VENERDì 16 SETTEMBRE OMAR PEDRINI IN CONCERTO A FRIULI DOC

Domani alle 21.30 Omar Pedrini suonerà per Friuli Doc, in Piazza Marconi a Udine.
L’ex leader dei Timoria è da sempre attivissimo su più fronti: non solo la carriera solista che lo vede nei panni di autore e musicista, ma anche autore e conduttore di programmi tv, compositore di colonne sonore, docente universitario e molto altro. In queste settimane sta registrando il suo nuovo album, in uscita nel 2012.
Il legame con il Friuli Venezia Giulia è forte e dura da anni, vanta nel passato una tesi su Italo Svevo, un amore per Pasolini e la Pordenone del Great Complotto. Esperto di enogastronomia, da tempo è un estimatore dichiarato di Friuli Doc. All’anno scorso, poi, risale l’incontro artistico con la cantante triestina Dorina (anche lei si esibirà a Friuli Doc: sabato sarà ospite speciale, sul palco di Piazza Duomo, dell’artista friulano Luca Roncadin e la Rhythm & Blues Band).
Di Dorina, Pedrini dice: «Mi sono pubblicamente “innamorato” di lei, l’ho dichiarato ad X Factor. Abbiamo eseguito “Sole Spento” assieme, un’accoppiata inedita che ha avuto molto successo: lo zio rock e la nipotina. È una ragazza ricca di talento ma soprattutto ricca di anima. Nella trasmissione sentivo delle voci meravigliose, degli interpreti forse anche più bravi di Dorina, ma quando lei ha cantato l’ha fatto con l’anima, il sudore, il sangue. Per me è la Janis Joplin italiana. Creava attrito ad X Factor perché non è il fenomeno che puoi sfruttare e far diventare famosissimo in un attimo e poi essere sostituto e dimenticato nel giro di un anno come è nel dna di questi talent show. La longevità del suo modo di cantare sarà la sua arma vincente. È una ribelle, deve ancora maturare e dare il meglio di sé, ma è destinata a rimanere. È ancora mosto ma potrebbe diventare un buon vino friulano! Se fossi una cantante donna mi piacerebbe essere lei. So che sta preparando un album molto bello. La nostra è un’amicizia, oltre che una collaborazione, che spero finisca anche nei solchi del mio e del suo lavoro. Io la inviterò sicuramente nel mio disco, e dal vivo è già stata mia ospite».
Che concerto porti a Udine?
«Il set acustico con due chitarre, un’interpretazione delle mie canzoni accompagnato da Giovanni Bottoglia».
Cosa puoi anticipare del nuovo album?
«Stiamo lavorando in uno studio a Brescia, poi ci sposteremo in Inghilterra e poi nuovamente in Italia. I discografici vorrebbero farmi uscire col singolo a dicembre e con l’album a febbraio, ma sono tempi ufficiosi (poi bisogna sempre vedere l’esito perché la musica non è programmabile). È un disco molto urgente perché sono sei anni che non esco con un album di inediti quindi il materiale, la voglia e l’energia sono tanti così come la mole di canzoni che ho composto. Sarà molto rock, può ricordare il periodo di “Sole Spento” dei Timoria con qualcosa in più, probabilmente. Un disco piuttosto immediato, aggressivo, molto graffiante. Un po’ hippie. Sono riuscito a trovare quell’alchimia tra folk, rock e country del Neil Young elettrico».
È noto il tuo legame con il Friuli. Da cosa nasce?
«È sempre una gioia per me tornare nelle terre che spesso ho visitato per motivi enologici, ci sono stato anche per il mio programma tv ed ero stato uno degli ultimi ad intervistare Sgorlon. Il legame è partito per il vino, vent’anni fa grazie al mio caro amico udinese Attilio Grilloni prima conduttore su VideoMusic e poi grande autore televisivo per Rai, Mediaset, Mtv. Mi disse: “tu che ami tanto i vini dovresti venire a Friuli Doc” e lì fu amore a prima vista. Ricordo la gente per strada, la passione. Poi sono stato collaboratore di Veronelli e venivo in Friuli con lui. Sono amico di molte famiglie del vino e cinque anni fa sono stato ospite della famiglia Pozzo per la festa dell’Udinese. Se non fossi nato a Brescia vorrei essere nato in Friuli. Ricordo un concerto dionisiaco, con litri di grappa e di amicizia, a Pavia di Udine: fu uno dei più bei concerti dei Timoria in assoluto. Penso che il bresciano abbia tanto in comune col friulano: indole taciturna, che non dà confidenza subito ma che quando si apre ci mette davvero il cuore e che non chiede mai di essere aiutato, abituato ad arrangiarsi anche nelle grandi tragedie come è successo col terremoto. Anche noi bresciani siamo così, una comunanza che sta nel parlare con i fatti più che con le parole. Io sono atipico perché sono più bravo con la parola. Forse sono stato concepito per essere cantore di queste sfumature, di questi popoli, di questa gente».

Elisa Russo, Il Piccolo 15 Settembre 2011

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