Questa sera, al Tetris di Via della Rotonda, c’è la cantante americana Carla Bozulich («Il mio cognome è jugoslavo, ma io non lo sono», dice) con il suo nuovo progetto Evangelista. Sulle scene dai primi anni’80, ha militato in varie band, tra cui Ethyl Meatplow e Geraldine Fibbers. Anima torturata, capacità di scrittura eccelsa ed una voce unica e dilaniante (tra Diamanda Galás, Lydia Lunch ed il primo Nick Cave) sono il marchio di fabbrica della sua carriera. O meglio, della sua vita.
«Pazzesco. Stiamo prendendo sempre più la via del “drone” più duro e della musica classica pesante e malata. In cima, il mio modo di cantare, che può essere brutale o gentile, come i due lati del tuo migliore amico o come un libro che ti porta da un giardino con gli alberi e i gattini fino all’estremo assoluto di un mondo orribile. Quando vedo qualcuno tra il pubblico che si scuote, che balla o che strilla con noi, so che lo show sarà grandioso. Siamo fortunati. Siamo come un branco di cani randagi che si proteggono l’un l’altro e girano per il mondo. Amo essere in tour. Mentre registrare un album non è sempre divertente. È un’esplosione interiore, onda su onda, buttarsi ad occhi chiusi e fidarsi, credere che ovunque atterrerai sarà il posto giusto».
È molto legata all’Italia: recensioni osannanti e tante collaborazioni con musicisti del nostro paese…
«Qualsiasi cosa dirò adesso, potrà sembrare un modo per ottenere altro supporto dalla vostra stampa! Ma è la verità. Suoniamo più spesso da voi che in qualsiasi altro paese. Non so cosa succede musicalmente in Giappone o in Australia, ma in Italia so per certo che c’è un fuoco che brucia e non lo puoi trovare in nessun altro posto. Gli italiani sono appassionati, assorbono la musica e ti restituiscono energia. Rendono le difficoltà del tour più semplici. Bei letti, bei cani, bei gatti… e inoltre la gente ha un buon odore, forte! E poi il cibo. C’è umanità e calore e mi fa sentire a casa, è il paese più bello in cui ho viaggiato. Poi abbiamo un violoncellista italiano nella band, porta humour e tradizione. Anche oggi che ci sembra di impazzire, è impossibile essere tristi con lui nel furgone!».
È appena uscito il cd di Simone Massaron «Dandelions on Fire», in cui lei canta. Come è nata la collaborazione?
«È un amico e ha collaborato con un mio frequente partner musicale, Nels Cline. Lavorare con musicisti italiani è un onore e un’avventura. Spero di parlare presto la vostra lingua».
La formazione che suona al Tetris?
«Andrea Serrapiglio (violoncello) di Alessandria, Tara Barnes (basso) e Dominic Cramp (tastiere) di Oakland, Jason Van Gulick (batteria) di Lille. Tara, Dominic e Andrea sono membri fissi e prenderanno parte alla scrittura e registrazione del nuovo album, a gennaio. Una band molto solida, siamo paurosi: cerchiamo di toccare il pubblico dove non è abituato ad essere toccato!».
Con chi le piacerebbe lavorare?
«Ornette Coleman e Bootsy Collins. Ma con uno alla volta, per carità!».
Cos’è Evangelista?
«È una sfida, un insulto. È dire: se fai del male ad una donna, ti uccido. Ho preso il nome da un maledetto gruppo americano che diffonde odio, razzismo, omofobia, sessismo, separatismo: io urlo più di voi, vi sfido. Ai miei amici: sono forte, vi proteggo e vi riporto alla vita con il mio respiro oscuro. Cerchiamo di portare la nostra luce, che può essere bianca o nera o di qualsiasi colore della pelle. Possiamo vedere anche al buio. C’è gente che si riunisce nella chiesa del giudizio e del rancore e diffonde il fanatismo. Noi possiamo sconfiggerli. La musica è più potente del senso di colpa, di vergogna e di superiorità. Organizziamoci, combattiamo. Guardiamoci negli occhi: alle volte è più difficile del sesso. Non siamo strani, diversi, inferiori. Possiamo vincere: con la musica, l’arte, i libri, la natura, le discussioni, il fuoco, mangiare deliziosi snacks, camminare, cadere, rialzarsi…».
Che ne pensa di internet?
«La gente non dovrebbe dover pagare per fruirne, è un altro chiodo sulla bara dell’inequità economica globale. MySpace è grande, scaricare musica è super ma noi abbiamo un disperato bisogno di soldi per portarvi il nostro lavoro. I nostri dischi sono meglio quando ce li avete materialmente tra le vostre zampe, no?».
Spesso la paragonano a Patti Smith, Diamanda Galás, P.J.Harvey…che effetto le fa?
«Le amo, e sono orgogliosa di essere citata assieme a loro».
Conosceva Mia Zapata, la cantante di The Gits violentata e uccisa?
«Non di persona. Lei era davvero grande».
Elisa Russo, Il Piccolo 13 maggio 2008