INTERVISTA BLUES PILLS al Teatro Miela il 15.03.17

BP 2016I Blues Pills, quartetto americano-svedese-francese di hard rock blues capitanato dalla cantante Elin Larsson, arrivano in Italia per due sole date: dopo una tappa a Ravenna sono al Teatro Miela, con l’organizzazione di Trieste is Rock, mercoledì alle 20.30. In apertura, i triestini Concrete Jellÿ che hanno appena realizzato il loro secondo album “Getting Noticed” per la Sliptrick Records, mixato e masterizzato al Track Terminal Studio.

I Blues Pills presentano il loro secondo disco, “Lady In Gold”, uscito ad agosto per la Nuclear Blast. La copertina porta la firma dell’artista olandese Marijke Koger-Dunham, che negli anni ’60 viveva a San Francisco e faceva parte del collettivo “The Fool”: ha dipinto per i Beatles, Cream, Eric Clapton, The Incredible String Band…

«”Lady in Gold” è un personaggio che rappresenta la morte – spiega Elin – ci siamo voluti allontanare dallo stereotipo del feroce mietitore».

Si è fatta ispirare anche dalle donne spietate e potenti della serie tv American Horror Story: «Volevo offrire una visione femminile, il mondo è spesso al maschile, Dio è maschile e allora ho immaginato questa donna onnipotente».

I Blues Pills nascono nel 2011: Elin e il bassista Zack Anderson, appena ventenni, decidono di dare vita ad una nuova esperienza musicale, si aggiungono il chitarrista Dorian Sorriaux e il batterista Cory Berry (sostituto poi da André Kvarnström). «Avevo messo qualche soldo da parte per un viaggio in California», ricorda Elin. «Ho conosciuto Zack e Cory che al tempo vivevano lì e siamo diventati amici. Abbiamo registrato il primo demo e ci è stato proposto un tour in Spagna e Portogallo. Eravamo un trio, e Cory si ricordò di questo bravissimo chitarrista francese, Dorian, che all’epoca aveva solo 16 anni. Dopo un tour di prova in Spagna (aveva dovuto chiedere il permesso ai genitori!), decise di rimanere con noi e trasferirsi in Svezia. Per un po’ abbiamo addirittura vissuto nello stesso appartamento, tutti assieme».

La band debutta nel 2014 con l’omonimo “Blues Pills” (Nuclear Blast), che si posiziona al quarto posto in Germania e raggiunge la Top 20 in Svizzera, Austria e Finlandia. Sia in studio che live, il giovane quartetto crea un’atmosfera rock davvero unica e intensa, riportando il pubblico agli antichi fasti di Aretha Franklin, Fleetwood Mac, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Cream.

Elin dichiara che una delle sue più grandi fonti d’ispirazione è Aretha Franklin, anche se è più spesso paragonata alla Joplin: «Ovviamente ho ascoltato anche Janis Joplin di cui mia mamma e mia sorella erano grandi fan (ricordo che quando avevo 10 anni mia sorella a scuola cantò “Me and Bobby McGee”), ma nessuno canta come lei! Mio papà ci faceva ascoltare i dischi dei Beatles e Cat Stevens. In casa c’era tanta musica e spazio ad ogni forma d’arte e non ci era concesso guardare la tv. Anche a scuola si studiava e ascoltava musica. Quando alle superiori dei miei amici mi hanno fatto ascoltare i Black Sabbath mi si è aperto un mondo». «Con questo disco – dice – abbiamo cercato di allontanarci dall’etichetta di “retro rock” che ci siamo guadagnati all’esordio. Le nostre influenze sono state il rock, il blues e il soul, abbiamo ascoltato un sacco di dischi della Motown questa volta». Aggiunge Dorian: «Le vendite di “Lady in Gold” stanno andando bene e anche le posizioni in classifica, dopo l’ultimo tour». Ancora il chitarrista francese: «Sarà per noi la prima volta a Trieste, abbiamo però già suonato in Slovenia, vicino al confine con l’Italia. Mi piace molto il vostro paese, il cibo, l’architettura… Ma della musica ne so poco: conosco solo Zucchero e apprezzo molto l’album “Elements” di Ludovico Einaudi. Viviamo in Svezia dove la scena musicale è magnifica, ci sono tanti bravi musicisti e ottime band. Il governo dà molto più sostegno alla musica e all’arte di quanto facciano gli altri paesi e penso che questo sia un fattore decisivo, che ha contribuito a rendere la scena così ricca di proposte. Nella band, anche se abbiamo origini diverse, non avvertiamo particolari differenze, è come se provenissimo tutti dallo stesso posto. Parliamo tutti inglese e abbiamo tanti interessi in comune». Del concerto al Miela anticipa: «Il pubblico può aspettarsi una performance intensa, piena di emozioni, cerchiamo di dare il 100% ad ogni show. Suoneremo brani dall’ultimo album ma anche dal precedente, a volte inseriamo qualche cover come “Elements and Things” di Tony Joe White e “Somebody To Love” dei Jefferson Airplane».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 12 Marzo 2017

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