Tre ventenni con il pallino della musica stoner e del rock anni ’70 (Black Sabbath, Nebula, Kyuss, Leaf Hound, Jimi Hendrix Experience) tra sonorità pesanti e riff psichedelici, si chiamano Buss (“molto ubriaco” in hawaiano – perché se sei in quello stato, devi appunto tornare a casa in bus) e sono una boccata di ossigeno in una scena musicale in cui stenta un cambio generazionale; Erik Carpani al basso e voce, Patrik Pregarc alla chitarra, Ivan Kralj alla batteria, oggi alle 22 sono in concerto al Round Midnight. «Abbiamo cominciato a suonare assieme in seconda superiore – racconta Carpani – grazie anche a progetti musicali della scuola che ci hanno fatto incontrare, prima per gioco e poi più seriamente». «Frequentando una sala prove di Padriciano – prosegue –, dove suonano tanti gruppi, abbiamo conosciuto diversi musicisti, tra cui il batterista Alessandro Perosa (attivo in tante band) che ci ha chiesto di fare da “cavie” per un esperimento, ovvero registrarci su nastro come ai vecchi tempi. È stato un successo, ne è uscita una qualità ottima e così abbiamo continuato a registrare al Track Terminal Studio cinque pezzi in analogico puro, ora siamo in fase di mixaggio, tra breve saremo su Spotify e le altre piattaforme di streaming. Le nostre canzoni parlano di guerra, dipendenza dal cellulare, gente che insegue la fama, e poi ci siamo inventati la storia bizzarra di un calamaro pistolero». In attesa del debutto discografico, hanno tenuto un concerto a Vienna con i Billy Clubs, gruppo di punta del rock cittadino in cui milita il fratello di Ivan (Luka Kralj) e al Trieste Rock City Party a Gabrovizza: «Purtroppo ci sono pochi locali in cui esibirsi – conclude Erik – siamo gli unici ventenni che fanno questo genere, una volta c’erano Pork Chop Express, Black Mamba, Karburo, i Latte di Suocera… ma sono passati gli anni d’oro del rock a Trieste. I miei coetanei ascoltano musica ma sembra che nessuno abbia più voglia di suonarla».
Elisa Russo, Il Piccolo 13 Febbraio 2020