INTERVISTA AI MONTEFIORI COCKTAIL A TRIESTE IL 30.03.18

Montefiori Cocktail«Il musicista, una volta che lascia questo mondo cos’è che lascia se non il suo repertorio? – dicono i Montefiori Cocktail -. Musicalmente guardiamo indietro per trovare qualcosa che faccia luce sull’oggi, perché il presente offre modelli che sono aria fritta».

Formati dai gemelli Francesco (Kekko) e Federico (Kikko), figli del virtuoso del sax – a loro avviso “il migliore in Italia dal dopoguerra” – Germano Montefiori (pioniere della musica italiana da orchestra, venuto a mancare nel 2007), dal quale hanno ereditato il “mestiere”, i Montefiori Cocktail sono un punto di riferimento per la musica lounge/easy listening made in Italy fin dal debutto discografico del 1997, “Raccolta n1” (Irma Records). Una decina di album all’attivo, nel loro curriculum successi come «Lazy Busy», «Another B», «Gne Gne», brani nelle colonne sonore de «L’ultimo bacio» e «Sex and The City», musiche di cartoni animati, la sigla televisiva di «Affari tuoi» su Rai 1, condotto al tempo da Bonolis, sigle radiofoniche per programmi come «Ultrasuoni Cocktail» su Radio 2 e spot pubblicitari; orchestra a «Niente di personale» su La7. Oggi alle 21 tornano a Trieste, al Waikiki speaki-tiki bar di Via Rossetti 3: «Abbiamo suonato diverse volte – dicono i fratelli Montefiori – in questa città che ci sembra una Vienna sul mare: all’Hip Hop (1999), a capodanno 2007 in Piazza Unità col quartetto, alla Barcolana, al Teatro Miela… Ricordiamo un concerto in cui non ci siamo resi conto che dietro di noi veniva proiettato un film di Russ Meyer, e quindi pensavamo il pubblico guardasse noi in maniera strana, invece era ipnotizzato da quegli enormi seni». Sulla loro pagina Facebook, la citazione “Trieste mia no ghe esisti un altro paradiso più splendido de ti” che così spiegano: «Abbiamo avuto il grandissimo onore di conoscere Lelio Luttazzi, nella sua semplicità. È stato un modello, con la musica nel sangue, un personaggio vero, unico. Quando eravamo gruppo residente alla trasmissione “Niente di personale” su La7 è venuto ospite con Arisa. Le sue mani volavano sulla tastiera. Alla fine ha chiesto al batterista: “Ma tu hai sentito qualcosa?”. Mi ha spiegato poi che era piuttosto sordo, e nonostante ciò non ha fatto una sbavatura: un’esecuzione da pelle d’oca. Emozionante. Gli ho stretto la mano e non sapevo cosa dirgli, perché lo vedevo da bambino in tv e per me era un mito, un modello irraggiungibile. Nel mondo dello spettacolo molti si presentano in un modo ma nella vita sono altro. Luttazzi quello che vedevi era, forse anche di più. Era come avere un pezzo di storia davanti». I Montefiori sono in pista da più di vent’anni: «La nostra idea era di produrre solo un disco, nel 1997, senza andare in giro a suonarlo. Ma poi i concerti sono andati così bene che non ci siamo fermati. Ora abbiamo una tecnica consolidata, portiamo pezzi testati. C’è stato un periodo difficile, qualche anno fa ci guardavamo attorno e ci siamo resi conto che il contesto di cui avevamo fatto parte quasi non esisteva più. In vent’anni ne sono successe… poche di cose. Se pensi a tutto quello che è accaduto con gli stili musicali in un ventennio come quello ’50-’70 non c’è paragone. Nei ’90 per noi sono stati importanti personaggi come Fatboy Slim con il periodo big beat e i primi film di Tarantino che metteva insieme tanti linguaggi cinematografici di epoche diverse». A Trieste portano: «Un concerto fatto da due personaggi ancora in cerca di qualcosa, in giro a suonare a prescindere da se stessi, che propongono un pot-pourri (o un purè se preferite) di stili musicali. Con tanti brani nuovi su cui stiamo lavorando: quest’anno dovrebbe uscire un album o forse anche due. E cover che ci divertiamo a riadattare in qualcosa di diverso».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 30 Marzo 2018

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