immediatamente in quest’avventura ed è andata bene».
L’esordio live?
«Il 24 aprile 2015 al Teatro Italia di Eboli. Fino a pochi giorni prima ascoltavo quei brani con le mie cuffiette in giro per Trieste, lì invece li stavo suonando e cantando. Solo al primo applauso ho realizzato realmente dov’ero».
Il tour mondiale?
«Entusiasmante. Certo non è privo di difficoltà: spostamenti repentini, attese negli aeroporti, jet lag… e poi sei in città stupende ma non hai il tempo di visitarle, non è sicuramente una vacanza. Ma si ha la possibilità di suonare in location incredibili, davanti ad un pubblico sempre diverso che ti stimola a dare il meglio.
Durante questo tour abbiamo avuto la fortuna di suonare in un luogo “sacro” per la musica rock e non solo, il famosissimo Whisky A Go Go di Los Angeles. Basta entrarci per respirare la storia della musica. E poi abbiamo suonato durante la “Cruise To The Edge”, crociera di 5 giorni da Miami alle Bahamas e ritorno, assieme agli Yes, i Marillion e tanti altri gruppi progressive».
Cosa ha imparato?
«Suonare con delle persone che hanno scritto la storia della musica è un privilegio che bisogna sfruttare al 100%. Ad ogni concerto, ad ogni soundcheck si impara qualcosa… con Franz e Patrick (Djivas) c’è sempre una sorpresa che arricchisce il mio bagaglio musicale e personale. Un aneddoto, un consiglio sul portamento di una canzone, una piccola variazione sul suono. Tutto è importante. E sono onorato di poter accedere ogni giorno a questa biblioteca musicale».
Ha collaborato anche con i Rhapsody of Fire.
«Ho fatto il tecnico audio durante il tour europeo del 2014, per le date in Messico e quelle in Giappone e per molte altre in Europa. In studio ho prodotto il loro ultimo “Into The Legend”. Ho curato la registrazione, l’editing ed il mixaggio. Un lavoro enorme, la band è accompagnata da un’orchestra di 60 elementi, un coro lirico, un quartetto barocco con strumenti originali, far stare tutto assieme è stata un’impresa».
La scena triestina?
«È sempre più ricca di talenti. E per fortuna moltissimi hanno il coraggio (e le capacità ovviamente) di mettere la testa fuori dai confini della città. Questo mi rende orgoglioso della mia Trieste e di tutti i suoi artisti. Ho visto tanti amici arrendersi alle prime difficoltà invece bisogna osare, sbagliare e riprovare sempre con più convinzione».
Un consiglio ad un giovane musicista che vuole diventare professionista?
«Non abbattersi mai, guardare sempre avanti e spingersi oltre i propri limiti. La passione è una cosa che non mancherà mai a noi musicisti anche quando le cose non vanno come sperato. Ed essere puntuali. Mai sottovalutare la puntualità».
Ha realizzato il suo sogno?
«Ogni volta che salgo su un palco credo di averlo realizzato, ma poi me ne viene in mente un altro e allora tento con tutte le mie forze di raggiungerlo. Questo viaggio non si fermerà mai».
Elisa Russo, Il Piccolo 05 Maggio 2016
Foto di Nicola Merlino