Intervista BEN OTTEWELL (GOMEZ) a Trieste (San Giusto) il 02.07.19

Il debutto degli inglesi Gomez «Bring it on», vincitore del Mercury Music Prize nel 1998, è stato un album importante: nei mesi scorsi la band ha celebrato con un tour – sold out – i vent’anni dalla sua uscita. Parallelamente il loro cantante e chitarrista Ben Ottewell, voce baritonale e profonda che lo avvicina a Ray Lamontagne e Eddie Vedder, dal 2011 porta avanti un’attività solista. Arriva in Italia per la promozione dell’ultimo album «A Man Apart» (Ato Records), tra i suoi lavori il più avvicinabile alle composizioni dei Gomez, e fa tappa martedì alle 21 al Bastione Rotondo del Castello di San Giusto per “Hot in The City” (organizzano Good Vibrations e Trieste is Rock nel cartellone di Trieste Estate), l’ingresso è libero; apre la serata la cantautrice triestina Fiore.

«Sono contento di tornare in Italia – dice Ottewell – ci vengo con regolarità e ho sempre trascorso dei momenti fantastici. Ho trovato un pubblico recettivo già vent’anni fa quando venni per la prima volta con i Gomez. A questo punto conosco bene cibo e vino ma sono piuttosto ignorante sulla musica italiana: sarei felice se qualcuno volesse “erudirmi” in merito».

Che spettacolo porta?

«Chitarra acustica e voce. In scaletta: un mix di canzoni soliste e dei Gomez».

“A Man Apart” come si colloca nel suo repertorio?

«È un’evoluzione. Rispetto ai lavori precedenti mi occupo meno di vicende personali e di relazioni e cerco di estendere lo sguardo sulla condizione attuale del mondo».

Ha un talento nello scrivere canzoni. Le viene facile?

«A volte mi vengono di getto, mi sembra quasi di raccogliere con un respiro una canzone bella e pronta, altre ci mettono un po’ ed è una vera e propria battaglia arrivare alla fine».

Il suo obiettivo?

«La musica ha la funzione di trasportare, coinvolgere chi ascolta. Dal vivo mi interessa condividere delle canzoni molto intime in un ambiente informale e raccolto (soprattutto quando mi presento da solista). È una dinamica molto particolare, qualcosa che succede solo ai concerti».

Da solo o con i Gomez: i pro e contro?

«Quando è tutto sulle mie spalle, attrezzatura e show intero, può essere più pesante ma anche più appagante: la soddisfazione è tutta mia. Con la band c’è più energia in circolo e volumi più alti, essere in gruppo in una serata che funziona crea una sensazione di estremo benessere».

Il ventennale di “Bring it on”?

«Un grande piacere ritrovarsi tutti assieme, con la musica che abbiamo scritto tanto tempo fa e le persone per cui quelle canzoni hanno significato così tanto. Nel 2020 ci sarà un nuovo album dei Gomez, che stiamo già scrivendo».

La più grande difficoltà finora?

«Quando abbiamo cominciato: dal garage e la cameretta ci siamo ritrovati sui palchi a suonare subito davanti a duemila persone, ed è stato complicato dal punto di vista logistico e emotivo. Non mi vergogno a raccontare che non ero preparato, ero così agitato da vomitare prima di ogni show. Ma non ho mollato, e oggi posso continuare a fare quello che amo davvero».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 1 Luglio 2019

Ben Ottewell

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