intervista BUFORD POPE a Trieste il 6.02.18

Martedì alle 21 il cantautore svedese Buford Pope è il protagonista dell’appuntamento con la rassegna “Are you Folk?” organizzata dall’associazione Trieste is Rock all’auditorium della Casa della Musica di Via dei Capitelli 3. L’artista così si presenta: «Il mio vero nome è Mikael, sono nato e cresciuto in una piccola isola nel Mar Baltico, Gotland. Verso i vent’anni mi sono spostato in Svezia. Sono un songwriter e amo il contatto con il pubblico. “Buford Pope” è un nome che ho sentito in un film tanti anni fa e ho deciso di impossessarmene come pseudonimo artistico, perché trovo suoni meglio del mio nome vero». Classe 1971, Mikael Liljeborg a 15 anni rimane folgorato da Bob Dylan: «Fui conquistato dalla sua attitudine e dal suo modo unico di cantare». Attraverso Mr Zimmerman, la passione si estende a Neil Young, Tom Petty, Jackson Brown, Robert Johnson e Bruce Springsteen. L’esordio discografico arriva nel 2002, mentre il suo ultimo lavoro «Blue-Eyed Boys» (settimo della carriera) è uscito l’anno scorso. Alla Casa della Musica, Buford Pope sarà accompagnato dal chitarrista romagnolo J. Sintoni, già visto qualche anno fa a Trieste di spalla all’americano Grayson Capps. Ancora Pope: «Amo l’Italia, ci ho suonato parecchie volte e ho collaborato con alcuni artisti e band italiane. Però sarà la prima volta a Trieste, non sono mai stato dalle vostre parti e sono molto curioso. Il live che proporrò? Mi piace tantissimo esibirmi, ma come si sviluppa un concerto è imprevedibile e non dipende solo da me. Ogni show è unico, in base allo scambio di energia che si ha con i presenti».

Sullo stato di salute del genere folk dice: «Non mi sento parte di una scena, quando ho esordito il folk era di nicchia e ora forse lo è ancor di più». Ma ha le idee molto chiare su ciò che vuol continuare a fare: «Quando si tratta di ciò che sono e delle mie canzoni non accetto compromessi. Le persone cambiano raramente, ma ci illudiamo che possa accadere. Se penso alle mie vecchie canzoni riesco a ricordare quello che cercavo di dire nei testi. Oggi mi esprimo in maniera diversa, ma non significa che sia cambiato. Mi capita di voler esprimere qualcosa ma non trovo le parole giuste, per questo molte canzoni restano nel cassetto. Non mi fermo mai, il tempo libero mi dà occasione di pensare troppo e allora preferisco non averne e tenermi sempre impegnato». Conclude: «La musica per me è naturale come la vita stessa. Anche se, a pensarci bene, la vita in un certo senso è innaturale!».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 5 febbraio 2018

Buford Pope

 

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