Sarà Dardust, il primo progetto italiano di musica strumentale capace di unire il mondo pianistico minimalista all’attuale immaginario elettronico di matrice nordeuropea, il protagonista del concerto del risveglio in Piazza San Giacomo a Udine, sabato alle 7.30 del mattino. L’iniziativa, promossa dal Comune di Udine e dall’agenzia Vigna PR, arriva alla sua terza edizione e dà il via alla Notte Bianca di Udine. Si tratta dell’unica data acustica di Dardust, che si esibirà accompagnato da un trio d’archi. Nome d’arte di Dario Faini, Dardust, è pianista, compositore e produttore che, parallelamente all’attività solista, ha composto come autore brani di successo per cantanti come Luca Carboni, Marco Mengoni, Fiorella Mannoia, Cristiano De André, Francesco Renga, Levante, Irene Grandi, rapper come Fedez, J-Ax, Fabri Fibra (suo lo zampino anche sul singolo dell’estate “Pamplona” il cui video è stato girato a Trieste) e tantissimi altri, ottenendo vari primi posti in classifica e riconoscimenti multiplatino. Il nome, Dardust, vuole essere un ironico omaggio a Ziggy Stardust, il più celebre personaggio alieno incarnato da David Bowie, che ha ispirato l’immaginario “spaziale” di tutto il progetto e dall’altra un tributo al duo Dust Brothers, divenuto celebre con il nome Chemical Brothers. La crasi tra il nome del fondatore Dario Faini e “Dust” racchiude così nell’universo Dardust l’importanza di uno specifico mondo elettronico. L’artista originario delle Marche e residente a Milano, del concerto del risveglio che terrà sabato dice: «Non ho mai suonato così presto, al mattino, però mi piace decontestualizzare in maniera metaforica il rituale del live, Dardust nasce proprio con l’idea di portare il pianoforte in ambienti sonori diversi. E quindi anche in orari diversi, mi incuriosisce e stimola».
Come descriverebbe il progetto Dardust?
«È una visione di tante cose diverse che appartengono alla mia crescita creativa, al mio immaginario musicale. C’è il pianoforte classico ma anche il pop e la mia passione per l’elettronica o per un certo immaginario spaziale, è un crossover di stili diversi. Ho unito tutti questi mondi in Dardust. La difficoltà, a volte, è stata quella di non appartenere a nessuna categoria: non è musica classica, non è elettronica, non è pop. È un progetto che racchiude varie discipline».
Ha suonato anche all’estero, di recente ad Austin in Texas al festival SXSW. Una conferma del progetto a livello internazionale?
«La risposta ai live mi dà sempre molta soddisfazione. Non ci sono le parole nei brani, essendo un percorso musicale strumentale unito a delle immagini, mi permette di avere un linguaggio che arriva anche a persone lontane. Vedendo i numeri degli ascolti su Spotify mi rendo conto che sono così alti perché la mia musica arriva in varie parti del mondo, grazie alla melodia, alla semplicità e all’immediatezza dei temi uniti a questo suono che è più contemporaneo e questa cosa credo arrivi in maniera forte al pubblico internazionale».
Cosa proporrà in piazza a Udine?
«Mi accompagna un trio d’archi ed è l’unica data in acustico che farò. La performance di Udine sarà molto legata al mio ultimo album “Slow is”, in cui ho ripreso alcuni brani del primo e del secondo disco e li ho riarrangiati con Davide Rossi, produttore e violinista che ha lavorato anche con i Coldplay. Abbiamo ripreso questi brani con gli archi ed è quello che farò anche a Udine. Sarà l’unica data impostata in questa maniera».
Sta lavorando ad un nuovo album?
«Sto realizzando una trilogia, ogni album è legato ad una città, il primo a Berlino, il secondo a Reykjavik sono già usciti. Ora manca il terzo, che sarà legato a Londra ma non so quando uscirà; per ora c’è una stagione di live che mi voglio godere, non voglio darmi fretta o ansia di uscire».
Collabora con molti artisti differenti.
«Ho collaborato con Thegiornalisti, Levante e allo stesso tempo Luca Carboni, Emma, Francesca Michielin. L’altro giorno è uscito “Riccione” dei Thegiornalisti che ho scritto con Tommaso Paradiso e Alessandro Raina degli Amor Fou. Sto lavorando con tanti artisti sia del mainstream che dell’indie e mi piace molto questa doppia anima, sono a cavallo tra due mondi. Ma alla fine questo confine non ha più senso di esistere, all’estero l’hanno capito. In America, per esempio, c’è Dustin O’Halloran, compositore che fa neoclassica ma al tempo stesso ha prodotto Katy Perry: lì non esiste più una distinzione».
Elisa Russo, Il Piccolo 26 Giugno 2017